...perché il fatto non costituisce reato.

«se mi portano all'ospedale di Vallo, non ne esco vivo».

Sono quasi un epitaffio le parole pronunciate da Francesco Mastrogiovanni, il maestro ucciso presso il Servizio di Diagnosi e Cura Psichiatrico di Vallo della Lucania (Sa) nei giorni scorsi.
È follia, invece, tutta la vicenda che ne ha decretato il decesso. Ma andiamo per gradi.

Partiamo da molto lontano, dal 1972. Siamo sempre nella provincia salernitana, dove un giovane Francesco viene accusato – in collaborazione con Giovanni Marini – dell'omicidio del militante dell'MSI Carlo Falvella. Le dinamiche non sono mai state effettivamente chiarite. Ma si sa che essere anarchico – come lo era Francesco, e come lo sono stati molti assassinati dallo Stato fascista di cui il più famoso è stato sicuramente “l'Anarchico”Pinelli – per questo paese è una sorta di colpa “a prescindere”. Puoi essere anche la persona più buona e tranquilla del mondo, ma se sei anarchico qualcosa per cui incolparti la troveranno sempre. Ma questa è un'altra storia...
La conclusione di quella storia sono 12 anni per Marini ed una carcerazione per Mastrogiovanni, poi cancellata in appello. Se per la legge tornava ad essere un uomo completamente libero e riabilitato, non lo era certo nella sua mente, dove i fantasmi della carcerazione continuano a perseguitarlo.

Nel 1999 il secondo incontro tra il maestro anarchico e le forze dell'ordine. Mastrogiovanni viene arrestato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. All'epoca della requisitoria, il Pubblico Ministero ricordò più volte le convinzioni anarchiche dell'imputato, a sottolineare il carattere politico di quel processo. In secondo grado viene assolto per non aver commesso il fatto.

Dieci anni dopo, e siamo tornati ai giorni nostri, il terzo – e fatidico – round della “lotta” tra le forze dell'ordine e quello che era diventato un maestro elementare, non certo tranquillo – visto che spesso cadeva in depressione e si “accendeva” quando si parlava di politica – ma comunque amato dai suoi alunni e dai loro genitori.

Non so perché, ma a leggere questa storia non è il solo Pinelli a venirmi in mente. A venirmi in mente è anche Federico Aldrovandi, il 18enne ferrarese ucciso dalla polizia nel 2005. Se Pinelli, il famoso “anarchico caduto giù dalle finestre” come cantava Paolo Rossi, mi viene in mente per il versante politico, “Aldro” mi viene in mente per il tipo di omicidio perpetrato. Perché se il giovane ferrarese venne ucciso da poliziotti in versione Rambo («Qualcuno ha visto Federico immobilizzato, a terra, col ginocchio di un agente puntato sulla schiena e un manganello sotto la gola mentre l'altra mano del tutore dell'ordine gli tirava i capelli. » si legge nella pagina a lui dedicata sul sito Reti Invisibili.net), Mastrogiovanni è ufficialmente morto per edema polmonare provocato da un’insufficienza ventricolare sinistra. Su caviglie e polsi, però, i segni da contenzione, una delle procedure – legali – con le quali, nell'ambito del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) impongono che il paziente “particolarmente esuberante” venga letteralmente incatenato al letto per impedirgli di essere pericoloso.

Fin qui quello che si sa. Da qui inizia tutta una serie di buchi neri, di coni d'ombra che rendono questa morte non una delle tante relegate in qualche trafiletto di “nera”. Vediamo perché:

È il 31 luglio, e Francesco Mastrogiovanni è in vacanza al campeggio Club Costa di San Mauro Cilento. Ad un certo punto il caos. Un eccessivo dispiegamento di forze dell'ordine(un testimone dirà anche di personale “armato fino ai denti”) si presenta in loco per arrestare Mastrogiovanni, la cui colpa – apparentemente – è quella di aver preso una strada contromano ed aver tamponato 4 autovetture. Anche ammettendo che ciò fosse vero, visto che la sua auto è intatta, come diranno i parenti e gli avvocati, era necessario un dispiegamento di forze che non sarebbe stato utilizzato neanche per il capoclan della Camorra (utilizzando addirittura la Guardia Costiera...)?
Che ci sia anche qui una diversa motivazione per l'arresto? Che ci sia anche in questo caso la persecuzione di stampo politico?

A queste domande ancora non vi è risposta, l'unica cosa che si sa è che quello sarà l'ultimo incontro di Francesco Mastrogiovanni con le forze dell'ordine. Perché il 31 luglio viene spedito all'ospedale psichiatrico di San Luca. Trattamento eccessivo per uno la cui colpa è quella di aver solo tamponato 4 autovetture. Altrimenti ogni sabato sera sarebbero centinaia i giovani da mandare sotto TSO...

Alla stranezza di un eccessivo dispiegamento di forze per l'arresto e di un altrettanto eccessiva carcerazione – perché di questo si tratta – si aggiunge anche che nello stomaco di Mastrogiovanni al momento dell'autopsia non è stato trovato nulla, indizio che nei giorni precedenti al decesso il paziente non è stato nutrito. Di certo non poteva nutrirsi da solo, visto che caviglie e polsi erano legati al letto perennemente.
Sulla cartella clinica – poi minimamente- non viene citato il trattamento di contenzione , che assomiglia sempre più ad un vero e proprio trattamento di tortura. Ai parenti non sono state permesse visite. Decisione che non va certo a distendere gli animi in una faccenda che di normale non sembra avere assolutamente nulla.


I deputati radicali Rita Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti – gli unici che sembra abbiano a cuore qualcosa di diverso dalla poltrona – hanno fatto una interrogazione parlamentare urgente ai ministri degli Interni, Roberto Maroni, e del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, per chiedere un'ispezione all'ospedale di Vallo «per il trattamento inumano subito da Francesco» spiegano «e perché sia avviata un'indagine interna alle forze dell'ordine per quanto riguarda l'ingente, eccessivo spiegamento di forze dell'ordine per la sua cattura».

Ma sappiamo già come finirà:
Lo Stato si auto-assolve per non aver commesso il fatto”.