Questo articolo lo trovate anche su InfoOggi.it http://www.infooggi.it/articolo/caporalato-la-flai-cgil-propone-il-codice-etico/18213/
Palermo, 28 settembre 2011 – Un codice etico contro il caporalato in agricoltura. Lo chiede la Federazione Lavoratori Agroindustria (Flai) della Cgil siciliana per combattere il “neo-schiavismo” a cui sono assoggettati i migranti – spesso clandestini – e che nella sola Sicilia tocca percentuali del 25% di occupazione in nero e del 48% per quanto riguarda il lavoro irregolare.
All'interno della conferenza stampa che ha lanciato la proposta – che nell'idea della Federazione dovrebbe diventare una vera e propria carta “degli impegni morali” - è stata presentata anche la tre giorni itinerante che nelle province di Siracusa e Ragusa porterà i sindacalisti “di strada” nelle piazze del caporalato.
Il problema-caporalato deve però essere combattuto non solo nell'ambito della stretta contrattazione caporale-lavoratore migrante, ma deve partire da «una politica programmata dell'accoglienza per evitare situazioni di degrado» riguardanti soggetti che ormai rappresentano uno dei pilastri fondamentali dell'economia agricola siciliana ed i cui diritti vanno pienamente riconosciuti, a partire da quelli di cittadinanza e di voto.
«Identifichiamo nella prefettura» - ha detto Salvatore Tripi, segretario generale della Federazione siciliana - «il punto di riferimento delle istituzioni, degli enti di vigilanza e delle parti sociali nel territorio. Alla prefettura chiediamo di intestarsi la stesura e la stipula con le parti del codice etico, per una corretta gestione del mercato del lavoro agricolo».
Il sindacato ha anche lanciato l'allarme sull'esiguo numero degli ispettori che dovrebbero controllare la corretta – e legale – gestione delle aziende siciliane, dove per 400mila aziende ci sono solo 107 ispettori. «Suggeriamo anche» - ha continuato Tripi - «un sistema premiale per le imprese virtuose e vigileremo sull'attuazione della nuova legge che sanziona penalmente l'intermediazione illecita di manodopera». Un rapporto che permette, ad esempio, alle aziende di assumere i lavoratori migranti per tutto l'anno e che non li mettono in regola neanche per le 51 giornate necessarie a questi ultimi per accedere alle tutele previdenziali ed assistenziali.
«Se la situazione non cambierà» - ha concluso il sindacalista - «la prossima iniziativa del sindacato sarà lo sciopero di tutti i lavoratori agricoli dei comuni dove il fenomeno si manifesta».
Cassibile, Vittoria, Licata, Pachino, Ispica, Scoglitti. Sono alcune delle tappe che tra oggi e venerdì prossimo toccheranno la Federazone ed il Sindacato di Strada nei luoghi dell'eccellenza agricola siciliana, “eccellenza” che sempre più si basa su fenomeni come il lavoro nero ed il caporalato, che sempre più – come evidenziava nei mesi scorsi l'agenzia Redattore Sociale – fa largo uso di minori e donne, fisicamente più adatti alle serre-tunnel nelle quali sono costretti a lavorare (alte, in media, 80 centimetri).
Negli scorsi mesi il caporalato è diventato reato (inserito nel Decreto legge numero 138 del 13 agosto 2011), anche grazie alla rivolta dei migranti di Nardò (Lecce), ma la battaglia per eliminare il fenomeno – che ogni anno coinvolge circa 250mila persone, non solo nel settore agricolo – è ben lungi dall'essere conclusa.
All'interno della conferenza stampa che ha lanciato la proposta – che nell'idea della Federazione dovrebbe diventare una vera e propria carta “degli impegni morali” - è stata presentata anche la tre giorni itinerante che nelle province di Siracusa e Ragusa porterà i sindacalisti “di strada” nelle piazze del caporalato.
Il problema-caporalato deve però essere combattuto non solo nell'ambito della stretta contrattazione caporale-lavoratore migrante, ma deve partire da «una politica programmata dell'accoglienza per evitare situazioni di degrado» riguardanti soggetti che ormai rappresentano uno dei pilastri fondamentali dell'economia agricola siciliana ed i cui diritti vanno pienamente riconosciuti, a partire da quelli di cittadinanza e di voto.
«Identifichiamo nella prefettura» - ha detto Salvatore Tripi, segretario generale della Federazione siciliana - «il punto di riferimento delle istituzioni, degli enti di vigilanza e delle parti sociali nel territorio. Alla prefettura chiediamo di intestarsi la stesura e la stipula con le parti del codice etico, per una corretta gestione del mercato del lavoro agricolo».
Il sindacato ha anche lanciato l'allarme sull'esiguo numero degli ispettori che dovrebbero controllare la corretta – e legale – gestione delle aziende siciliane, dove per 400mila aziende ci sono solo 107 ispettori. «Suggeriamo anche» - ha continuato Tripi - «un sistema premiale per le imprese virtuose e vigileremo sull'attuazione della nuova legge che sanziona penalmente l'intermediazione illecita di manodopera». Un rapporto che permette, ad esempio, alle aziende di assumere i lavoratori migranti per tutto l'anno e che non li mettono in regola neanche per le 51 giornate necessarie a questi ultimi per accedere alle tutele previdenziali ed assistenziali.
«Se la situazione non cambierà» - ha concluso il sindacalista - «la prossima iniziativa del sindacato sarà lo sciopero di tutti i lavoratori agricoli dei comuni dove il fenomeno si manifesta».
Cassibile, Vittoria, Licata, Pachino, Ispica, Scoglitti. Sono alcune delle tappe che tra oggi e venerdì prossimo toccheranno la Federazone ed il Sindacato di Strada nei luoghi dell'eccellenza agricola siciliana, “eccellenza” che sempre più si basa su fenomeni come il lavoro nero ed il caporalato, che sempre più – come evidenziava nei mesi scorsi l'agenzia Redattore Sociale – fa largo uso di minori e donne, fisicamente più adatti alle serre-tunnel nelle quali sono costretti a lavorare (alte, in media, 80 centimetri).
Negli scorsi mesi il caporalato è diventato reato (inserito nel Decreto legge numero 138 del 13 agosto 2011), anche grazie alla rivolta dei migranti di Nardò (Lecce), ma la battaglia per eliminare il fenomeno – che ogni anno coinvolge circa 250mila persone, non solo nel settore agricolo – è ben lungi dall'essere conclusa.