“Per mestiere, dinanzi ad una verità ufficiale ho sempre cercato di vedere se non ce n'era una alternativa, nei conflitti ho sempre cercato di capire non solo le ragioni di una parte, ma anche quelle dell'altra.” [Tiziano Terzani].Stamattina mi sono svegliato con questa frase in testa. Il riferimento, ovviamente, oggi è ancora al “caso” dell'aggressione a Silvio Berlusconi. Ecco, appunto. L'aggressione: siamo sicuri che ci sia stata davvero? O meglio: siamo sicuri che la ricostruzione che è stata fatta sia effettivamente quel che è successo? Ecco perché mi è venuta in mente quella frase di Terzani. Perché voglio controllare se in questa storia la verità ufficiale puzza. Ma andiamo con ordine.
Si dice che per avere una prova accertata servano almeno tre indizi. Io per ora ne ho solo due, quindi lavorerò su quelli:
1° prova: video aggressione. RaiNews24: dal 38° secondo possiamo vedere che il premier è inquadrato senza impedimenti, stringe mani, chiacchiera con i suoi sostenitori. Fa quel che fa di solito, insomma. Al minuto 1:44 – il momento esatto dell'aggressione – la camera si sposta, per poi tornare ad inquadrare il premier subito dopo. Non c'è, almeno in questo video dunque, la prova inconfutabile che Berlusconi venga colpito dalla riproduzione del Duomo. C'è poi un altro video – che non sono riuscito però a ritrovare – in cui si vede esclusivamente il momento dell'impatto tra un oggetto non meglio identificato (se ne scorge solo l'ombra) ed il volto del premier.
Peccato che da quell'angolazione sia l'unica ripresa effettuata. In nessuno dei due video, però, si ha una visualizzazione completa della scena. Quindi non abbiamo la certezza, noi che abbiamo visto tutto da casa, che effettivamente la ricostruzione fatta dalla stampa ufficiale sia quella veritiera.
...e continuo a chiedermi se non ci sia una verità alternativa. Ma proseguiamo.
2° prova: video aggressore (non sono riuscito a trovarlo su youtube, per cui linko quello da facebook): si vede chiaramente l'aggressore che scaglia la statuetta, ma io la statuetta arrivare in faccia al premier non la vedo...
Per cui cosa ci assicura che effettivamente l'aggressore sia Massimo Tartaglia e non qualcun'altro? Voglio dire: se dopo più di 40 anni hanno scoperto che a Dallas il giorno dell'omicidio di John Fitzgerald Kennedy c'era anche un altro potenziale assassino, cosa ci dice che nei coni di buio delle telecamere, non ci sia qualche altro “lanciatore occulto”?
Dulcis in fundo, oltre alle prove abbiamo anche la testimonianza diretta. Ecco appunto, la testimonianza diretta. Perché ce n'è una sola? È possibile che, in una piazza piena di adulatori del premier, non ci sia una persona che abbia fatto qualche ripresa, qualche foto con il proprio telefonino? Se così fosse sarebbe un caso più unico che raro no? Comunque: la testimonianza – inconfutabile – ci viene da Striscia la Notizia, che intervista due signori, fantomatici fratelli, che non vogliono però farsi riprendere in faccia per non farsi pubblicità. Al che mi sorge un dubbio anche in questo caso: chi sono i signori? Sono magari esponenti del PdL (non so, magari votano Rifondazione per quel che ne sappiamo...) e non vogliono farsi riprendere per non far capire la bufala? Anche perché la loro testimonianza arriva il giorno dopo l'accaduto, quando cioè tutti hanno visto il video, che circola in rete, e tutti possono quindi ricostruire com'era vestito l'aggressore (cappello adidas, giaccone...quel che si vede nel video in pratica).
In psicologia cognitiva viene studiato un fenomeno che si chiama “falsa memoria”, e consiste nell'avere sì un ricordo di quel che accade – come può essere la materia del contendere che stiamo trattando in questo post – che però non è ciò che veramente si è visto, e quindi si è immagazzinato in memoria, ma deriva o da invenzione totale (tesi possibile), da ricordi parzialmente alterati (altra tesi possibile) o da aggregazione di varie memorie distinte che possono ingenerare, appunto, un falso ricordo (o falsa memoria che dir si voglia).
Con il materiale che abbiamo a disposizione – cioè riproduzioni parziali della scena – sono possibili tutti e tre questi “scenari”. Voglio dire: se messo davanti al video in questione, anch'io sarei in grado di dire com'era vestito Tartaglia. Di più no, ovviamente, perché dal video non si vede. Ma niente è stato chiesto in merito. Viene semplicemente chiesto un generico “siete certi che sia lui”. Il perché, quali prove inconfutabili abbiano per dirlo non ci viene detto. Così anch'io posso dire di essere certo che quell'uomo è l'aggressore, visto che è l'unico che vedo...Come facciano ad essere sicuri dei ruoli, mi chiedo, non viene chiesto perché non interessante (ricordiamoci che i due signori non possiamo identificarli...) o perché conviene non chiederlo? Come diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Non avendo però prove che i due signori mentano, diamo per buona la loro ricostruzione. Ed anche qui c'è qualcosa che non torna, e che è secondo me ben più grave dell'aggressione in sé.
Uno dei due fratelli, ad un certo punto, dice di aver informato un poliziotto che stava parlando al telefono il quale gli avrebbe risposto di chiamare il 113. Oltre a lui, ci viene detto, c'erano anche altri poliziotti ed alcuni carabinieri. Ora: che io sappia il compito di un esponente delle forze dell'ordine è – lo dice il nome stesso – assicurare l'ordine no? Per cui se io cittadino ti dico che c'è un pericolo, e tu tutore dell'ordine non intervieni non è reato? Perché se il tuo lavoro non lo fai cosa ci stai a fare lì? E soprattutto: perché devi essere pagato per non fare il tuo lavoro e startene beatamente al telefono? La risposta del poliziotto, poi, può configurarsi come una sorta di “abuso di potere” (visto che oltre al non intervento in situazione di pericolo c'è anche il dileggio all'onesto cittadino?). Oltre a lui c'erano altri poliziotti e carabinieri. Loro perché non sono intervenuti? Che non avessero interesse ad intervenire? O forse gli è stato ordinato di non intervenire?
Arrivati a questo punto, mi è d'obbligo citare Naomi Klein e la “teoria dello shock” così brillantemente descritta in Shock Economy. Cosa c'entra la Klein con questa storia? La teoria dello shock (economico) ci dice, in breve, che:
«per poter imporre un nuovo corso all'economia di uno stato smantellando il pre-esistente occorre uno "shock" talmente forte da creare una "tabula rasa" nella popolazione. Prima che la popolazione possa riprendersi dallo shock bisogna aver creato un nuovo sistema legislativo finalizzato al cambiamento delle politiche economiche, e soprattutto al mantenimento delle nuove politiche nel tempo. Politiche, ovviamente, in puro stile liberista: privatizzare, licenziare, liberalizzare il mercato.»Vi dice niente questa definizione? Analizziamo quel che c'è scritto: lo shock, guardando anche a come i media stanno trattando la cosa, c'è. È evidente. A seguito di uno shock c'è un periodo in cui chi l'ha subito deve riprendersi (il periodo in cui, secondo la definizione, bisogna fare “tabula rasa”): in questo momento, infatti, sull'onda emotiva dell'aggressione, il governo sta per attuare una serie di leggi speciali che mineranno la nostra libertà. Prima fra tutte la libertà della rete, unico strumento d'informazione che non può essere imbrigliato dalla politica (né di destra né di sinistra, ovviamente). Sappiamo che la maggior parte delle persone si informano grazie alla televisione che, a reti unificate, oltre a parlare della quasi morte del premier (per una semplice fratturina neanche così evidente poi...), stanno dicendo che l'humus terroristico del XXI secolo fermenta proprio lì, in rete, dove orde di piccoli terroristi anti-premier crescono al grido di “taggati!” (che ci volete fare, ognuno c'ha l'urlo che si merita!). Sappiamo – oltre gli scherzi e le ironie – che il miglior momento che ha un governo per attuare leggi difficilmente digeribili dalla popolazione è proprio il momento in cui il popolo è emotivamente instabile, come l'isteria di questi giorni ci sta facendo vedere. È successo dopo l'11/9 negli Stati Uniti con il Patriot Act nel 2001, è successo con il pacchetto sicurezza qui in Italia, instaurato dopo l'omicidio Reggiani.
Più che di shock economy – non trattandosi di materie di quella natura – dunque, affermerei che il governo italiano sta creando una nuova teoria dello shock: la Shock Emotivity.