25 Aprile: Giorno dei caduti di Salò!
No signori, non vi è stata alcuna revisione della Festa della Liberazione, ma questo – nella maniera usata da Caparezza – è ciò che potrebbe succedere tra qualche anno. Ma arriviamoci con calma. Partiamo dall'inizio. Partiamo dal fatto che questa giornata è in memoria di chi ha liberato l'Italia dalla dittatura, quindi non riguarda assolutamente tutto il paese. Non è una “festa nazionale”, ma una festa “di parte”, checché se ne dica e se ne pensi.
Perché qui stiamo veramente arrivando alle comiche. Anzi, stiamo arrivando allo svuotamento ed al capovolgimento del senso delle parole. Lo avete visto anche voi in questi giorni no? Chi fino a ieri inneggiava all'RSI, salutava i suoi elettori col saluto romano oggi ci viene a dire che “il 25 Aprile deve essere una festa di tutti”. Eh no, questo – per quanto si voglia aprire al dialogo – è inaccettabile.
«Il 25 Aprile» - come ci dice Marco Ravelli su Il Manifesto di oggi - «è diventato un luogo della nostra coscienza collettiva vuoto, se ognuno può invitarvi chi gli pare, anche i peggiori nemici della nostra democrazia e i più incalliti disprezzatori della nostra Resistenza. E se ognuno può farvi e dirvi ciò che gli pare: usarlo come tribuna per proclamare l'equivalenza tra i partigiani che combatterono per la libertà e quella della Repubblica di Salò che si battevano con i tedeschi per soffocarla, come va ripetendo il nostro ministro della difesa. O per denunciarne – dopo averlo disertato per anni - «l'usurpazione» da parte delle sinistre che se ne sarebbero indebitamente appropriate, come fa l'attuale grottesco e tragico Presidente del Consiglio».
Credo non ci sia modo migliore per “fotografare” gli ultimi giorni del dibattito in merito. Qui non è una questione da politicizzare. Il fatto è che certa gente, certa gente che ancora ha RSI tatuato sul cuore, non può permettersi di salire sul carro dei vincitori quando essi stessi sono i discendenti (non so quanto fieri) di chi lottava contro i partigiani e che fino a poche ore fa combatteva per ripristinare quello status quo ante. Tanto meno, per questo motivo, può essere una festa di tutti. Torno a ripeterlo. E' una festa solo per quei (non) pochi che si rifanno a quei valori. Quei valori presenti nella nostra Costituzione e che oggi quegli stessi uomini che si appropriano della Liberazione vogliono modificare. Non esiste. E tanto meno esiste – per parlare un po' male dell'orticello d'opposizione – sentire da Franceschini una cosa del tipo: “Se Berlusconi vuole partecipare al 25 Aprile deve gridare Viva la Resistenza!” Cos'è, una vendetta tipo quelle dei bambini all'asilo? Ora, d'accordo che c'è chi dice che per far politica non servano doti eccezionali (anche se in Italia si esagera, e non poco...) ma così mi sembra veramente una cosa inascoltabile (direi infantile, ma non vorrei che i bambini dell'asilo se la prendessero...). Come non esiste equiparare Resistenza e repubblichini, che in comune avevano probabilmente solo la lettera iniziale. E' vero, anche i neri erano ragazzi, tutto quel che vi pare, ma erano dalla parte sbagliata. Che piaccia o meno. E non ci si può fare niente, visto che la storia – nonostante i tentativi del governo – non si cambia, tanto meno a proprio favore, altrimenti arriveremo davvero a festeggiare il 25 Aprile come il “giorno dei caduti di Salò”. Credo non manchi molto a tale evenienza, visto che stiamo assistendo al primo caso di “fascista anti-fascista” della storia dell'uomo.