Questo articolo lo trovate anche su InfoOggi.it http://www.infooggi.it/articolo/dati-sul-traffico-di-cocaina-risponde-lamministrazione-obama/21769/
Washington - Due giorni fa[1] vi raccontavo dei “problemi in matematica“ dell'amministrazione Obama che, attraverso il Dipartimento di Stato, dava delle cifre completamente sballate – e smentite dagli altri attori coinvolti nella vicenda – in merito ai dati sul traffico di cocaina. Ieri l'Office of National Drug Control Policy ha inviato la propria replica[2] ai giornalisti italiani, parlando di “difetti sistematici”.
La comparazione dei dati. Tra i punti principali dell'”attacco” dei giornalisti di Narcoleaks c'erano 34 tonnellate di cocaina sequestrate, inesistenti però secondo il Dipartimento di Stato americano, secondo il quale la quantità totale di cocaina prodotta da gennaio a novembre – il periodo in cui sono stati svolti i controlli – era di “sole” 700 tonnellate e non di 734 come denunciato dai giornalisti.
Scrive Terry Zobeck della National Drug Control Policy che in questo caso bisogna intendersi su quale cocaina è stata presa in considerazione. Quella su cui si basano i dati di Narcoleaks sarebbe infatti la cocaina “tagliata”, «Le nostre stime» - scrive - «sono espresse in termini di cocaina “pura”, questo ci permette di fare confronti nel tempo. I trafficanti di droga diluiscono la cocaina deliberatamente, “tagliano” la cocaina con altre sostanze per aumentare la sua massa in varie fasi della sua distribuzione dal Sud America agli Stati Uniti. Ciò significa che un chilo di cocaina sequestrata a Los Angeles non contiene la stessa quantità effettiva di cloridrato di cocaina pura come un chilo di cocaina sequestrata dalla Guardia Costiera in alto mare». La valutazione fatta dai giornalisti, conclude in merito Zobeck, «è confrontare le mele con le arance».
Il contratto di lavoro dei trafficanti. Il secondo punto evidenziato dai giornalisti riguardava lo specifico dei dati sulla produzione colombiana che – sostenevano dagli Usa – negli ultimi tempi è stata sorpassata dalla produzione peruviana. «A differenza dei coltivatori di prodotti legittimi» - replica di Zobeck - «i i trafficanti di droga non presentano delle relazioni annuali sulla capacità di produzione e delle perdite. La maggior parte dei dati – compresa la produzione potenziale di cocaina, la disponibilità e il consumo – devono essere stimati. Per esempio, la nostra stima di produzione potenziale di cocaina di circa 700 tonnellate (di cocaina pura e circa 850 tonnellate di cocaina da esportazione), è in realtà il punto finale di una serie di stime a cui può corrispondere più o meno il prodotto effettivo». Insomma: le stime, sostengono dall'America, essendo tali vanno prese con beneficio del dubbio.
Sempre a cifre “stimate” bisogna attenersi, concludono dal National Drug Control Policy, quando si parla del flusso di cocaina introdotta nei confini statunitensi. Un dato che non può essere evidenziato “anno per anno” perché «la cocaina che viene consumata negli Stati Uniti di oggi potrebbe essere stata prodotta fino a un massimo di due anni fa in Sud America. Fare un calcolo anno su anno è impossibile».
Pronta, naturalmente, la contro-replica pubblicata dai giornalisti di Narcoleaks, che hanno definito del tutto insufficiente quanto replicato da Zobeck:«Il nostro monitoraggio ha riguardato unicamente sequestri di rilevante entità ignorando quelli inferiori a 20 pounds per evitare di conteggiare cocaina fortemente tagliata con altre sostanze. Perciò è improprio l'esempio della cocaina “tagliata” che circola nelle strade di Los Angeles», così come sarebbe “campata in aria” la “teoria degli stoccaggi” - quella cioè che vorrebbe la cocaina introdotta in un paese derivante dalla produzione di più anni – in quanto «i grandi sequestri hanno quasi sempre riguardato cocaina in movimento (via mare, terra o aria) e quasi mai cocaina giacente e rinvenuta in nascondigli» ed anche perché da molti anni le forze armate americane «stimano un flusso della cocaina annualmente diretta verso gli Stati Uniti molto superiore alla stima Usa della produzione mondiale (ad esempio, per il 2008, il Generale Douglas Fraser ha stimato il flusso tra 1.200 e 1.400 tonnellate, mentre la stima degli Stati Uniti della produzione mondiale era di 695 tonnellate, sia pure di cocaina pura al 100%)».
Ultima “contro-replica” sulle stime: «Per la stima della produzione gli Stati Uniti riconoscono che si può, tutt'al più, indicare un range piuttosto ampio ma, nonostante ciò, continuano ad affermare categoricamente, da mesi, sui media internazionali, il presunto sorpasso della produzione peruviana rispetto a quella colombiana per qualche decina di tonnellate». Senza risposta, infine, le altre domande rivolte all'amministrazione Obama (con le quali avevamo concluso l'articolo di due giorni fa). «Far chiarezza sul traffico di cocaina è il dovere che ognuno di noi ha nei confronti della collettività internazionale».
La guerra dei “narco-numeri” sembra tutt'altro che conclusa. E mentre l'amministrazione Obama si preoccupa di ben apparire sui media internazionali – o, quanto meno, su quelli italiani – la cocaina continua ad essere prodotta e ad invadere le strade del mondo, indipendentemente dal fatto che siano 700 o 734.SB
La comparazione dei dati. Tra i punti principali dell'”attacco” dei giornalisti di Narcoleaks c'erano 34 tonnellate di cocaina sequestrate, inesistenti però secondo il Dipartimento di Stato americano, secondo il quale la quantità totale di cocaina prodotta da gennaio a novembre – il periodo in cui sono stati svolti i controlli – era di “sole” 700 tonnellate e non di 734 come denunciato dai giornalisti.
Scrive Terry Zobeck della National Drug Control Policy che in questo caso bisogna intendersi su quale cocaina è stata presa in considerazione. Quella su cui si basano i dati di Narcoleaks sarebbe infatti la cocaina “tagliata”, «Le nostre stime» - scrive - «sono espresse in termini di cocaina “pura”, questo ci permette di fare confronti nel tempo. I trafficanti di droga diluiscono la cocaina deliberatamente, “tagliano” la cocaina con altre sostanze per aumentare la sua massa in varie fasi della sua distribuzione dal Sud America agli Stati Uniti. Ciò significa che un chilo di cocaina sequestrata a Los Angeles non contiene la stessa quantità effettiva di cloridrato di cocaina pura come un chilo di cocaina sequestrata dalla Guardia Costiera in alto mare». La valutazione fatta dai giornalisti, conclude in merito Zobeck, «è confrontare le mele con le arance».
Il contratto di lavoro dei trafficanti. Il secondo punto evidenziato dai giornalisti riguardava lo specifico dei dati sulla produzione colombiana che – sostenevano dagli Usa – negli ultimi tempi è stata sorpassata dalla produzione peruviana. «A differenza dei coltivatori di prodotti legittimi» - replica di Zobeck - «i i trafficanti di droga non presentano delle relazioni annuali sulla capacità di produzione e delle perdite. La maggior parte dei dati – compresa la produzione potenziale di cocaina, la disponibilità e il consumo – devono essere stimati. Per esempio, la nostra stima di produzione potenziale di cocaina di circa 700 tonnellate (di cocaina pura e circa 850 tonnellate di cocaina da esportazione), è in realtà il punto finale di una serie di stime a cui può corrispondere più o meno il prodotto effettivo». Insomma: le stime, sostengono dall'America, essendo tali vanno prese con beneficio del dubbio.
Sempre a cifre “stimate” bisogna attenersi, concludono dal National Drug Control Policy, quando si parla del flusso di cocaina introdotta nei confini statunitensi. Un dato che non può essere evidenziato “anno per anno” perché «la cocaina che viene consumata negli Stati Uniti di oggi potrebbe essere stata prodotta fino a un massimo di due anni fa in Sud America. Fare un calcolo anno su anno è impossibile».
Pronta, naturalmente, la contro-replica pubblicata dai giornalisti di Narcoleaks, che hanno definito del tutto insufficiente quanto replicato da Zobeck:«Il nostro monitoraggio ha riguardato unicamente sequestri di rilevante entità ignorando quelli inferiori a 20 pounds per evitare di conteggiare cocaina fortemente tagliata con altre sostanze. Perciò è improprio l'esempio della cocaina “tagliata” che circola nelle strade di Los Angeles», così come sarebbe “campata in aria” la “teoria degli stoccaggi” - quella cioè che vorrebbe la cocaina introdotta in un paese derivante dalla produzione di più anni – in quanto «i grandi sequestri hanno quasi sempre riguardato cocaina in movimento (via mare, terra o aria) e quasi mai cocaina giacente e rinvenuta in nascondigli» ed anche perché da molti anni le forze armate americane «stimano un flusso della cocaina annualmente diretta verso gli Stati Uniti molto superiore alla stima Usa della produzione mondiale (ad esempio, per il 2008, il Generale Douglas Fraser ha stimato il flusso tra 1.200 e 1.400 tonnellate, mentre la stima degli Stati Uniti della produzione mondiale era di 695 tonnellate, sia pure di cocaina pura al 100%)».
Ultima “contro-replica” sulle stime: «Per la stima della produzione gli Stati Uniti riconoscono che si può, tutt'al più, indicare un range piuttosto ampio ma, nonostante ciò, continuano ad affermare categoricamente, da mesi, sui media internazionali, il presunto sorpasso della produzione peruviana rispetto a quella colombiana per qualche decina di tonnellate». Senza risposta, infine, le altre domande rivolte all'amministrazione Obama (con le quali avevamo concluso l'articolo di due giorni fa). «Far chiarezza sul traffico di cocaina è il dovere che ognuno di noi ha nei confronti della collettività internazionale».
La guerra dei “narco-numeri” sembra tutt'altro che conclusa. E mentre l'amministrazione Obama si preoccupa di ben apparire sui media internazionali – o, quanto meno, su quelli italiani – la cocaina continua ad essere prodotta e ad invadere le strade del mondo, indipendentemente dal fatto che siano 700 o 734.SB
Note |
[2] Cocaine Seizures Outstripping Production? Not Exactly, di Terry Zobeck, Office of National Drug Control Policy, 7 dicembre 2011;