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Le forme della dissidenza.

Immaginate questo scenario: immaginate che l'Europa sia una super-nazione sul modello degli Stati Uniti – più o meno quello che è diventata con il Trattato di Lisbona – e che l'Italia, nazione geopoliticamente strategica per gli equilibri dell'area, sia un atollo dissidente, che lotta da mezzo secolo per non essere assoggettata al volere degli Stati Uniti d'Europa. È inutile evidenziare la politica di questi ultimi nei confronti dell'Italia, fatta di restrizioni economiche, espulsioni dai grandi consessi sovranazionali e simili. Come facilmente immaginerete, la stampa filo-statunitensedeuropa non fa altro che ribadire come l'Italia sia un paese di terroristi, nei quali un folle dittatore campa sulle spalle di centinaia di migliaia di cittadini la cui apparente unica utilità – visto che non esistono elezioni libere nel paese – è quella di essere assegnatari delle “cure assistenziali” del regime. Orbene, adesso immaginate che un bel giorno, così: di punto in bianco, un/a giovane italian* apra un blog nel quale denuncia il paese definendolo “una immensa prigione, con mura ideologiche” dove “esseri delle ombre, che come vampiri si alimentano della nostra allegria umana, ci inoculano la paura tramite i colpi, le minacce, il ricatto” nei cui ospedali si muore più per fame che per malattia e, naturalmente,denuncia il regime che impedisce qualsivoglia forma di opposizione e contestazione al suo operato. Più che un Paese in cui vivere, l'inferno dantesco peggiorato cento volte.

Immaginate poi che quello stesso cyberdissidente riceva nel giro di un anno moltissimi premi internazionali tutti riconducibili ad organi di informazione che fanno capo a paesi od organizzazioni degli Stati Uniti d'Europa. Cosa vi viene da pensare? Che ci sia una stretta correlazione tra le due cose, giusto?

Bene, perché è esattamente quello che ci si chiede quando si parla di Yoani Sánchez, la bloggera cubana diventata paladina della democrazia occidentale.
Prima di entrare nei dettagli, però, devo ammettere che – come credo qualunque blogger – sono geloso del blog di Yoani, Generación Y. Perché un blog di una perfetta sconosciuta – come lei stessa si definisce e come ha confermato la gran parte dei cittadini cubani in un documentario di Gianni Minà – che in un anno, oltre a vincere una miriade di premi di solito attribuiti ai nomi più altisonanti della letteratura, riesce a trovare anche un certo numero di persone che rendano possibile la traduzione del medesimo in ben 18 lingue (e non c'entra niente il pessimo traduttore di google che uso io...)