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Roma, 19 ottobre 2011 – Gli uomini del Nucleo operativo carabinieri della Compagnia Roma-Eur, sotto la direzione del procuratore Giancarlo Capaldo e del sostituto Carlo La Speranza della Direzione distrettuale antimafia capitolina hanno condotto, all'alba di ieri, una operazione dalla doppia valenza, con la quale si è riusciti a disarticolare un'organizzazione dedita all'importazione clandestina di armi in Italia dalla Croazia e di cocaina dalla Spagna.
A capo dell'organizzazione che trafficava armi c'era Jasminko Hasanbasic, soprannominato “il Mister” in quanto ex difensore della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado nonché della Nazionale Jugoslava dei primi anni Novanta.
E dai primi anni Novanta arrivavano anche le armi – kalashnikov, bombe a mano e pistole – introdotte in Italia. I sette trafficanti sono stati arrestati tra Viterbo, Roma e Latina. Altre ventiquattro risultano indagate.
Le armi partivano dalla Croazia, stivate nei camion che venivano poi fatti transitare dalla frontiera slovena e da lì arrivavano sul litorale laziale.
Il mercato croato è, peraltro, come sottolinea Matteo Zola in un articolo di ieri del mensile Narcomafie, uno dei preferiti dalla criminalità tricolore. Da lì arrivava infatti l'esplosivo T4 con cui Cosa Nostra fece saltare in aria il giudice Falcone, così come croate erano le armi utilizzate dal boss del Brenta Felice Maniero, amico personale di Franjo Tudjiman, l'eroe dell'indipendenza croata e, sempre dalla Croazia, arrivava il carico di armi per il clan Fidanzati di Milano.
Il gruppo si muoveva in questo modo: il “Mister” - coadiuvato da un altro appartenente all'associazione criminale – procacciava clienti, con il quale venivano organizzati vari incontri, sempre in posti diversi, per verificare attendibilità, fiducia e, soprattutto, che non si trattasse di qualche esca. Dopodiché la “lista della spesa” veniva inviata al resto del gruppo, in Croazia, incaricato di recuperare quanto richiesto.
Per dimostrare l'affidabilità del gruppo, una volta che il carico era completato, all'acquirente veniva dato un “assaggio”, gli veniva cioè recapitato un piccolo quantitativo di quanto richiesto. Una volta superato anche questo passaggio, si procedeva con lo scambio vero e proprio di armi per denaro.
Per quanto riguarda invece la droga, questa veniva trasportata – per 2,5 chilogrammi al massimo per ogni carico – occultandola nel doppiofondo delle autovetture con cui il gruppo si muoveva tra Italia e Spagna. Giunta nel nostro paese, questa veniva spacciata tra le piazze di Roma e Latina, ed una parte dei proventi veniva utilizzata per il finanziamento dei successivi viaggi.
Il Narcotic Control Board – l'agenzia dell'Organizzazione delle nazioni unite per il controllo del narcotraffico alle frontiere – nel rapporto 2010 ha evidenziato come proprio la Croazia sia, nei Balcani, il paese con il più elevato flusso di droga, nonostante le misure di contrasto create in questi anni.
A capo dell'organizzazione che trafficava armi c'era Jasminko Hasanbasic, soprannominato “il Mister” in quanto ex difensore della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado nonché della Nazionale Jugoslava dei primi anni Novanta.
E dai primi anni Novanta arrivavano anche le armi – kalashnikov, bombe a mano e pistole – introdotte in Italia. I sette trafficanti sono stati arrestati tra Viterbo, Roma e Latina. Altre ventiquattro risultano indagate.
Le armi partivano dalla Croazia, stivate nei camion che venivano poi fatti transitare dalla frontiera slovena e da lì arrivavano sul litorale laziale.
Il mercato croato è, peraltro, come sottolinea Matteo Zola in un articolo di ieri del mensile Narcomafie, uno dei preferiti dalla criminalità tricolore. Da lì arrivava infatti l'esplosivo T4 con cui Cosa Nostra fece saltare in aria il giudice Falcone, così come croate erano le armi utilizzate dal boss del Brenta Felice Maniero, amico personale di Franjo Tudjiman, l'eroe dell'indipendenza croata e, sempre dalla Croazia, arrivava il carico di armi per il clan Fidanzati di Milano.
Il gruppo si muoveva in questo modo: il “Mister” - coadiuvato da un altro appartenente all'associazione criminale – procacciava clienti, con il quale venivano organizzati vari incontri, sempre in posti diversi, per verificare attendibilità, fiducia e, soprattutto, che non si trattasse di qualche esca. Dopodiché la “lista della spesa” veniva inviata al resto del gruppo, in Croazia, incaricato di recuperare quanto richiesto.
Per dimostrare l'affidabilità del gruppo, una volta che il carico era completato, all'acquirente veniva dato un “assaggio”, gli veniva cioè recapitato un piccolo quantitativo di quanto richiesto. Una volta superato anche questo passaggio, si procedeva con lo scambio vero e proprio di armi per denaro.
Per quanto riguarda invece la droga, questa veniva trasportata – per 2,5 chilogrammi al massimo per ogni carico – occultandola nel doppiofondo delle autovetture con cui il gruppo si muoveva tra Italia e Spagna. Giunta nel nostro paese, questa veniva spacciata tra le piazze di Roma e Latina, ed una parte dei proventi veniva utilizzata per il finanziamento dei successivi viaggi.
Il Narcotic Control Board – l'agenzia dell'Organizzazione delle nazioni unite per il controllo del narcotraffico alle frontiere – nel rapporto 2010 ha evidenziato come proprio la Croazia sia, nei Balcani, il paese con il più elevato flusso di droga, nonostante le misure di contrasto create in questi anni.