«L'Italia dalla nascita della prima Repubblica è stata, come tutti sanno, un paese a sovranità limitata (...) ora, nel momento in cui, per questioni contingenti (...) ha fatto - raramente - scelte che si sono rivelate in contrasto con le alleanze di cui vi dicevo, ha compiuto, detto in termini politico-mafioso-diplomatici, uno "sgarro". E come nella mafia quando un picciotto sbaglia finisce in qualche pilone di cemento o viene privato di qualche parente (in gergo si chiama "vendetta trasversale"). Così è fra gli Stati: quando qualche paese sbaglia, non gli si dichiara guerra; ma gli si manda un "avvertimento", sotto forma di bomba, che esplode in una piazza, su di un treno, su una nave, ecc ecc.»
[Tratto da Storia della Prima Repubblica, L'Italia Settimanale 1994].
Anni a “sovranità limitata”. Anni “di piombo”. Sono tante le etichette con le quali ho sentito nominare quegli anni, indicativamente quelli che iniziano da Milano, dalla Strage di Piazza Fontana e si concludono – almeno in maniera ufficiale – proprio alle 10.25 del 2 agosto di 29 anni fa, nella sala d'aspetto di 2° Classe della Stazione di Bologna Centrale, in un assolato sabato d’estate.
Non so quale sia la definizione migliore. E francamente le etichette non mi sembrano il problema principale in casi come questi. C'erano e ci sono dei buchi neri. Immensi. Buchi neri che sono stati aperti manu militari – italiana od internazionale che sia, ma lo vedremo in seguito – ma che sono stati provocati da menti politiche al di qua ed al di là dell'oceano. Ma di questo aspetto non se ne può parlare.
Non se ne può parlare anche per un motivo ben preciso: chi sa, non parla. E magari sopra a quei “non so”, “non ricordo” ci costruisce fior fiori di carriere politiche a livello nazionale ed internazionale. Oppure – come già era successo per l'omicidio di Aldo Moro, perpetrato dalle Brigate Rosse ma fortemente voluto dagli apparati deviati e non dello Stato Italiano – depista.
I 23 kg di esplosivo, vennero immediatamente trasformati in una caldaia. Ma la cosa non reggeva. Ed allora si dette la colpa a “loro”: i “soliti” terroristi rossi. Quelli che stavano dietro all'omicidio dell'ex Presidente della Democrazia Cristiana e dietro la strage del 12 dicembre 1969.
Poi qualcuno iniziò a vederla in un altro modo, sotto un'altra ottica. Un'ottica nera.
22 giorni dopo, infatti, la Procura della Repubblica di Bologna emise ben 28 ordini di cattura per esponenti dell'estrema destra – tra cui Roberto Fiore e Massimo Morsello, futuri fondatori di Forza Nuova – appartenenti allora ai NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari. Tutti scarcerati nel 1981, perché in questo paese se sei delle Brigate Rosse ti becchi l'ergastolo, se sei nei libri di storia alla voce “terrorismo nero” come minimo ti fanno parlamentare.
Nell'ambito di quello strano processo di distruzione della verità portato avanti dagli apparati alternativi dello Stato Italiano varie “mani” sono state nel corso del tempo le esecutrici dell'attentato: i NAR, appunto, poi una collaborazione tra la CIA ed il Mossad (il servizio segreto israeliano) per punire il nostro paese che aveva gentilmente accolto e protetto alcuni esponenti dell'Olp palestinese. Si è poi attribuita la paternità ai palestinesi del Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina per finire nuovamente ai NAR passando per il mercenario venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, noto anche come “comandante Carlos”. Quel che si sa è che allo stato attuale delle cose Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini sono stati indicati – con sentenza definitiva – come gli esecutori materiali della strage.
I mandanti, come dicevo prima, rimangono fantasmi. Come rimangono fantasmi tutti quei mandanti di stragi ed omicidi mirati che hanno creato le pagine insanguinate della storia di questo paese.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Diceva – anzi scriveva – Pier Paolo Pasolini alcuni anni dopo. Non so perché, ma che nel 1975 quello che considero tra i più grandi – se non il più grande – intellettuale che questo paese abbia mai avuto, venga brutalmente ucciso (ufficialmente dal “ragazzo di strada” Pino Pelosi, subito dichiaratosi unico colpevole) non mi lascia così sorpreso se ricollego questo omicidio al periodo storico più sanguinoso della storia della Repubblica Italiana.
Ma questa è un'altra storia...