ragazzo palestinese marchiato dagli israeliani con la stella di Davide, esattamente come i nazisti marchiavano gli ebrei nei campi di concentramento
È vero che le colpe dei figli non possono ricadere sui padri, ma come la mettiamo quando i padri passano alla storia come vittime ed i loro figli si trasformano in carnefici?
Seguendo la storia “ufficiale” oggi dovrebbe essere il Giorno della Memoria, il giorno in cui tutti – in alcuni casi in maniera decisamente ipocrita - ci ricordiamo dell'uccisione di 6 milioni di persone per la follia di un manipolo di altre persone, esseri che qualcuno definisce "umani". Espressione poetica e suggestiva, direbbe Gaber.
Da domani, però, rimetteremo questo nostro abito (inteso come habitus, alla maniera di Pierre Bourdieu) nell'armadio, per tirarlo fuori nuovamente, bello e pulito, tra un anno esatto.
Io però non ci riesco. Non ci riesco a versare lacrime - vere o meno è indifferente - se penso che oggi, assistiamo quotidianamente al genocidio perpetrato da coloro che direttamente discendono da quegli uomini, da quelle donne, e nessuno si scompone se i discendenti di chi entrò nelle camere a gas, di chi subì Auschwitz, Bergen-Belsen, Buchenwald oggi squartano i loro nemici per usarli come "pezzi di ricambio", usano armi rese illegali da trattati internazionali che il più delle volte valgono per quel che sono: fogli di carta su cui ognuno, a seconda dell'interesse personale, legge solo quel che gli interessa leggere.
Certo, i numeri tra il genocidio perpetrato nella Germani di Hitler e quelli dell'Olocausto Palestinese non sono neanche lontanamente paragonabili, e – tantomeno – quella cosa strana chiamata “comunità internazionale” dà lo stesso peso ai morti per mano sionista e per mano tedesca, perché si sa che la Storia ufficiale - non quella vera, quella che è effettivamente successa ma quella scritta dai vincitori - ci dice che per le deportazioni naziste bisogna rattristarsi e “ricordare”. Per i morti palestinesi, beh...vedremo poi.