One weapon per child


«La pratica del mondo sportivo militare, veicolata all'interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la “conoscenza e l'apprendimento” della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l'importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al “bullismo” grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo».


Quando un paio di mattine fa ho letto questa frase pensavo fosse uno scherzo. Sapevo che il premier ieri doveva presentarsi in Parlamento e dunque credevo che fosse un passaggio delle tante barzellette che avrebbe raccontato in quella sede.
Ho avuto qualche sentore che ci fosse poco da ridere quando ho letto che l'idea era del duo Gelmini-La Russa. In realtà parlare di “idea originale” del duo forse è eccessivo, visto che – come sostiene il dott. Giuseppe Colosio, direttore scolastico per la Lombardia in un'intervista a PeaceReporter – questa della militarizzazione delle scolaresche è un'attività diffusa nel nord Europa ed in particolare in Gran Bretagna (almeno la Ministra della (D)Istruzione questa volta non si è limitata a Wikipedia come nel caso dell'opuscolo per il 150° dell'Unità d'Italia [http://informarexresistere.fr/la-gelmini-copia-da-wikipedia-l%E2%80%99opuscolo-per-le-scuole]) e, udite udite, quello che sta(rebbe) per iniziare è il quarto anno di sperimentazione. Il progetto “Allenati per la vita” così come è stato presentato è infatti idea risalente al settembre 2007, anche se nel 2005 era già in fase di sperimentazione in quel di Brescia. Poi uno dice che pensa male...
Dopo l'introduzione della mini-naja, questo corso – per adesso attivato nella sola Lombardia – va ad inserirsi nelle politiche governative per i giovani, che prevedono alla fine della legislatura la trasformazione dei giovani in un branco di pecore ammaestrate. Però con la divisa addosso!

In cosa consiste questo corso è presto detto. Innanzitutto iniziamo dalle cifre: 120 volontari dell'Unione Ufficiali in Congedo avranno il compito di educare (o ri-educare?) gli studenti alla cultura militare con corsi sia teorici che pratici, tra i quali da segnalare sicuramente sono i corsi “sopravvivenza in ambienti ostili” (anticipazione del futuro da precari sottopagati nel quale tutti sembra dovremo passare...), “difesa nucleare, batteriologica e chimica” (perché tutti sappiamo che questo paese quotidianamente subisce attacchi di questo tipo) e “insegnamento all'arma” con archi, frecce e pistole ad aria compressa.

Munnezza in emergenza e profitti al sicuro.


[qui: http://vimeo.com/6000381 per chi avesse difficoltà nella visualizzazione]

Chiaiano (Napoli) - 'A munnezz è turnata. O forse sarebbe meglio dire che non se n'è mai andata. Chi se n'è andato, invece, è quel signore che un paio di giorni fa in quel di Cesena ha organizzato un mega-concerto “verde”, nel quale – stando a quanto sostenuto dal palco – persino i pensieri erano solo ed esclusivamente di natura ecologica. Date un'occhiata qui:

[qui per chi non riuscisse a visualizzare il video: http://www.youtube.com/watch?v=a20Ptc0KEqo].

Questo video – stando allo staff di Grillo – è datato febbraio 2009. Di acqua sotto i ponti ne è passata un po' dunque. Durante la due giorni cesenate i tumulti che arrivavano dalla Campania si iniziavano già a sentire, ma che io sappia – ho cercato di seguire il “Woodstock” quasi per intero – nonostante l'impronta ecologica non una parola è stata spesa su questa vicenda. Ora: d'accordo che l'imprimatur che il nostro vuol dare al suo partito (checché lo chiami movimento) è di tipo apolitico – da qui lo slogan “né destra, né sinistra ma sopra” - dunque non c'era da aspettarsi niente di veramente militante nell'una o nell'altra direzione, ma almeno un accenno – non so, magari qualche minuti dedicato all'intervento di chi in queste ore sta prendendo le manganellate – credo non sarebbe stata poi cosa sgradita, considerando anche l'intervento dei familiari di Federico Aldrovandi (e per il quale va un applauso a Grillo ed agli organizzatori...).

Perché nonostante il nostro si sia dimenticato di quella promessa fatta durante l'intervento ripreso nel video («tornerò e faremo ancora più casino»)la gente di Chiaiano, di Marano, di Terzigno non si è mai dimenticata di scendere in strada a protestare, nonostante la repressione di Stato stia diventando sempre più feroce, come è ben visibile in questo video: http://www.youtube.com/watch?v=bedvtRoqurw. Ma si sa che i c.d. leader – veri o presunti, acclamati dal popolo od auto-proclamatisi tali – conoscono il solo verbo della propaganda, per cui è meglio parlare di qualcosa di più serio. Innanzitutto il video che trovate in apertura di post, dal titolo “Una montagna di balle”. È il lavoro, anzi il lavoraccio – visti tempi e tema trattato – di un gruppo di videomakers (e la partecipazione speciale di Ascanio Celestini come voce narrante e di Marco Messina della 99 Posse alle musiche) che dal 2003 al 2009 ha documentato la lunga formazione di quella che poi ci è stata venduta – dalle forze politiche in combutta con l'apparato mediatico mainstream – come “emergenza”. Già, perché nel “caso munnezza napoletana” di tutto si può parlare tranne che di “emergenza”, a meno che non ci sia qualche imbroglio semantico in corso di cui non mi sono accorto. «Circostanza o eventualità imprevista» recita il mio buon Zingarelli nell'edizione 2007.

Il nuovo ordinamento dell'università italiana

[qui: http://www.youtube.com/watch?v=EHZTtYvRXhw per chi avesse difficoltà nel visualizzare il video]

Prima di entrare nel vivo dell'articolo devo segnalare un'iniziativa: “La Notte dei Ricercatori 2010”, un appuntamento promosso dalla Commissione Europea. «Una notte bianca per proporre le storie di chi lavora giorno per giorno nei laboratori e centri di ricerca con competenza e passione. Una notte per presidiare uno dei temi strategici per la crescita culturale ed economica del nostro Paese. Una notte aspettando una nuova alba per la ricerca in italia», come recita il promo. Un evento che si terrà a Bologna, dove Via Zamboni, Piazza Scaravilli, Palazzo Poggi e Piazza Verdi, dalle 18 alle 23, saranno invase alla grande festa della ricerca [qui il dettaglio degli eventi: http://www.nottericercatori.it/2010/bologna/]. A questa iniziativa parteciperanno personaggi come Riccardo Iacona e Piero Angela, con talk-show condotto da Piazza Verdi da Enrico Bertolino. Sarà anche proposta un'intervista a Claudio Zarcone, padre del dottorando che si è suicidato a Parlermo lo scorso 13 settembre.
Dalle ore 18 partirà un pre-evento sul circuito delle web-radio universitarie che andrà poi a sfociare nella vera e propria diretta “a rete unificata” che potrà essere seguita – da chi non può essere a Bologna – collegandosi ai siti AltraTv.tv [http://www.altratv.tv/] e Rita101 [http://www.rita101.tv/] con irradioazione anche da parte delle web-tv del Corriere della Sera, Il fatto quotidiano, L'Unità, RaiNews24 ed altri media che si stanno aggiungendo col passare del tempo.

Detto questo, invitando nuovamente chi può ad andarci, partiamo con l'articolo.
Partiamo da una questione che chi – come lo scrivente – si trova in quel “magico e tragico” mondo noto come Università Italiana sta imparando a conoscere molto bene in questi giorni di inizio (parolone...) delle lezioni.
Il nome tecnico sarebbe Disegno di Legge (ddl) 1905, ed è la proposta con cui il Ministro della (d)Istruzione Pubblica Mariastella Gelmini di fatto sta revisionando la struttura portante del sistema universitario italiano mettendo sul patibolo – letteralmente – i ricercatori, spesso il vero punto di forza della didattica degli atenei.
Per prima cosa però voglio analizzare in breve l'unico aspetto positivo – anche qui siamo al livello dei paroloni – che trovo in questa proposta di legge: quella cioè di riportare in superficie il dibattito su una medio-piccola mafia con cui il mondo universitario fa i conti ormai da anni, e cioè il fatto che ai ricercatori – oltre alle mansioni per le quali sono qualificati, cioè fare ricerca – da anni viene anche demandato l'obbligo all'insegnamento in maniera totalmente gratuita (viene fatto passare addirittura come “volontariato”).

La scuola stuprata (dagli sponsor)

Grande scalpore sta suscitando in questi giorni la scuola formato Lega Nord ideata da Danilo Oscar Lanciani sindaco di Adro (Brescia) che ha – come scriveva Liberazione ieri – infettato il  polo scolastico con simboli leghisti. Come fanno notare i compagni di Militant sarebbe forse il caso di scandalizzarsi ancor di più nello scoprire a chi il polo è stato dedicato: tal Miglio Gianfranco che, per chi non lo sapesse, è uno degli ideatori del secessionismo padano. Non essendo esperto di questioni leghiste ho fatto un giro in rete, trovando – mi è bastato Wikiquote – materiale abbastanza interessante su questo “intellettuale”:

«Il linciaggio è la forma di giustizia nel senso più alto della parola. C'è la giustizia dei legulei, che è il modo di imbrogliare il prossimo, e c'è la giustizia popolare che si esprime nei moti rivoluzionari. Quando il sistema non garantisce più la giustizia, è il popolo che si appropria del diritto di punire. Il linciaggio è un fatto estremo e riprovevole, per etica e stile».

A parte la capriola linguistico-dialettica con la quale definisce il linciaggio sì la forma più alta di giustizia ma al contempo un fatto riprovevole per etica e stile (che d'altronde fa parte del bagaglio ideologico di un partito che urla “Roma Ladrona” non solo mandando propri uomini a fare i ministri ma anche facendosi finanziare lautamente proprio dalla capitale ladrona...) sarebbe interessante chiedere non tanto ai leghisti ma al resto del mondo politico dove sia l'aspetto encomiabile in una definizione come quella appena citata od in una come questa:

«Il presunto impegno alla solidarietà non fa altro che legalizzare la violenza a danno dell'onesto possidente, costretto a rendere partecipi della sua fortuna coloro che guadagnare non sanno...»

Insomma: proprio un personaggio “educativo”, non c'è dubbio. Mi chiedo dove siano state le opposizioni fino ad ora, ma ho paura di venire a conoscenza della risposta.

Come da più parti ci si chiede, comunque, sarebbe interessante studiare la reazione della popolazione nel momento in cui – in un universo parallelo – al posto della lega e dei suoi simboli ci fossero stati il Partito Comunista e la falce&martello. Con questo non voglio assolutamente dire che la politica nelle scuole faccia male, rinnegherei in tal caso il mio “sessantottismo”, mi chiedo solo quanta ideologia pseudo-sinistrorsa ci sia in questa vicenda. Domanda che diventa ancora più interessante nel momento in cui vengo a scoprire che se Adro ed il suo sindaco folkloristico (è infatti lo stesso della mensa solo per chi può permettersela e del “menù padano” in una scuola che, non si sa fino a quando, è ancora aperta a tutti...) campano ormai da qualche giorno sulle prime pagine dei giornali, la stessa cosa non avviene per un altro tipo di sponsorizzazione che sta violentemente entrando nelle scuole e che, a mio modo di vedere, può essere ancora più pericolosa.

Scegli il parto cesareo solo se necessario...al medico!

Settembre, si sa, solitamente è il mese delle novità. Quest'anno stiamo assistendo ad un nuovo filone pubblicitario: dopo quelli ormai notissimi della pubblicità a sfondo commerciale e quella sociale (la c.d. “Pubblicità Progresso”) stiamo assistendo alla nascita della Pubblicità “presa per i fondelli”. Qualche post fa mi ero soffermato sul nuovo spot del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (qui l'articolo:http://senorbabylon.blogspot.com/2010/09/lotta-di-classe-e-pubblicita-sicurezza.html e qui: http://www.youtube.com/watch?v=PcnvE98iDKA lo spot) che interessandosi – per così dire – del problema della sicurezza sul lavoro fa passare il messaggio che le scarse condizioni di sicurezza sul lavoro non siano dettate dai tagli dei Padroni ma dal poco amor proprio dei lavoratori. Oggi invece ve ne voglio mostrare un altro di questi spot, che io però non ho ancora visto in televisione (anche perché la mia è diventata ormai né più né meno un soprammobile...) che riguarda un fenomeno molto molto strano che avviene in questo paese: l'alta – anzi altissima – percentuale di parti cesarei.

[qui:http://www.youtube.com/watch?v=Fct6pLi0WaM per chi non riuscisse a visualizzare il video]

Qualcun@ potrà – a ragione – obiettare che il sottoscritto non ha le competenze per parlare di parto (per ovvi ed evidenti motivi...), ma quando anche il parto diventa materia in qualche modo politica il tutto diventa estremamente interessante...
Il filone sanità – o sarebbe meglio dire malasanità – è probabilmente uno di quegli argomenti che più dovrebbero interessare il giornalismo nostrano, quanto meno quello dalla denuncia facile che tanto va di moda e che invece viene riportato in auge in maniera estemporanea per presentare l'ennesimo caso di errore medico e consimili di cui le cronache delle ultime settimane ci hanno raccontato.
I media, per come la vedo io, non fanno male ad essere presenti su questo aspetto – ci mancherebbe altro – ma puntano l'obiettivo sull'aspetto sbagliato. Ma d'altronde, se sapessero fare il loro mestiere saremmo in un altro paese. Un esempio? Prendiamo proprio il problema malasanità: si arriva alla denuncia del fatto singolo – per essere al pari con quella moda che vuole la denuncia di tutto e tutti senza che il sistema che genera tale episodio venga intaccato minimamente – ma mai nessuno si è mai addentrato, ad esempio, ad analizzare il problema dell'ingresso della politica negli aspetti decisionali della sanità o il problema della “meritocrazia” per amici, parenti e questuanti dei baroni universitari che proclamano grandi medici non i più bravi ma i più asserviti al loro potere, e gli esempi potrebbero – ahimé – continuare a lungo...

Per i fumogeni citofonare ore pasti




«Non faremo più perdere soldi ai lavoratori, da oggi solo scioperi di sabato o di sera»
[Raffaele Bonanni, "leader" Cisl].

Per i fumogeni, invece, citofonare ore pasti...

Lo Stato "ruba" i bambini

Di solito i fatti di cronaca non mi interessano granché, anche perché in questo paese c'è questa cultura del “peep show” per cui un fatto di cronaca locale (un omicidio o quel che vi pare a voi...) diventa subito “il” fatto, quello per cui ci sorbiamo speciali di “Porta a Porta”, “Matrix” e tutta questa robaccia dove, dopo aver detto quanto è pericoloso sto paese – tanto per far capire all'italiano medio l'importanza della repressione di Stato – si passa a raccontare quanto è importante la liposuzione ad una certa età. Naturalmente tutto questo viene fatto allo scopo di distogliere l'attenzione dai fatti importanti (non è certo una novità...), e mentre i cittadini creano teorie tutte loro su Cogne, Garlasco etc per le quali neanche Colombo o Perry Mason saprebbero fare tanto ci dimentichiamo delle e dei tante/i a cui quotidianamente vengono sottratti i diritti fondamentali.

Capitano però anche quei fatti di cronaca che in qualche modo ti fanno pensare, esulandoli dal contesto specifico diventano in qualche modo indicatori di un fenomeno più generale e che, dunque, se osservato da quest'altro punto di osservazione assume un'importanza decisamente diversa.
L'ultimo di questi casi è quello – sicuramente ne avrete letto o sentito al tg – della ragazza alla quale è stata sottratta la figlia appena partorita perché giudicata incapace di svolgere il suo ruolo di educatrice. È una storia accaduta nello scorso luglio, per la quale non avevo trovato modo e tempi per scriverne. Ne approfitto dunque oggi visto che la storia è stata riportata in auge da alcuni media.

Possiamo leggere questa vicenda in due modi: da un lato come dramma “individuale” di una giovane donna alla quale viene sottratto il figlio appena nato, dall'altro come fatto “collettivo”, “sociale”, di una madre per la quale viene decisa da una forza terza (i servizi sociali) «l'incapacità nello svolgere il ruolo genitoriale», incapacità dettata principalmente da uno stipendio – 500 euro - che in Italia è basso anche per una persona sola, figuriamoci per una madre con figlio appena nato!

Naturalmente tra i due l'aspetto che mi interessa analizzare è il secondo, cioè lo “scontro” tra una persona che non chiede altro che esercitare un proprio sacrosanto diritto (quello di essere madre oltre l'aspetto puramente fisico) e l'integerrima burocrazia che attanaglia i gangli di questo paese.

Il privato è politico, si urlava dalle strade durante le contestazioni negli anni '70. E quale esempio migliore di questo per ribadirlo ancora oggi, dopo trent'anni?

La historia es nuestra y la hacen los pueblos.


Oggi non c'è bisogno di dire che giorno sia. Oggi ci sorbiremo l'ennesima ipocrita corsa dei media a chi si sente più americano, a chi commemora meglio.

A volte mi chiedo - con una punta di cattiveria - se il World Trade Center (che siano stati poi quelli di Al Quaeda è tutto da dimostrare, e la florida bibliografia che è nata sull'argomento è quanto meno una buona domanda di partenza) non sia stato in qualche modo una sorta di vendetta storica per l'appoggio che gli americani dettero al golpe di Augusto José Ramón Pinochet Ugarte con il quale si tarparono le ali al sogno cileno di Salvador Allende (nonostante molti cileni rimpiangano più il generale, come molti qua da noi rimpiangono i tempi fascisti...). Dell'11 settembre cileno - una commemorazione che sento molto più mia rispetto a quell'altro 09/11 - se ne parlerà poco, così come se n'è sempre parlato poco.
Fortunatamente ci rimane la musica. Quella musica che - quando ha contenuti diversi dalle canzoncine smielate che infestano le radio (e che però fanno vincere un sacco di premi) - sa essere insegnante migliore di qualsiasi libro, a pari merito - forse - con i racconti degli anziani che quelle storie le hanno vissute sulla pelle.

In questo senso fu importante, per il Cile di quel tempo, l'opera di un grande cantante e uomo come Victor Jara che, dalla sua cella nello stadio di Santiago dove fu prigioniero (lo stadio di Santiago equivale un po' all'ESMA argentino) scrisse questo (riporto anche la traduzione per chi non conoscesse lo spagnolo). Un ufficiale fece condurre Jara nel mezzo del campo di calcio obbligandolo a porre le sue mani da chitarrista sul tavolo. A colpi di ascia l'ufficiale gli troncò le dita delle due mani: «Cosa aspetti ora a cantare?», gli disse. Girandosi verso le tribune dove erano ammassati i prigionieri, Jara brandì i suoi monconi insanguinati ed iniziò l'inno dell'Unità Popular,cantato in coro da tutti i detenuti, mentre una raffica di mitra reprimeva nel sangue lo smacco di Jara al Potere.

Lotta di classe e pubblicità: sicurezza sul lavoro e senso di democrazia in Italia.

La situazione è oggettivamente tragica ma a me, in tutta questa storia, vien da ridere.
Viene da ridere quando uno che si spaccia da sindacalista (solo noi abbiamo la categoria dei "sindacalisti-crumiri”?) che si affanna a farci sapere che è scampato alla morte per un fumogeno lanciatogli dalla platea la cui lanciatrice (una compagna dell'Askatasuna) altro non ha fatto che rispettare quella Costituzione di cui tutti i giorni parliamo. Non ci credete? Beh, leggetevi il primo comma dell'articolo 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», ed un fumogeno rientra a pieno titolo sotto questa definizione. O no?
Il leader Cisl (e qui stendo un pietoso velo...) altro non ha fatto che ribadire ancora una volta quello di cui cantava Fabrizio De André qualche anno fa, cioè la paura del Potere quando si trova disarmato di fronte all'avversario. O meglio: quando l'avversario può utilizzare le stesse armi del Potere, cioè la violenza. Anche su questo aspetto però ho qualche dubbio. Siamo davvero sicuri che quello che frettolosamente è stato definito “atto di violenza” sia tale? Si può parlare di violenza quando quella forma espressiva è l'unica che può utilizzare chi per anni viene vessato, umiliato, soggiogato da una forza che gioca la sua partita in una posizione diseguale – e sempre migliore – dell'avversario? O forse, quello, è il modo in cui si chiede l'attenzione di chi è impegnato – in maniera consapevole o meno – a guardare da un'altra parte? Mi torna di nuovo in mente il famoso bombarolo di De André: il singolo che si fa braccio armato, e dunque diviene voce, di e per una moltitudine (non quella teorizzata da Toni Negri...), che è esattamente quello che è successo qualche giorno fa alla festa del PD. Sarebbe stato interessante sapere come i media borghesi avrebbero trattato il bombarolo faberiano nella realtà: come minimo lo avrebbero descritto come uno “degli antagonisti” appartenente “ai centri sociali” e che, a ben vedere, era anche un “anarchico”.
C'è poi un altro – ancor più importante – elemento su cui focalizzare l'attenzione. Potremmo definirlo “il senso di democrazia della classe politica italiana”. Torniamo sempre a quell'episodio ed al contesto nel quale si è creato: la festa del Partito Democratico. Ho ancora ben impresse davanti agli occhi le immagini di Enrico Letta colpito da “sgarbite acuta” (quella malattia che prende Sgarbi quando si “impalla” e, con indice accusatorio, inizia a ripetere sempre lo stesso insulto nei confronti di qualcun@) mentre ribadiva che il famoso fumogeno costituiva atto di “antidemocraticità”.

Talebanismi all'amatriciana: giù le mani dai consultori!

Lo so, in questo momento ci sono delle priorità imprescindibili dalle quali dipende la struttura finto-democratica di questo paese, in particolare capire se il nuovo movimento Fascio-Littorio Italiano (gli amici di Fini, per intendersi...) continuerà a stare a destra o se costituiranno il “Grande Centro”, cioè quelll'ammucchiata in cui si ricicleranno ex dell'una e dell'altra parte spacciandosi per “il nuovo che avanza”. E mentre continuano ad ammorbarci dibattendo se sia meglio “alla tedesca”, “alla francese”, col proporzionale e col maggioritario la gente comune continua a non avere una casa (leggevo l'altro giorno davanti alla mia facoltà a Bologna che la media di sfratti in città è di trenta al mese, naturalmente senza che questo possa avere interesse alcuno per i media...), si continua a rinchiudere in carcere i ladri di galline – visto che i ladri importanti o vengono “carcerati” in Parlamento o stanno nell'elenco “grandi imprenditori italiani” - o chi non è nato sotto la stella della razza giusta, si continua ad accettare l'idea che i diritti primari (come quello all'abitare o il diritto all'acqua come bene primario) siano delle concessioni che la “corte dei potenti” concede al popolo così come si usava ai tempi delle corone. Ma che ci possiamo fare se il problema principale continua ad essere il sistema elettorale!?

E cosa ci possiamo fare, ad esempio, se a Roma si sta tentando di cancellare l'ennesimo diritto sociale? Innanzitutto possiamo iniziare firmando questa petizione: http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-i-consultori-della-regione-lazio-dalla-proposta-di-riforma-tarzia/1977

Considerando il fatto che difficilmente questa faccenda troverà lo spazio che merita sui media (bisogna parlare di Fini, quello che stava nella sala operativa della Questura di Genova nel luglio 2001 e che oggi viene da più parti definito “compagno” – bestemmiando - solo perché ha fatto finta di alzare la voce contro il padrone che ha avuto per 15 anni... ) è dunque doveroso cercare di capirci qualcosa di più. Ma partiamo dall'inizio...

In gergo tecnico viene definita legge regionale n° 21 del 26 maggio 2010 ma si può tradurre con “restrizione delle libertà ad una libera coscienza della donna”, in palese violazione della legge 194, cioè di quella legge che – istituita grazie alle grandi battaglie civili degli anni '70 (che troppo spesso vengono descritti solo come fucina di terrorismi) – legifera sull'interruzione di gravidanza in un paese che fino a quel momento aveva conosciuto spesso il fenomeno delle “mammane”.

Una fede per gli infedeli: il culto di Santa Muerte

Tepito (Ciudad de México, Messico) - «Non avrai altro Dio all'infuori di me spesso mi ha fatto pensare». Probabilmente uno dei più famosi incipit dell'intera discografia di Fabrizio De André, un  grande artista a cui invece che un semplice Vangelo – come sovente ripete Don Andrea Gallo – dovrebbe essere dedicata direttamente una Chiesa, così come si fa per i “Grandi”. Così come si fa, ad esempio, per Diego Armando Maradona (guardatevi il film sul Pibe di Emir Kusturica per capire a cosa mi riferisco....).

Ed a proposito di “culti alternativi” e America Latina, è interessante quello che da qualche anno avviene in Messico ed in alcune zone degli Stati Uniti le cui affinità con la terra di Hugo Sánchez Márquez e del Subcomandante Marcos sono più d'una: accanto ai culti “tradizionali” infatti, non è difficile trovare nelle abitazioni messicane una strana statua dalle fattezze scheletriche il cui culto vede il proprio centro a Tepito, il barrio bravo di Città del Messico noto più per essere terra di narcos che non per essere la città che venera quella che molto spesso viene chiamata “La Flaquita” (la magrolina) o “Niña Blanca” (bimba bianca), anche se il nome corretto per chiamare la santa sarebbe Muerte, cioè morte.
Già, perché il culto di Santa Morte – che, sgombrando il campo da dubbi, nulla ha a che fare con satanismi e magie nere visto che in realtà si è in presenza di un angelo di luce  – è uno dei principali nuovi culti diffusi in Messico, America Centrale e Stati Uniti e che, a partire dall'inizio del nuovo millennio annovera già circa due milioni di fedeli.
Se, infatti, l'iconografia della Santa può, ad un approccio superficiale, far pensare ad un culto “negativo”, essa è in realtà la protettrice degli “ultimi”: a lei si rivolgono infatti le “bocca di rosa”, le “princesa”, i carcerati e tutte quelle biografie che salivano sul palco ad ogni concerto di Faber...
  • Le origini del culto.

Stando a quello che si trova in rete, non esiste una data da cui far partire questo culto. Per alcuni, infatti, il culto risale al periodo pre-ispanico ed al culto della morte che le popolazioni autoctone facevano, per altri invece il culto ha origine solo a partire dagli anni '60 del secolo scorso, con un procedimento che sembra essere ricalcato quasi perfettamente sul culto della Madonna di Fatima (o magari è il culto della Madonna di Fatima ad essere ricalcato su quello della Signora delle Tenebre). Narra la leggenda, infatti, che Santa Muerte apparve ad un abitante della città di Veracrùz (nel sud-est del Messico) in virtù dei sacrifici fatti dal popolo, al quale dunque ella concedeva la propria protezione.