In morte (presunta) di “El Lazca” nascono “I figli del Diavolo”

Il presunto cadavere di Heriberto "El Lazca" Lazcano Lazcano
fonte: reporteindigo.com

Monterrey (Stato di Nuevo León, Messico) – Dicono che stavolta sia morto davvero. Non come le altre due, in cui le autorità ne davano l'annuncio e lui tornava a rompere le uova nel paniere a chi diceva di aver inferto un duro colpo ai cartelli della droga. Anche questa volta, però, la morte di Heriberto Lazcano Lazcano, detto “El Lazca”, “Z-3” o “Il Boia” e fino allo scorso 7 ottobre leader del cartello dei Los Zetas è avvolta nel mistero. Soprattutto perché, a quasi un mese dallo scontro a fuoco che ne ha decretato la morte, il cadavere non c'è.
Ma procediamo dall'inizio.

Un morto senza cadavere. Secondo la ricostruzione fatta dalla Marina lo scontro che ha portato alla morte di Lazcano è avvenuto intorno alle 13.30 di domenica 7 ottobre, durante una normale operazione di pattugliamento nel municipio di Progreso, nello stato di Coahuila de Zaragoza, in seguito ad una serie di denunce provenienti dalla cittadinanza locale che evidenziavano la presenza di uomini armati riconducibili al crimine organizzato.
Il convoglio su cui viaggiavano gli agenti sarebbe stato fatto oggetto del lancio di alcune granate da un altro veicolo in movimento, «ragione per la quale si procedeva a respingere l'aggressione, anche a seguito del ferimento da arma da fuoco di un elemento di questa istituzione, con ferite che non pongono a rischio la sua vita».
Persino una dinamica dei fatti apparentemente così limpida e lineare non è esente da dubbi e questioni aperte. Come scriveva Hugo Gutiérrez su Reporte Indigo dello scorso 15 ottobre[1], infatti, i “falchi” - le vedette che tutto vedono e tutto sentono sul territorio e che dunque dovrebbero avvis(t)are visite indesiderate – hanno fallito. Sono in molti, però, a sostenere come questo episodio non sia frutto del caso quanto di una vera e propria strategia che negli ultimi mesi vedrebbe la Marina spianare la strada per la leadership degli Zetas a Miguel Ángel Treviño Morales, detto “Z-40”, accusato di aver venduto alle autorità parte dei suoi compagni nella scissione che da qualche mese sta interessando il cartello[2].

«La dinamica dell'eliminazione» - scrivevano Jorge Carrasco Araizaga e Juan Alberto Cedillo sul settimanale Proceso dello scorso 14 ottobre - «è sintesi perfetta del sexenio di Felipe Calderón: molti proiettili, poca intelligenza. Quello che le autorità federali tentano di presentare come il più importante colpo inferto ai narcos in Messico in più di un decennio – a due mesi e mezzo dalla conclusione effettiva del governo panista – è terminato nella vergognosa sparizione del supposto cadavere del capo».

Ad altezze differenti. Perché ricostruire in maniera poco chiara la dinamica dei fatti è comprensibile, così come si può trovare spiegazione – che non equivale però al trovare giustificazioni – alla connivenza tra forze dell'ordine e criminalità. Ma che si perdano le tracce di un cadavere non è certo cosa che capiti a chiunque.

L'unica certezza di cui si può parlare in questo caso è che non c'è alcuna certezza.
Pur avendo i risultati dell'autopsia, prove fotografiche del cadavere nonché DNA e impronte digitali che vengono attribuiti a Lazcano – per le quali, dicono i periti, sarebbe comunque opportuno accertare come sono state ottenute - senza un cadavere con il quale compararle è impossibile esprimersi sulla fondatezza della morte del “Lazca”, dando così vasto materiale per il chiacchiericcio speculativo, come quello che lo vorrebbe sotto protezione negli Stati Uniti. Rusty Payne, portavoce delle Drug Enforcement Administration naturalmente smentisce tale possibilità.[3]

I periti chiamati ad esprimersi – riporta ancora la già citata rivista – hanno inoltre realizzato un'analisi facciale comparando le immagini del viso del cadavere con quelle di “El Lazca” in vita, concludendo che il morto non sarebbe il leader degli Zetas. A riprova di quello che qualcuno sostiene essere uno scambio di persona non proprio casuale c'è anche un altro dato fisico, che sta mettendo su due fronti opposti autorità messicane e statunitensi. Heriberto Lazcano Lazcano è infatti alto un metro e 76 centimetri, 16 centimetri in più del cadavere. Altezza che però corrisponderebbe a quella di un altro dei “grandi” narcotrafficanti messicani, quel Joaquín “El Chapo” Guzmán da troppo tempo imprendibile (anche per volontà politiche). Che ci sia stato un – fortuito e per le autorità ancor più fortunato – scambio di persona?[4] Tutti gli interrogativi sulla misteriosa morte dovranno però essere accantonati, in attesa di ritrovare il cadavere scomparso.
Mentre parte delle autorità saranno impegnate nelle ricerche, altre dovranno impegnarsi ad affrontare un nuovo cartello nato da una scissione degli Zetas ed attualmente presente nelle zone di San Luis Potosí, Huasteca e Zacatecas noto come “Los hijos del Diablo”, “I figli del Diavolo”.

Faida narco-familiare. Mentre Lazcano e Treviño litigavano per il vertice dell'organizzazione, Iván Velázquez Caballero – noto come “Taliban” o “Z-50”, tra i principali oppositori di Treviño prima di essere arrestato lo scorso 26 settembre – si alleava con il gruppo del Cártel del Golfo conosciuto come “Los Rojos”[5] per rientrare proprio nel cartello dal quale gli Zetas – seppur come semplice braccio armato – sono partiti nel 2006 e dal quale, ha raccontato egli stesso durante un interrogatorio, non si è mai realmente allontanato.
L'astio nutrito da Caballero nei confronti di Treviño si deve anche – e soprattutto – ad un motivo prettamente personale. Il primo accusa infatti l'attuale reggente degli Zetas (in attesa di capire se la morte di Heriberto Lazcano Lazcano sia vera) di avergli ucciso il maggiore dei figli, Carlos, seppellendolo vivo da qualche parte a Monterrey.

Successione violenta. Il presunto omicidio di “El Lazca” e la formazione di questo nuovo cartello – che dovrà ora lottare per prendersi il suo spazio nello scenario criminale dei cartelli – rendono più che plausibile uno scenario nel quale la violenza sarà ancor maggiore di quanto non lo sia stata fin qui, data sia l'assenza di un leader riconosciuto che potrebbe portare le varie cellule degli Zetas ad una sorta di “autonomia gestionale” dove ognuna lavora per proprio conto sia la presenza, oltre a uomini del Cártel del Golfo – in lotta con gli Zetas già da due anni - di membri dei Cavalieri Templari.

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Note
[1] El coctel 'Lazca' di Hugo Gutiérrez, Reporte Indigo, 15 ottobre 2012;
[2] http://senorbabylon.blogspot.it/2012/08/linnominabile-scissione-dei-los-zetas.html;
[3] El Lazca no es testigo protegido di Raúl Tortolero, Reporte Indigo, 17 ottobre 2012;
[4] ¿Es El Lazca? di Redes de Poder, Reporte Indigo, 10 ottobre 2012;
[5] http://senorbabylon.blogspot.it/2012/04/messico-metros-contro-rojos-linea-di.html;