In Sicilia, invece, la mafia ne ha uccisi parecchi di giornalisti: Peppino Impastato, Mauro De Mauro, Beppe Alfano, Cosimo Cristina. Ognuno di loro è stato importante nella lotta alla mafia sul piano secondo me più importante, quello culturale. Ed ognuno di loro, a suo modo, è stato fondamentale in questo. Ma forse – tra i tanti – due sono stati i “cavalli di razza” dell'anti-mafia giornalistica. Uno è Peppino Impastato – di cui tra l'altro oggi ricorrerebbe il compleanno – ucciso a Cinisi il 9 maggio 1978 e che dalle frequenze di Radio Aut è riuscito laddove gli altri neanche pensavano di addentrarsi: disonorare la mafia sull'onore, l'unico metro di giudizio per un mafioso d.o.c. L'altro è Pippo Fava, un giornalista, drammaturgo e fine intellettuale impossibile da imbrigliare con questa o quella etichetta, questa o quella tessera. Come tutti i veri cavalli di razza, d'altronde. Veniva ucciso proprio oggi, il 5 gennaio 1984 a Catania, con 5 colpi di 7,65 alla nuca che lo freddano a pochi passi dalla redazione de “I Siciliani”, il giornale che aveva fortemente voluto e che, con mille peripezie, dirigeva.
Il video che segue è un pò il suo "testamento morale". Fu firmato davanti ad Enzo Biagi una settimana prima di venire ucciso.
http://www.youtube.com/watch?v=jAogBSvaSyU
«Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. [...] I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Se non si chiarisce questo equivoco di fondo... Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante. È un problema di vertici e di gestione della nazione, è un problema che rischia di portare alla rovina e al decadimento culturale definitivo l'Italia». [Pippo Fava]