Questo articolo lo trovate anche su InfoOggi.it http://www.infooggi.it/articolo/parlamento-europeo-approvata-la-relazione-sulla-criminalita-organizzata-in-europa/19678/
Palermo, 30 ottobre 2011 – La criminalità organizzata arriva al Parlamento Europeo. No, nessun parlamentare indagato o arrestato, ma nei giorni scorsi è stato approvato, in quella sede, il rapporto sulla criminalità organizzata presentato da Sonia Alfano[1], che costituisce il primo riferimento ufficiale delle istituzioni europee al problema. Sonia Alfano, relatrice sull'argomento, ha dedicato il suo lavoro alle vittime innocenti della mafia.
584 favorevoli, 48 astenuti e 6 contrari. Questo è stato il risultato della votazione con cui Strasburgo consegna alla Commissione Europea, al Consiglio ed agli Stati membri un quadro transnazionale di misure preventive e di contrasto del fenomeno mafioso che però non rappresenta altro che il primo passo di una presa di coscienza – e della relativa normazione politica – che ormai non può più attendere, data la comprovata globalizzazione del fenomeno.
Tra gli strumenti di cui si doterà l'Europa, è prevista entro gennaio la creazione della Commissione parlamentare antimafia europea, che entro i primi sei mesi di attività dovrà fornire i risultati relativi alle indagini sulle organizzazioni criminali operanti sul continente.
A ciò dovrebbe aggiungersi anche la creazione di una “super procura” europea, correlata con la Corte di giustizia, ed il potenziamento dell'Ufficio europeo antifrode e dell'Ufficio di Polizia europeo (Europol).
Nei prossimi mesi, poi, il Parlamento Europeo è chiamato a creare un corpus normativo che uniformi ogni stato membro, così da non rischiare di dover mandare all'aria operazioni fondamentali per le leggi diverse presenti in due paesi europei (e di cui si lamentava il procuratore Nicola Gratteri nell'intervista a Gianluigi Nuzzi allo scorso Festival del giornalismo di Perugia[2]). È bene sottolineare, comunque, che la trasformazione delle direttive comunitarie in leggi nazionali spetta ai singoli Stati, senza che vi sia alcun limite temporale (si pensi alla ratifica della convenzione sul “traffico d'influenza”, che punisce anche l'atto di mediazione tra corrotto e corruttore, firmata dal nostro paese nel 1999 e non ancora ratificata).
Nella relazione sono state anche definite – guardando evidentemente allo specifico del caso italiano – le norme sulla incandidabilità delle persone condannate per reati correlati alla criminalità organizzata, compresi favoreggiamento e corruzione. Previsti anche l'estensione del reato di associazione mafiosa, ed una norma unitaria in merito alla confisca dei beni.
«Al momento con il mandato europeo non si possono nominare periti, non si possono fare interrogatori, non si possono neanche utilizzare le impronte digitali: in pratica non è possibile indagare», ha dichiarato il procuratore Generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato durante il dibattito organizzato sul tema a Strasburgo.
584 favorevoli, 48 astenuti e 6 contrari. Questo è stato il risultato della votazione con cui Strasburgo consegna alla Commissione Europea, al Consiglio ed agli Stati membri un quadro transnazionale di misure preventive e di contrasto del fenomeno mafioso che però non rappresenta altro che il primo passo di una presa di coscienza – e della relativa normazione politica – che ormai non può più attendere, data la comprovata globalizzazione del fenomeno.
Tra gli strumenti di cui si doterà l'Europa, è prevista entro gennaio la creazione della Commissione parlamentare antimafia europea, che entro i primi sei mesi di attività dovrà fornire i risultati relativi alle indagini sulle organizzazioni criminali operanti sul continente.
A ciò dovrebbe aggiungersi anche la creazione di una “super procura” europea, correlata con la Corte di giustizia, ed il potenziamento dell'Ufficio europeo antifrode e dell'Ufficio di Polizia europeo (Europol).
Nei prossimi mesi, poi, il Parlamento Europeo è chiamato a creare un corpus normativo che uniformi ogni stato membro, così da non rischiare di dover mandare all'aria operazioni fondamentali per le leggi diverse presenti in due paesi europei (e di cui si lamentava il procuratore Nicola Gratteri nell'intervista a Gianluigi Nuzzi allo scorso Festival del giornalismo di Perugia[2]). È bene sottolineare, comunque, che la trasformazione delle direttive comunitarie in leggi nazionali spetta ai singoli Stati, senza che vi sia alcun limite temporale (si pensi alla ratifica della convenzione sul “traffico d'influenza”, che punisce anche l'atto di mediazione tra corrotto e corruttore, firmata dal nostro paese nel 1999 e non ancora ratificata).
Nella relazione sono state anche definite – guardando evidentemente allo specifico del caso italiano – le norme sulla incandidabilità delle persone condannate per reati correlati alla criminalità organizzata, compresi favoreggiamento e corruzione. Previsti anche l'estensione del reato di associazione mafiosa, ed una norma unitaria in merito alla confisca dei beni.
«Al momento con il mandato europeo non si possono nominare periti, non si possono fare interrogatori, non si possono neanche utilizzare le impronte digitali: in pratica non è possibile indagare», ha dichiarato il procuratore Generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato durante il dibattito organizzato sul tema a Strasburgo.
Note |
[2] http://webtv.festivaldelgiornalismo.com/doc/1057/viaggio-nella-ndrangheta-del-nord.htm