Un altro dvd è possibile

"Viviamo sulla terra. Non abbiamo altro. La stiamo distruggendo. Che fare? L'ho chiesto ai massimi esperti mondiali. Mi hanno parlato per ore del presente e del futuro. Di come salvare la terra per i nostri figli i nostri nipoti. Ho raccolto le loro testimonianze in questo documentario. Chi lo vedrà non avrà più alibi." [Beppe Grillo]
Terra Reloaded. Il DVD che cambierà il mondo.
Poteva essere questo un ottimo pay-off se avessi scritto questo post prima di aver visto il video. Ma visto e considerato che una recensione è sempre postuma, l'uso del passato non è un errore.

Leggendo la frase che si trova sul sito creato appositamente per il lancio del dvd, sembrerebbe che questo documentario debba svelare chissà quali “verità”. Invece niente di nuovo sul fronte ambientale, parafrasando il romanzo di Erich Maria Remarque del 1929. Assolutamente niente.
Non c'è un punto nel dvd che lasci allo spettatore “mediamente informato” la sensazione che da questo documento ne possa ricavare qualcosa di interessante. Perché uno dei punti principali è proprio il target di un documento come Terra Reloaded: non serve essere esperti di marketing o di pubblicità per capire che chi ha intenzione di guardarsi questo dvd – io l'ho trovato come file torrent in rete (il perché poi ve lo spiegherò in seguito) – è una persona che più o meno sa cosa aspettarsi durante l'evolversi di questa sorta di conferenza in differita. Quindi siamo davanti ad un tipo di target che è, appunto, mediamente informato su quali siano i danni del cambiamento climatico, quali i principali fattori inquinanti e quali – eventualmente – le possibili soluzioni. Per cui, per questo tipo di target, un dvd del genere (alla “modica” cifra di 16€) credo sia assolutamente inutile. In particolare poi, credo che faccia poca presa proprio sul target a cui più fa riferimento, che è poi il target principale di Grillo e cioè sui giovani, perché noi giovani fin da piccoli abbiamo sentito parlare di ambientalismo, di problemi legati all'inquinamento et similia, per cui per quei giovani che si informano – lo ripeto – non si trova poi molto materiale che non sia già stato in qualche maniera assimilato.

Fossi nel nuovo “Santone dell'Opinione Pubblica Lobotomizzata” eviterei trionfalismi auto-celebrativi, ma questa è solo una considerazione personale. Non entro nel merito di quel che viene detto nel documentario, per il semplice motivo che avendo di fronte studiosi ed intellettuali globalmente riconosciuti del calibro di Jeremy Rifkin, Joseph Stiglitz, Wolfgang Sachs e gli altri non c'è niente da eccepire, quel che viene detto corrisponde esattamente alla terribile situazione in cui il pianeta si trova.
Voglio invece soffermarmi su due spunti: il video – come si vede in apertura – è prodotto dalla Casaleggio Associati, guardacaso la stessa società che si occupa della gestione del personaggio Grillo (commercializzazione del personaggio innanzitutto) in associazione con Greenpeace, almeno stando a quel che dice il guru genovese. Però guardando il video non c'è neanche il minimo riferimento a Greenpeace! Mi immaginavo che almeno nei titoli di coda un microscopico “in association with” ci fosse, e invece no! Per cui mi viene da pensare che questo tipo di collaborazione sia abbastanza sbilanciata verso il gruppo di lavoro del nostro. Domanda cattivella: sapendo che Greenpeace – come lo stesso Grillo ci dice in una puntata di 168, il suo programma su YouTube – vive delle sovvenzioni dei suoi sostenitori, quanto incasseranno loro e quanto incasserà la Casaleggio Associati? Non è che il dvd “amico dell'ambiente” è solo un altro modo di far cassa confidando in quel particolare tipo di target che crede che guardare dvd e farsi portare in piazza sia “protestare” e cercare di cambiare il mondo?

E qui arriviamo al secondo punto che mi dà da pensare: io non so come venga prodotto un dvd, però mi chiedo se portare avanti battaglie per la salvaguardia del pianeta continuando a produrre libri (cioè a tagliare alberi per la carta, a meno che non si utilizzi la carta riciclata...) o comunque supporti “fisici” - come appunto il dvd – non sia antitetico alla battaglia che si vuol combattere. Io sono cresciuto nel “humus culturale” del movimento altermondialista, che vede alla voce “anti-globalizzatori” un signore di nome Richard Matthew Stallman, hacker e attivista che si è sempre battuto contro il copyright.
Le due cose – dvd e copyright – che apparentemente nulla hanno a che fare tra di loro, vedono un punto di connessione sul concetto della circolazione della Cultura, come evidentemente è questo dvd (che una volta si sarebbe chiamato “divulgativo”). Ora: per quale motivo io devo pagare 16 euro per un documento che – secondo chi l'ha prodotto – è di interesse addirittura internazionale? Questo è solo uno tra i tanti esempi che si potrebbero fare sulla necessità di una circolazione della Cultura che sia veramente free. Lo stesso Rifkin ad un certo punto ci ricorda che noi giovani siamo nati nell'epoca della Rete, di Youtube, facebook, dei blog etc etc, perché non usare questi canali per una divulgazione scientifica così importante? E questo può essere fatto anche per i libri, i filme tutto quel materiale che ha carattere di interesse nazionale e/o internazionale. Qualcuno potrà obiettare che il prezzo di un prodotto viene stabilito – anche – come recupero delle spese sostenute per la sua creazione. È il fondamento dell'economia d'altronde, niente da eccepire. Ma stiamo parlando di un metodo vecchio. Pensiamoci un attimo: più o meno tutti abbiamo un pc in casa, e più o meno tutti disponiamo di una connessione alla Rete più o meno veloce (questo non è rilevante ai fini di quel che sto dicendo...), giusto? Quindi qual'è la differenza tra andare a comprare un dvd, un libro, un cd e comprare quello stesso prodotto non nella sua forma “famosa”, ma digitalizzato in internet? Si può avere lo stesso identico prodotto, della stessa fattura, ma senza il supporto originario, così da avere due vantaggi: in termini economici perché ci sarebbero meno costi da fronteggiare (ad esempio verrebbero meno tutti i costi legati all'impaginazione, alla creazione “fisica” di libri e supporti magnetici) ed in più, non dovendo spostare fisicamente il prodotto, si eliminerebbero tutti quei costi legati alla produzione ed al trasporto da un punto ad un altro di quel che si è acquistato, così da avere anche un ritorno “verde” in termini di minor inquinamento (portato ad esempio dai gas di scarico dei camion che distribuiscono il dvd in questione).

Questo, secondo me, sarebbe un primo passo per una vera “rivoluzione amica dell'ambiente”. O sbaglio?