Maria Claudia Falcone

Ieri sera, aspettando la mezzanotte, ho guardato un film che in qualche modo mi ha toccato più di quanto potessi immaginare. Si intitola "La notte delle matite spezzate" e mi ha fatto pensare molto al fatto che della storia dei desaparecidos argentini si parla molto, ma se ne parla sempre come "desaparecidos", come insieme. Non si parla mai, invece, di chi erano quei desaparecidos. Quali erano i loro nomi, i loro sogni, cosa facevano e quant'altro. Per questo, da questo momento, questo blog inizia una sua "rubrica speciale" su queste persone (sperando di riuscire a trovare quanto più materiale possibile). Inizio con lei, Maria Claudia Falcone, considerata il simbolo dei desaparecidos, un pò l'Anna Frank della dittatura argentina.


Maria Claudia Falcone nasce il 16 Agosto 1960 all'Istituto Medico Platense nel parco de La Plata, Buenos Aires, Argentina. Suo padre Jorge Ademar Falcone fu sottosegretario alla Salute Pubblica (1947-1950); sindaco di La Plata (1949-1950) e senatore provinciale (1950-1952) durante il governo di Juan Domingo Perón. Fu arrestato e condannato a morte per aver partecipato alla Revolución Libertadora del 1956, condanna poi evitata per amnistia.

La passione politica doveva essere molto forte in casa Falcone. Perché anche Claudia, come il padre, se ne interessa. Quando arriva al “Colegio de Bellas Artes” si iscrive all'UES (l'Unión Estudiantes Secundarios, l'Unione degli Studenti Superiori) e ne diventa ben presto una leader. Perché Claudia non è solamente la dirigente di un gruppo studentesco. Claudia è convintamente peronista e fa parte del movimento dei Montoneros, il gruppo partigiano – di ispirazione peronista – che in quegli anni fronteggia la dittatura militare argentina ed i gruppi paramilitari di destra sorti in quegli anni espressione armata della dittatura.

Il suo impegno politico – come molti giovani in tutto il mondo in quel periodo – non si limita solo a parlare alle assemblee studentesche. Attraverso i volantini, le scritte sui muri, le petizioni, attraverso l'impegno sociale profuso nei villaggi e nelle aree degradate di La Plata tenta di combattere la sua guerra contro le ingiustizie e contro il regime terrorista e criminale di Jorge Videla, arrivato al potere con un colpo di stato nel 1976.
I giovani argentini in quegli anni erano molto interessati alla politica, e molti di loro – come nel caso di Claudia – la praticavano quotidianamente, che fossero peronisti o appartenessero alla gioventù guevarista avevano tutti un unico, grande, sogno comune: una vita migliore, per tutti.

Nell'inverno del 1975 il movimento studentesco lottava per l'ottenimento di una tariffa ridotta sul biglietto per l'accesso ai mezzi pubblici, il Boleto Estudiantil Secondario, che esisteva già per legge provinciale, ma a La Plata ancora non era stato introdotto. La loro battaglia si concluse il 13 settembre, con una marcia che portò circa 3000 studenti di La Plata sotto il Ministero dei Lavori Pubblici. Neanche la dura repressione poliziesca potè nulla contro la forza di questi giovani. Claudia, naturalmente, fu una delle più attive nell'ottenimento del BES, nonostante non ne avesse alcun bisogno (abitava vicino alla scuola che frequentava). Ma l'idea di combattere per l'ottenimento di un diritto che migliorasse la vita di tutti è uno dei pensieri tipici di persone idealiste come Claudia e molti di quei ragazzi.

In quelle manifestazioni, però, succede qualcosa. Claudia, Panchito, Clara, Pablo, Oracio, Daniel vengono fotografati dalle patotas, le squadracce della polizia politica.

Per loro tutto cambia il 24 marzo del 1976, quando con il golpe contro Isabelita Perón (terza moglie di Juan Domingo) Videla e i suoi prendono il potere, instaurando il “Processo di Riorganizzazione Nazionale”. Un nome come un altro per definire i rastrellamenti ed il genocidio di 30.000 persone avvenuto dal 1976 al 1981. Perché Claudia, Clara, Pablo e gli altri sono solo alcuni dei tristemente noti desaparecidos argentini, quegli uomini, donne e giovani (soprattutto) fatti sparire dal regime solo perché non abbassarono la testa contro il Potere militare.

Claudia sparì – insieme ai suoi compagni – alle 00:30 del 16 settembre 1976 – la “noche de los Lápices” (in italiano “la notte delle matite spezzate”) - quando i militari della Tripla A (l'Alianza Anticomunista Argentina fondata da José López Rega, segretario di fiducia di Juan Domingo Perón) rapirono lei e Maria Clara Ciochini, 18enne dirigente UES di Bahía Blanca che viveva in clandestinità. La Tripla A era un vero e proprio squadrone della morte, braccio militare del regime all'interno della Guerra Sucia, la guerra sporca combattuta in quegli anni nel paese. Claudia aveva compiuto da un mese esatto 16 anni. Solo 16 anni.

Il verbo spagnolo desararecer, come l'italiano “sparire”, è un verbo intransitivo; desaparecidos è un participio intransitivo, usato con il significato di “chi è stato fatto sparire”. Che è proprio quel che successe ai 30.000 argentini.

Claudia e gli altri ragazzi furono portati al “Pozo de Arana”, il campo di concentramento di La Plata e diretto dalla Delegación de Cuatrerismo de Arana, dipendente dalla Comisaría 5.
Definire come “l'inferno sulla terra” quel che subirono (le ragazze furono violentate; i ragazzi subivano scosse elettriche; unghie strappate; colpi su tutto il corpo e la terribile picana elettrica; un pungolo utilizzato dai gauchos argentini negli anni 30 per controllare il bestiame e facilmente riadattabile a strumento di tortura; quasi tutti erano legati con le mani dietro la schiena, con la corda che passava dietro al collo praticamente nudi). Dal “Pozo” - in cui rimangono 7 giorni – Claudia e gli altri iniziarono un tour all'inferno passando per il “Pozo de Banfield” - o Brigada de Investigaciones de Banfield – dove rimasero tre mesi in condizioni ancor più disumane rispetto a quelle che avevano vissuto ad Arana. Talvolta, però, con quella grinta che spesso il popolo argentino tira fuori nei momenti più neri della propria storia (personale e collettiva, evidentemente) Claudia intonava le canzoni dei Sui Generis – un noto duo rock argentino di quegli anni – tra cui “Rasguña las piedras” (“graffia la pietra”, ndr), canzone che richiama il senso di prigionia e desaparición in cui vivevano.

Negli stessi momenti in cui i giovani, le donne, gli uomini che diverranno famosi col nome di desaparecidos venivano torturati, fuori dai campi di concentramento altre donne come la madre di Claudia iniziavano a riunirsi, a girare i vari commissariati, a chiedere che fine avessero fatto i loro figli (o comunque i loro cari). Claudia non era considerata una detenuta (tutti i desaparecidos infatti erano detenuti illegali), per cui la sua carcerazione non risultava in alcun registro. Perché semplicemente, per la legge infame in vigore durante la dittatura, Claudia era desaparecida. Era semplicemente scomparsa. Non poteva essere stata la polizia a prenderla, perché la polizia agiva nel rispetto della legge. Sicuramente a rapirla erano stati i gruppi eversivi, i suoi stessi compagni. O almeno questo è quel che i militari avevano avuto l'ordine di dire alle madri dei desaparecidos, quelle stesse madri che si riuniscono ogni giovedì sera nella piazza principale di Buenos Aires, Plaza de Mayo – dalla quale prendono il nome – per chiedere la reaparición con vida de sus hijos.
Perché i militari in vita hanno prelevato quei ragazzi ed in vita le madres vogliono averli indietro. Perché – come dice Zulù, il frontman della 99 Posse per presentare una canzone dedicata alle Madres de Plaza de Mayo – se gli vogliono restituire un mucchietto di ossa allora devono anche tirare fuori un assassino. E loro (le madres) lo vogliono vedere in galera.

Secondo alcuni testimoni – spesso gli ex carcerieri – molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata nei famosi vuelos de la muerte, quegli stessi voli che sono stati oggetto di scherno del nostro premier-giullare un po' di tempo fa. Altri ancora furono uccisi alla scuola di addestramento della marina militare ESMA a Buenos Aires (sicuramente il campo di detenzione più celebre, per quanto l'uso di questo termine possa apparire macabro...). Altri ancora venivano gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero più a galla.

Claudia viene giustiziata con un colpo di pistola alla nuca nei sotterranei di Banfield tra l'1 ed il 15 Gennaio 1977. Per la legge argentina risulta ancora desaparecida.

La mano anonima
A mi hija María Claudia, militante de la UES secuestrada durante “La noche de lo lápices”

Mano anónima aleve y asesina,
con sólo tocarteha intenta
domacular tu pureza,
tu inocencia,
por cierto, fracasando.
Tu grandeza de almaes infinita.
Tu generosidad, ilimitada.
Virtudes talesson inmaculables.
La mano anónima, aleve y asesina,
no ha podido mancharte
por mas que lo intentara.
Y esa pureza
constituye tu triunfo.
TU VICTORIA y su derrota.
Has vencido, hija mía,
y tu victoria ha sido apocalíptica.
Aunque tu estés ausente todavía
yo te lloro y te admiro al mismo tiempo.
[Juan Ademar Falcone]


Buon Natale, Claudia.