Iblis, l'arresto di Vincenzo Santapaola e il bivio dell'"affaire Lombardo"

foto: peacelink.it
Catania – Vincenzo Santapaola, detto “Enzuccio” o “Enzu u nicu”, 43enne figlio del boss Benedetto “Nitto” Santapaola, è stato arrestato ieri dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Catania dopo che il 28 febbraio il Tribunale del riesame aveva confermato l'ordinanza di custodia cautelare – nell'ambito dell'inchiesta denominata “Iblis” sui presunti rapporti tra mafia, politica ed imprenditoria – emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura.

Durante la latitanza – Santapaola era infatti riuscito a sfuggire al blitz del 3 novembre 2010 – lo stesso Tribunale aveva annullato l'ordine di arresto, decisione che aveva portato la Procura catanese a ricorrere in Cassazione che, ribaltando la decisione del Tribunale, aveva ripristinato la validità dell'ordine di arresto, anche a seguito della decisione di un altro Tribunale del riesame, che ritenendo ancora valide le esigenze cautelari, aveva ripristinato l'ordine di arresto eseguito ieri.

L'accusa che gli viene mossa è quella di essere stato il punto di riferimento di Vincenzo Aiello, attualmente al vertice della cosca catanese ed entrato anche lui nell'operazione “Iblis”. Secondo gli inquirenti quest'ultimo avrebbe avuto accesso diretto alla segreteria politica di Angelo Lombardo, parlamentare e fratello del governatore della Regione Raffaele Lombardo.
Immediata la replica dello studio legale Strano Tagliareni, difensore di “Enzu u nicu”, che ha evidenziato come il ripristino dell'ordine di carcerazione «rappresenta l'ennesima dimostrazione di quanto risulti difficile, a volte impossibile, giudicare un uomo invece di un cognome». «Con amarezza», continuano i legali in una nota diffusa dalle agenzie, «dobbiamo constatare che non basta condurre una vita onesta e svolgere una lecita attività lavorativa, come certificato da rapporti della polizia di Stato, per ottenere di essere giudicati in base alle proprie azioni, invece che in base a pregiudizi».
Le operazioni “Orsa Maggiore” (1993, che indagava sulle vicende delle famiglie catanesi tra gli anni Settanta e Novanta)[1], “Orione 2” (agosto 1999, operazione volta a bloccare la faida in atto tra i Santapaola e i corleonesi) e l'operazione “Plutone” del 2007[2], dove Vincenzo Santapaola venne accusato di avere un ruolo di primo piano all'interno della famiglia Santapaola-Ercolano attraverso il controllo delle estorsioni insieme al fratello Francesco e ad altri, raccontano una storia diversa.

Intanto, nell'ambito del filone distaccato di “Iblis” – quello, appunto, che ha per protagonisti i fratelli Lombardo – si è svolta nei giorni scorsi l'udienza a porte chiuse disposta dal giudice per le indagini preliminari Luigi Barone, che ha confermato l'esistenza dei contatti tra Raffaele Lombardo, il boss Rosario Di Dio, Raffaele Bevilaqua e altri. Prossimo obiettivo degli inquirenti, dunque, sarà quello di definire quale fattispecie di reato contestare tra il voto di scambio, la corruzione elettorale e l'associazione esterna che era stata già stralciata qualche mese fa[3]. Tenendo conto della sentenza Mannino, infatti, la Suprema Corte ha evidenziato come l'impegno di attivarsi in favore di una cosca, costituisca per un politico il reato di concorso esterno «a condizione che sia provato che tale patto elettorale politico-mafioso abbia prodotto effetti positivi, qualificabili in termini di reale rafforzamento o consolidamento dell'associazione mafiosa». Non è detto, però, che il Gip scarti l'ipotesi di archiviazione.
Per sapere quale di queste ipotesi sarà confermata bisognerà aspettare il 12 marzo, data in cui è stata fissata la nuova udienza.

Note
[1] Manette al nuovo capo della mafia catanese, Repubblica, 28 marzo 1994;
[2] Mafia, blitz a Catania. Preso il figlio del boss Santapaola, Il Giornale, 4 dicembre 2007;
[3] http://senorbabylon.blogspot.com/2011/09/lombardo-non-fu-concorso-esterno-per.html