Sangue, lacrime, sudore e sorriso.
Sono questi i simboli scelti dalla CGIL per la campagna "Stesso sangue, stessi diritti" contro la deriva xenofoba dello stivale.
Sangue, lacrime, sudore e sorriso. A significare, come ha sottolineato Morena Piccinini, altrettante rivendicazioni di eguaglianza nel campo dei diritti civili e di cittadinanza; in quello del lavoro, della prevenzione e della sicurezza; nel welfare e nei diritti sociali; e anche nella legittima aspirazione di ogni essere umano alla gioia, alla felicità, al benessere.
Dei quattro disponibili io ho scelto solo uno dei banner, e non l'ho scelto certamente a caso. Non so quanti di voi - voi che vi eccitate al grido di "immigrato=delinquente", voi che "tutti a casa loro", voi che tanto invocate sicurezza - si siano effettivamente posti il problema della sicurezza in Italia.
232 morti
232178 infortuni
5804 invalidi
232178 infortuni
5804 invalidi
Eccoli qua i dati - che trascrivo pari pari da Articolo21 [http://www.articolo21.info/]- sulla sicurezza. Sono dati freschissimi, presi alle ore 14.38 di oggi [cioè nello stesso momento in cui sto scrivendo il post].
Questi dati, per chi non lo sapesse, riguardano una guerra che l'Italia combatte senza accorgersene, o meglio, facendo finta di non accorgersene. Una guerra che fa circa 1.000 morti all'anno [1052 nel 2008]. E' una guerra particolare, una guerra che non viene combattuta tra eserciti regolari che si contrappongono su un terreno di battaglia. E' una guerra così particolare che anche le sue vittime non sono chiamate "morti di guerra". No, le chiamano "morti bianche" e sono le morti, gli infortuni e gli invalidi che in questo paese fa il lavoro. Un lavoro nel quale ci sono quelli "buoni" e quelli "malamente". Ci sono quelli che si spaccano la schiena davanti ad un altoforno pregando che non si sviluppino incendi perché sono costretti a lavorare con gli estintori scarichi; ci sono quelli che tirano su i palazzi "di lusso" senza le protezioni minime che la legge imporrebbe. E poi ci sono quegli altri. Ci sono quelli che in giacca e cravatta "abbassano i costi" tagliando sulla sicurezza, quelli che "devono guadagnare perché pure loro tengono famiglia" e si vanno a comprare le braccia per tirar su il nuovo quartiere di lusso nel centro città o per raccogliere i pomodori in Puglia. Poi succede che - ad esempio - in un incendio all'altoforno muoiono alcuni operai, oppure un muratore cade dall'impalcatura troppo bassa perché - essendo un essere umano, checché se ne dica e se ne pensi - è stanco dopo una giornata di lavoro, magari sotto il sole. E li vedi lì, quelli in giacca e cravatta, li vedi fare interviste ai giornali e dire "mi dispiace..." Ma mica gli dispiace per quelle vite spezzate, per le famiglie messe in mezzo ad una strada perché dovevano "contenere i costi"...no!! Gli dispiace più per la pensione che hanno pagato, ma vabbè, che sarà mai...si abbassano i costi con un paio di "interinali" e si risolve tutto!!
Sinceramente non so quanti di quelle persone che ci sono dietro a quelle cifre siano italiane e quante siano straniere. Una cosa però la so. So che un lavoratore - italiano o straniero che sia - quando muore si porta dietro la disperazione di chi con lui condivideva la quotidianità, quella quotidianità che ogni singolo cittadino italiano rivendica per sé al grido di "Italia agli italiani", dimenticando che una volta quello "brutto sporco e cattivo" era lui...
In conclusione, vi invito ad aderire alla campagna della CGIL "Stesso sangue, stessi diritti". Vi basta cliccare qui: "http://sviluppo.cesi.cgil.it/firme/stessosanguestessidiritti/"
Questi dati, per chi non lo sapesse, riguardano una guerra che l'Italia combatte senza accorgersene, o meglio, facendo finta di non accorgersene. Una guerra che fa circa 1.000 morti all'anno [1052 nel 2008]. E' una guerra particolare, una guerra che non viene combattuta tra eserciti regolari che si contrappongono su un terreno di battaglia. E' una guerra così particolare che anche le sue vittime non sono chiamate "morti di guerra". No, le chiamano "morti bianche" e sono le morti, gli infortuni e gli invalidi che in questo paese fa il lavoro. Un lavoro nel quale ci sono quelli "buoni" e quelli "malamente". Ci sono quelli che si spaccano la schiena davanti ad un altoforno pregando che non si sviluppino incendi perché sono costretti a lavorare con gli estintori scarichi; ci sono quelli che tirano su i palazzi "di lusso" senza le protezioni minime che la legge imporrebbe. E poi ci sono quegli altri. Ci sono quelli che in giacca e cravatta "abbassano i costi" tagliando sulla sicurezza, quelli che "devono guadagnare perché pure loro tengono famiglia" e si vanno a comprare le braccia per tirar su il nuovo quartiere di lusso nel centro città o per raccogliere i pomodori in Puglia. Poi succede che - ad esempio - in un incendio all'altoforno muoiono alcuni operai, oppure un muratore cade dall'impalcatura troppo bassa perché - essendo un essere umano, checché se ne dica e se ne pensi - è stanco dopo una giornata di lavoro, magari sotto il sole. E li vedi lì, quelli in giacca e cravatta, li vedi fare interviste ai giornali e dire "mi dispiace..." Ma mica gli dispiace per quelle vite spezzate, per le famiglie messe in mezzo ad una strada perché dovevano "contenere i costi"...no!! Gli dispiace più per la pensione che hanno pagato, ma vabbè, che sarà mai...si abbassano i costi con un paio di "interinali" e si risolve tutto!!
Sinceramente non so quanti di quelle persone che ci sono dietro a quelle cifre siano italiane e quante siano straniere. Una cosa però la so. So che un lavoratore - italiano o straniero che sia - quando muore si porta dietro la disperazione di chi con lui condivideva la quotidianità, quella quotidianità che ogni singolo cittadino italiano rivendica per sé al grido di "Italia agli italiani", dimenticando che una volta quello "brutto sporco e cattivo" era lui...
In conclusione, vi invito ad aderire alla campagna della CGIL "Stesso sangue, stessi diritti". Vi basta cliccare qui: "http://sviluppo.cesi.cgil.it/firme/stessosanguestessidiritti/"