Caso Christopher Tappin: trafficante d'armi a sua insaputa?

Chritopher Tappin, al centro di un triangolo diplomatico Usa-Gb-Iran
foto: guardian.co.uk

Houston (Texas, Stati Uniti) - «Non sono un terrorista. Non ho mai avuto connessioni con il terrorismo e sono solo sgomento per il fatto che questa vicenda si sia spinta fino a questo punto, specialmente ora, che ho 65 anni e da quattro mi sono ritirato per godermi la pensione». A dirlo è Christopher Tappin, 65enne cittadino britannico – di Orpington, sud-est di Londra – da qualche mese al centro di un triangolo diplomatico tra il suo paese d'origine, gli Stati Uniti, dove è attualmente costretto agli arresti domiciliari e l'Iran.

Bandiera rossa. Tappin è infatti accusato di complotto per l'esportazione illegale di articoli da difesa, favoreggiamento all'esportazione e conduzione di transazioni finanziarie illegali dopo aver tentato di acquistare nel 2005 50 batterie per sistemi missilistici terra-aria “Hawk” da rivendere attraverso un passaggio in Olanda ad aziende di Teheran, nonostante l'embargo in vigore dal 2007 – o dal 1979, volendo seguire la timeline presentata da Al Jazeera[1] – frutto delle sanzioni unilaterali che gli Stati Uniti hanno ritenuto necessario applicare per contrastare il programma nucleare iraniano e che, come riportava “Il Post” ad agosto[2], sarebbero state violate anche da Unicredit. In più, a Tappin è stata comminata una multa di 11.357 dollari, che equivale a quanto avrebbe guadagnato se l'affare fosse andato in porto.
Dietro alla Mercury Global Enterprises, la società dalla quale Tappin si sarebbe rifornito, c'erano in realtà alcune agenzie governative americane alla ricerca di società “sotto bandiera rossa”, che stessero cioè violando i divieti di vendita di tecnologia militare all'Iran come di fatto stava facendo Tappin attraverso la falsa documentazione presentata per aggirare l'obbligo di autorizzazione governativa necessaria all'esportazione delle batterie che, secondo l'ex presidente del golf club di Kent ed ex direttore della compagnia di spedizioni Brooklands International Freigh Services con base a Redhill, nel Surrey, Inghilterra sud-orientale, servivano per l'azienda automobilistica.

Ad incolpare Tappin c'è anche l'ex socio Robert Gibson, che ha fornito alle autorità più di 16.000 file (tra cui anche una lista di e-mail) che comproverebbero come i due avessero instaurato già da tempo un proficuo rapporto commerciale con gli iraniani. Gibson, ha patteggiato già nel 2007 ed ha dunque già scontato la sua condanna a 24 mesi di carcere. Per Robert Caldwell, cittadino americano che fungeva da contatto negli Stati Uniti, sono 20 i mesi di prigione decretati dalla corte lo scorso luglio.

In attesa della decisione del giudice David Briones – che arriverà solo il prossimo 9 gennaio – Tappin, che si è dichiarato colpevole nell'udienza tenutasi in questi giorni «rammaricandosi per la propria condotta», come ha dichiarato il suo avvocato[3], è libero su cauzione, anche se gli è stato applicato un braccialetto elettronico e può spostarsi solo tra El Paso e Houston, con il passaporto sequestrato fino alla decisione finale. Qualora il giudice fosse inflessibile, a Tappin potrebbe essere comminata una pena di 35 anni di carcere. Da qui la richiesta di trasferimento in Gran Bretagna, così da permettergli di stare vicino ad Elaine, la moglie malata. Richiesta che fa seguito all'estradizione alla quale il governo di Sua Maestà è stato costretto lo scorso febbraio scatenando l'ira del popolo britannico secondo il quale il trattato di estradizione tra i due paesi favorirebbe troppo Washington. Oltre a Tappin, il trattato riguarda anche Gary McKinnon, quarantacinquenne scozzese affetto da autismo accusato di aver violato il sistema di sicurezza militare mentre – stando alla sua difesa – cercava su internet la prova dell'esistenza degli Ufo ed il ventitreenne Richard O'Dwyer, colpevole di aver utilizzato programmi di intrattenimento americani per creare il palinsesto della sua web-tv TvShack.

Tappin, dal canto suo, ha sempre sostenuto di aver «fatto verificare come sempre le carte e i contenuti della spedizione alle autorità competenti in totale buona fede» e, anzi, accusa l'FBI di averlo messo al centro di una persecuzione.

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Note
[1] Timeline: Sanctions on Iran, Al Jazeera, 17 ottobre 2012;
[2] Unicredit ha violato l’embargo con l’Iran?, Il Post.it, 26 agosto 2012;
[3] Briton pleads guilty to Iran weapons charge, Al Jazeera, 2 novembre 2012