Premio Nobel per la "Memoria (scarsa)"

Ho già scritto di quanto reputi una cazzata - e scusate il francesismo - l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quindi non starò qui a ripetere i motivi che mi portano ad accettare la notizia con tanto stupore (e da quel che vedo e leggo il mio è uno stupore condiviso...).

Non posso neanche dire che l'assegnazione sia "politica", perché guardando ai precedenti vincitori non ci sono "connivenze imperialiste" dei paesi ricchi che si spartiscono il premio tra loro, visto che - ad esempio - questo stesso premio è stato vinto nel 1984 dall'arcivescovo sudafricano (ed attivista anti-apartheid) Desmond Tutu o - 10 anni dopo - da Yasser Arafat.
L'unica cosa che posso fare è accodarmi a Washington Post che ha fatto una sua personalissima assegnazione:


Ve la ricordate tutti no?
Lei si chiamava Neda Agha-Soltan, aveva 27 anni ed è stata uccisa nel giugno scorso in Iran, durante le proteste derivanti dai brogli elettorali che hanno rimesso sullo scranno più improtante Mahmud Ahmadinejad. Qui in Occidente molti l'avranno già dimenticata, vista la sterile velocità con cui fagocitiamo informazioni senza che queste possano in qualche modo scalfire le nostre quotidianità. Come abbiamo dimenticato la protesta stessa, per il semplice motivo che non leggiamo più cronache da Teheran e, come è risaputo, se una cosa non c'è sui giornali vuol dire che non esiste, semplicemente.

Forse più che il Premio Nobel per la Pace a Neda dovrebbe essere assegnato un "Premio Nobel alla memoria", perché magari sarà solo una provocazione quella del Washington Post [qui il link che richiama alla notizia battuta dall'agenzia Adnkronos, perché non sono riuscito a trovare l'originale della notizia "free"], però credo sarebbe stato importante non tanto per noi "ricchi e pasciuti" occidentali che domani avremo già scordato la notizia, ma sarebbe stato importante per i nostri fratelli e compagni iraniani, che magari avrebbero visto questo gesto come un modo per essere affianco alla loro battaglia, come a dire: "continuate così, perché la strada per la libertà e la pace è quella che avete intrapreso".

Perché alle volte la storia si cambia anche stando lontani dalle stanze dei bottoni. Come stanno tentando di fare in Iran ed in tante altre "zone fantasma" del nostro pianeta...