
Notizia shock nel mondo della politica italiana: Sinistra e Libertà, il partito nato da una costola – quella vendoliana, per la precisione – di Rifondazione Comunista non c'è più. Kaput. Finito. Sgombrate baracca e burattini. The end. Scene di panico si sono registrate in tutto il mondo dopo l'ufficialità della notizia. Si, gli piacerebbe (a loro)!
Tornando seri, la notizia è vera. Tragicomica, ma vera. Apprendevo dalle pagine de Il Manifesto di alcuni giorni fa della prematura dipartita del Partito Socialista Italiano, che un tempo vide tra i suoi iscritti personalità del calibro di Bruno Buozzi, Sandro Pertini, Gaetano Salvemini (ok, c'è stato anche Bettino Craxi, ma facciamo finta che me lo sono dimenticato che è meglio...). Detta così uno si chiede dove sia la notizia. Non è tanto l'ennesima scissione in una sinistra già scissa non so ormai quante volte a far notizia infatti, ma il modo in cui è avvenuta, modo che a me francamente fa ridere.
Avete presente quelle scene nei film in cui marito e moglie litigano e – come al solito – uno dei due inizia a distruggere un po' di mobilio, con tanto di lancio dei piatti annesso? Ecco: in casa SeL più o meno deve essere successa la stessa cosa, con la differenza che al posto dei piatti han ben pensato di metterci il sito. Sì, perché i socialisti – che dovrebbero migrare verso un gruppo con PD e Radicali da quel che ho capito – hanno deciso, come “regalo di commiato” di oscurare il sito di Sinistra e Libertà. Tant'è vero che se scrivete sul browser “www.sinistraeliberta.it” vi compare esattamente questa immagine:

Uno dirà: cosa ci vuole a ripristinarlo? Ci vuole che – come nella miglior scuola della commedia all'italiana – gli unici ad avere la password del sito sono proprio i socialisti! Scusatemi, ma qui a mio modesto parere ci vuole una bella standing ovation, perché questa è peggio di una barzelletta sui carabinieri! Credo che neanche se si fossero messi d'accordo riuscivano ad escogitare un qualcosa di così...così....mah, non mi viene neanche un termine appropriato talmente è il livello di dilettantismo che si evince da questa storia. Riprendendo un passaggio dal divertentissimo articolo di Alessandro Robecchi
“Mi chiedo quale componente ha la chiave del box, e dove i fuoriusciti del Pdci metteranno il motorino, e se i Mussiani finalmente usciranno dal bagno dove stanno ormai da due ore. Mi sfugge al momento la posizione dei Faviani di Sinistra Democratica, ho provato a collegarli agli ex Pdci ed è saltata la luce, meno male che c’è il salvavita. Quanto agli ex di Rifondazione, la dialettica interna li spinge all’alleanza con il Sole che Ride con l’intento programmatico di avere lo sconto per comitive al cinema (bastano sei dirigenti). Non è chiaro però se le trattative siano in mano ai Vendoliani di sinistra o ai Vendoliani di centro, il che accresce le tentazioni post-vendoliane di un ritorno alla natura e al ballare nudi nelle notti di luna piena.”
Ora, io dico: second
A volerne fare una lettura in chiave prettamente politica, tra i motivi che hanno portato alla “crisi dell'8° mese” (so che solitamente è del 7° anno, ma è umanamente impossibile che lorsignori stiano 7 anni senza dividersi...) si potrebbe annoverare il rapporto tra socialisti e quelli che una volta si chiamavano “comunisti”, che non è mai stato propriamente idilliaco. Con questa lente di osservazione, però, non si spiegherebbe come abbiano fatto a portare avanti una convivenza per ben 8 mesi...
Leggendola invece con la lente dell'uomo della strada si potrebbe pensare, come già accennato prima, che questa miscellanea di partiti post-comunisti (non voglio pensare che quelli che oggi si definiscono “comunisti” sono figli e nipoti di personalità del calibro di Di Vittorio e Berlinguer...) sia esclusivamente nata nel tentativo di appropriarsi di qualche poltrona, che è poi l'unica legge che perseguono i nostri “eroi”. Adducendo tale tesi, però, potrei essere tacciato di populismo e a-politicità (termini talmente inflazionati in questo periodo che nessuno sa più cosa significhino), per cui lascio al lettore la scelta tra le due vie ivi proposte.
***
C'è una cosa che mi ha sempre lasciato interdetto – a metà tra il “seriamente divertito” ed il “seriamente incazzato”: ogni volta che viene creato l'ennesimo nanetto, per usare la definizione del professor Sartori, si dice sempre che la scissione è stata fatta per unire la sinistra. Delle due l'una: o qui prendono per i fondelli oppure non sanno più neanche le parole che usano. E non so francamente quale delle due opzioni sia peggio.
Scindere – cioè dividere – per unire ho la netta impressione che non sia la cosa più facile di questo mondo, o sbaglio?
Ma non finisce certo qui. Ieri, infatti, guardavo lo speciale di Repubblica Tv sul ventennale della c.d. “svolta della Bolognina”, cioè dell'uccisione di quello che è considerato il Partito Comunista più grande e potente dell'Europa Occidentale e mi chiedevo: dove abbiamo sbagliato? Quando abbiamo deciso di suicidare la sinistra comunista affidando la storia che hanno scritto personalità come Pietro Ingrao o come i già citati Di Vittorio e Berlinguer a personaggi come “Massimo Inciucio” D'Alema, Mussi et similia, insomma a gente la cui caratura intellettuale è tutta da dimostrare? E com'è possibile aver dato il beneplacito alla dissipazione di quegli aspetti non solo politici, ma anche culturali e morali, che un tempo distinguevano la grande “base rossa”?
Mi viene in mente la frase di Winston Churchill in cui sostiene che “ognuno ha la classe politica che si merita”. Se ci focalizzassimo solo sul sistema partitico potremmo riformularla sostenendo che “ogni elettorato ha il partito (o i politici) che si merita”. Se guardo a certe biografie, francamente, non credo che la “base” si meriti questa classe dirigente. Piccola precisazione: quando parlo di “base” intendo tutta quella che fa riferimento alla sinistra, includendo anche il Partito Democratico che non è, secondo me, un partito di centro come invece sostiene Ingrao nella sua intervista a Repubblica Tv, è solamente la prosecuzione di quell'uscita “da destra” - con i c.d. “miglioristi” di Napolitano – con cui il PCI tentò di uscire dal comunismo per creare qualcosa che ancora non è chiaro, nonostante siano passati 20 anni.
La lotta del popolo di sinistra(userei il termine “lotta di classe” se solo non mi sembrasse di bestemmiare) oggi non può coincidere solo e soltanto con la lotta a Berlusconi ed al berlusconismo. Deve essere più ampia, più profonda. Perché se negli ultimi 20 anni questo paese ha bruscamente svoltato a destra un motivo deve pur esserci, no? E non può essere solo per l'ars oratoria del Cavaliere o perché si fa le leggi ad personam! Perché la politica è un “gioco” che si fa in due, e laddove si aprono spazi che vengono lasciati dall'uno (come poteva essere lo scenario della dissoluzione del PCI) vengono riempiti dall'altro (cioè dalla destra e, nel nostro caso, da una pseudo-destra asservita a Sua Emittenza. Perché – piccolo inciso – io non voglio cr

A maggior ragione questo discorso vale anche per la sinistra. Anzi, vale soprattutto per la sinistra. Perché anche noi possiamo aspirare a qualcosa – e soprattutto qualcuno – di decisamente migliore rispetto allo scenario che ci si prospetta oggi.
Cosa? Chi? So che ora qualcuno si aspetterà che io sciorini una mia ipotetica “top ten” sia per quanto concerne una ipotetica “nuova cosa rossa” sia per quanto concerne eventuali quadri dirigenti, ma non lo farò visto che a) non credo di avere le risposte,altrimenti farei il politico (magari proprio in un “nuovo PCI”) e b) mi riservo, nel caso, di ritornare su questi temi in eventuali articoli futuri. E poi, dopo essere stati conosciuti come un popolo di santi, poeti, navigatori ed allenatori della nazionale di calcio, un po' di “toto-partito” credo possa anche essere divertente no?