Mafia&banche: rinviato a giudizio fondatore Arner Bank

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Milano – Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Luigi Gargiulo, in accoglimento della richiesta fatta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia milanese, Marcello Tatangelo, ha rinviato a giudizio Nicola Bravetti, tra i fondatori ed ex presidente della banca d'affari privata Arner, fondata nel 1994 con sede legale a Lugano e filiali a Nassau (Bahamas), Dubai (Emirati Arabi Uniti), Lussemburgo, San Paolo (Brasile) e a Milano.
Insieme a lui sono state rinviate a giudizio altre cinque persone – i costruttori siciliani Ignazio e Francesco Zummo, la moglie Teresa Macaluso, Laura Panno (parente degli Zummo) e l'avvocato Paolo Sciumé - accusate di intestazione fittizia di beni con l'aggravante del favoreggiamento a cosa nostra.

Secondo quanto sostiene l'accusa, gli Zummo (padre e figlio, indagati per mafia a Palermo con assoluzione in appello) avrebbero tentato di occultare 13 milioni di euro tramite la filiale di Nassau (Bahamas) della Arner Bank and Trust Limited attraverso conti intestati a Teresa Macaluso, denominati “Bynum”, “Bloomsville” e “Trailer”, “Coleron” e “Pluto”. Denaro di proprietà di Francesco Zummo, ritenuto prestanome di Vito Ciancimino proveniente «da delitti per associazione a delinquere di stampo mafioso», come li definì all'epoca la procura comasca e transitati «in vari valichi imprecisati del circondario di Como» tra il 2003 ed il 2007
Le indagini sui rapporti tra gli imprenditori, Bravetti e Sciumé partirono nel 2005 da Palermo dopo un'intercettazione telefonica nell'ambito di un'inchiesta portata avanti dalla Procura di Como in merito ai reati di riciclaggio e contrabbando di preziosi e nella quale è stata registrata la voce di Bravetti a telefono con un soggetto dall'accento palermitano, tale “signor Moro”, che poi si scoprirà essere Francesco Zummo. Due anni fa il trasferimento degli atti alla Procura milanese, allorché il giudice per le udienze preliminari di Palermo, Vittorio Anania, spostava il processo in base alla richiesta della difesa, la quale evidenziava come lo studio legale di Sciumé fosse nel capoluogo lombardo e, dunque, Milano aveva la competenza territoriale per proseguire il procedimento.

L'istituto bancario, peraltro, era già entrato in alcune inchieste della magistratura tra il 2008 – quando Bravetti venne messo ai domiciliari - ed il 2010, allorquando vennero riscontrate «gravi irregolarità nel governo societario, negli assetti organizzativi, nel sistema dei controlli e nei processi gestionali a causa delle carenze e delle violazioni riscontrate in materia di contrasto del riciclaggio», come denunciavano gli ispettori della Banca d'Italia chiamati ad indagare. Tale denuncia arriva in seguito alla constatazione della impossibilità di arrivare ai nominativi dei beneficiari economici di alcune società che hanno aperto un conto nella banca, nota per interessarsi solo a capitali di un certo rilievo, tra i quali – come evidenziava Paolo Mondani in un'inchiesta di Report del 2009 – Ennio Doris e la famiglia Berlusconi quasi al completo, con l'ex presidente del Consiglio dei Ministri titolare del conto numero 1 e che proprio attraverso la filiale milanese versò i 22 milioni di euro alla “Flat Point Development Ltd” per comprare le ville di Antigua[1].

Il processo inizierà il 14 dicembre prossimo.

Note
[1] Antigua, Berlusconi vende le sue ville. Già nel 2010 chiese aiuto a Ennio Doris di Franz Baraggino e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2012