Nonostante la schiacciante vittoria di quello che nominalmente era definito referendum ma che nella sostanza era una vera e propria prova di forza tra i Padroni e la Fiom, tutto è ancora nelle mani della Fiat, che potrebbe anche decidere – visto quel terzo di irriducibili - di non iniziare l’opera di investimento sull’impianto campano, dando così in mano agli operai il proprio futuro. A parte quei 1673 sono tutti contenti: sono contenti i finti sindacati, come abbiamo visto; sono contenti i Padroni – da Marchionne alla Marcegaglia passando per l’Esecutivo – che ha finalmente trovato il grimaldello per eliminare definitivamente il sistema sociale da quello statale, ed è contenta l’opposizione parlamentare, che ancora una volta è riuscita ad evitarsi il problema di fare opposizione vera, trincerandosi dietro ad una gamma di dichiarazioni ed atteggiamenti alquanto irritanti, partendo dalle non dichiarazioni della dirigenza più alta – quella che ha abbandonato gli operai sotto le macerie del Muro – allo sciopero della fame “in solidarietà coi lavoratori” di alcuni altri. Come al solito, una gran presa per i fondelli. L’unica idea degna di nota – per quanto predicatrice nel deserto – è stata quella di Diego Bianchi, alias “Zoro”, il più conosciuto e probabilmente uno tra i più influenti blogger marchiati “PD” che ieri, di fronte ai cancelli di Pomigliano ha commentato: «Bersani sostiene che ci penseranno gli operai: allora perché non mettiamo un operaio a capo del Pd?»
Da più parti ci si chiede come sarebbe stato possibile far vincere il fronte del “No” di fronte al ricatto padronale, perché è così che gira l’Italia.
«Mondo è e mondo sarà» diceva il marchese Rubino-Rossi nel film “Pane e Libertà” sulla vita di Giuseppe Di Vittorio, sindacalista che nel dopoguerra – insieme a Bruno Buozzi e ad Achille Grandi- dette origine alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro.
Già, mondo è e mondo sarà. Rimaniamo immobili di fronte a tutto, facciamoci togliere i diritti per quel poco che ci hanno concesso, continuiamo a guardare al particulare invece che all’interesse collettivo! Continuiamo con l’autolesionismo di classe! D’altronde si sa, cosa possono mai fare poche migliaia di persone contro i massimi sistemi? Già, chissà cosa sarebbe successo se i partigiani avessero fatto le stesse considerazioni degli operai che hanno votato a favore della reintroduzione dello schiavismo in Italia! Perché il nostro problema è proprio questo: l’immobilismo. Chissà quanto più a lungo quel tale si sarebbe potuto affacciare dai balconi di Palazzo Venezia se tutti avessero continuato a difendere il loro piccolo orticello piuttosto che prendere coscienza di un interesse più generale!
A volerla leggere in maniera più ampia, infatti, a Pomigliano si è avuta semplicemente la conferma di quello che già Pier Paolo Pasolini denunciava trenta e più anni fa: l’individualismo. La maggioranza degli operai è andata a votare pensando a due cose: una – lo abbiamo appena detto – è stata la semplice difesa dell’interesse personale, del particulare. quella caratteristica che già Francesco Guicciardini nel 1500 identificava come peculiare del DNA tricolore; il secondo pensiero che il fronte del “Sì” aveva era quello di ottenere tutto e subito o, per meglio dire, il pochissimo che è stato concesso, purché subito. Si è pensato alla cura immediata del proprio orticello senza tener conto dei vantaggi (futuri) che avrebbe potuto portare il raccordo tra vari orti. Non so voi, ma io in questo modus pensandi ci rivedo la Lega nella sua versione più estremista… Qualcuno a questo punto starà obiettando che è facile parlare guardando la situazione da fuori, senza avere il fiato del padrone e la scadenza del mutuo sul collo, ma la domanda che io mi pongo proprio guardando all’alta percentuale dei favorevoli è perché bisogna continuare a legittimare un sistema simile, un sistema – politico, sociale ed economico in primis – che oltre ad essere chiaramente criminale mi sembra anche molto medioevale, ma di quel Medioevo di cui parla Luciano Sandulli, il professore di lettere interpretato da Silvio Orlando nel film “Il Portaborse”: «Adesso ho capito che lei, nella sua vita, si comporta come quei signori feudali il cui unico scopo era estendere il proprio dominio, spesso a prezzo di guerre sanguinose contro altri signori, altrettanto corrotti e altrettanto rapaci. La parola…la parola modernità, sulle sue labbra, è grottesca: lei è un uomo del Medioevo!» scrive a Cesare Botero, il Ministro delle Partecipazioni Statali interpretato da Nanni Moretti. L’ultima frase la dedicherei, ovviamente, ad un altro e purtroppo più reale ministro, cioè l’attuale Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, il cui passato in FIOM è stato sepolto a suon di poltrone.
Da più parti ci si chiede perché lo Stato non sia intervenuto ed abbia lasciato che a Pomigliano si arrivasse a questa situazione: cosa avrebbe dovuto fare lo Stato, un entità che – come ebbe a dire Errico Malatesta - è come la religione, vale se la gente ci crede. E qui un’altra delle solite domande senza risposta: perché continuare a credere in una cosa che ti precarizza la vita, che come unica assunzione a tempo indeterminato accetta quella del lavoro nero come ammortizzatore sociale? Perché continuare a legittimare un sistema in cui ti obbligano ad andare ad ammazzare tuoi simili perché giù al paese, in quel Sud che quando si chiamava Regno delle Due Sicilie era la terza potenza economica mondiale per sviluppo industriale e che si è trasformato nella pattumiera – letteralmente – d’Italia per salvare i Piemontesi (ascoltatevi “Malaunità” di Eddy Napoli) e quel “ricco” Nord diventato tale solo grazie alle braccia dei meridionali che emigravano nello sviluppo in cerca di fortuna?
Se, come abbiamo visto, i sindacati non svolgono più il loro lavoro di difesa degli operai e delle classi meno forti, perché continuare a dar credito ai sindacati? Perché non andare oltre, non creare una comunità diversa che svolga il lavoro per cui, i vari Bonanni&soci continuano a percepire lo stipendio?
L’”Operazione-Pomigliano”, così come l’”Operazione-Termini Imerese” ha poi un altro scopo sociale: quello cioè di creare manovalanza per la criminalità organizzata, quella stessa criminalità che a voce viene combattuta ma che è penetrata ormai da anni nei gangli socio-economico-politici italiani e che vede scranni parlamentari (male)odoranti di mafia. Perché ormai sembra evidente un dato di fatto: il “posto fisso”, oggi, non è più prerogativa dello Stato. Ma questa è un’altra storia…