Emendalemendamento.com
Scritto da
Andrea Intonti
Pubblicato
4/30/2009 06:21:00 PM
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“Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine”.
Questo è il comma 1 della Proposta di modifica n. 50.0.100 al DDL n. 733, noto ai più come “ddl D'Alia”.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, troppo preso tra quotidiani che ormai parlano solo della febbre suina (senza dire però il virus da cosa deriva, non sia mai che si scopre la mano di qualche multinazionale anche qui...) o delle veline,velinette e amichette del premier forse candidate alle europee, questa piccola modifica, questo emendamento, molto più vicina alla Cina di quanto non lo sia stata fino ad ora.
Perché con questi quasi 2.000 caratteri avremmo avuto anche noi la nostra bella censura di internet. Lo sapete come funziona in Cina no? Se uno – solitamente blogger – osa insinuare qualcosa che non sia conforme al diktat del governo 1. gli chiudono il blog e 2. lo arrestano (come il webmaster Huag Qi).
Pensate che fortuna sarebbe stata per il premier se anche noi avessimo questa legge. Avremmo l'informazione in mano a gente come Filippo Facci, Mario Giordano, Emilio Fido e Bruno Vespa (ok, scusate un attimo...vado in bagno a vomitare!).
Noi blogger ovviamente non potevamo star zitti, ed abbiamo risposto con tutte le armi a nostra disposizione (petizioni e quant'altro...). Ma vediamo attraverso chi Sua Emittenza vorrebbe importare il modello cinese in Italia (ehm...ma le importazioni dalla Cina non dovevano essere combattute??).
Il sig. D'Alia Gianpiero – traggo le informazioni da Wikipedia - alla voce “professione” vede “avvocato cassazionista”, ma come ci informa la prima frase della pagina a lui dedicata è un politicante di professione dal 2001 – inizio della XIV legislatura – campante sulle spalle dei contribuenti ed eletto alla Camera dei Deputati in virtù di una candidatura nel collegio maggioritario Mesina Mata e Grifone tra le file di quelle belle personcine dell'UDC.
Come tutti i politicanti anch'egli fa della lotta alla mafia un baluardo del suo credo politico, motivo per cui ha proposto il suo emendamento: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet" perché, a suo dire, YouTube e Facebook sarebbero indegni e – quest'ultimo in particolare – inneggiante alla mafia. Certo, se uno propone un ddl ed è dello stesso partito di Totò“vasa vasa” Cuffaro, dichiarato colpevole di favoreggiamento alla mafia, come dire...mi viene in mente un certo tipo di “riduzione al silenzio”. E a voi?
Comunque state tranquilli, perché abbiamo avuto alla Camera alcuni difensori, tra cui – su tutti - il sig. Cassinelli Roberto, anch'egli avvocato ed anch'egli del PdL (dai, almeno qualcuno che è sano di mente in quel partito esiste!!) il quale ha proposto un controemendamento omonimo in quanto a suo dire – a dire di molti, ad esser sinceri – il ddl D'Alia qualora approvato sarebbe lesivo della libertà di informazione.e quindi – aggiungo io anche incostituzionale. Certo, il sig. Cassinelli non è certo persona disinteressata, visto che è anch'egli un blogger, ma vabbè, l'importante è aver in qualche modo censurato la censura!