Todos somos nadies!

"Udite mortali il sacro grido: libertà! Libertà! Libertà!”
(Inno nazionale argentino)


Chiedono lavoro. Chiedono case. Chiedono diritti. La dignità no. Quella se la sono presa da soli.

Si chiamano “nadies”, “i nessuno”. Sono gli argentini che si ribellano, sono la quintessenza dell'anima argentina “d.o.c.”. Sono uomini, donne e bambini che fanno i conti con la globalizzazione. Non quella “teorica” professata dai grandi signori dell'economia e della politica, ma quella “vera”, quella “fisica”. Quella che non ti permette di comprare un litro di latte da dare ai tuoi figli; quella che ti toglie un pezzo di terra perché – per colpa di una banca che ti ha alzato il tasso del mutuo al 20% - non puoi più permetterti di estinguere i debiti sul tuo futuro e che quindi vendono con aste giudiziarie ai latifondisti (siamo nel 2009 – 2005 quando Fernando Solanas ha girato questo film – e ancora dobbiamo parlare di latifondisti?).
Non sono “violenti”, non vogliono ciò che non gli spetta. Sono solo arrabbiati. Arrabbiati di quella rabbia che ti prende per fame. Di quella rabbia che ti prende quando vedi che chi è ricco lo diventa sempre di più e tu sono due anni che dormi su una panchina dentro l'ospedale perché non hai i soldi per trovarti non dico una casa vera, ma almeno un tetto stabile per la notte. Non ammazzano e non hanno mai sparato a nessuno – cosa che invece ha fatto la polizia con Darìo Santillan, uno dei leader delle rivolte ucciso durante gli scontri.

Sappiamo quello che non vogliamo. E quello che vogliamo lo costruiremo insieme”.
E' questo lo slogan – se vogliamo trovarne uno – che queste persone si sono date. Come uniche armi di difesa hanno l'inno nazionale (un inno che parla di libertà) che cantano per interrompere le aste giudiziarie e la loro dignità. Che spesso è molto più forte di interi eserciti.
Sullo sfondo di queste lotte c'è la crisi che il popolo argentino ha subito nel 2001 ad opera della classe politica corrotta (e dell'insulsa politica economica portata avanti da Menem prima e poi – in parte – da Nestor Kirchner in collaborazione con Stati Uniti e Fondo Monetario Internazionale) e delle onnipresenti multinazionali. Possono arrestarli. Possono ucciderne i leader. Ma loro saranno sempre lì, riversati verso Plaza de Mayo, la “storica” Plaza de Mayo dove da 30 anni e più le madri dei desaparecidos (le Madres de Plaza de Mayo, appunto) combattono per la reaparición con vida de sus hijos.
Mi verrebbe quasi da dire: “è l'Argentina, baby!”. E' l'Argentina che ci insegna – per usare un vecchio slogan ormai caduto in disuso – che un altro mondo è possibile.
Come? Con il senso di comunità che noi “popoli ricchi” abbiamo perso.
Come? Con l'autogestione. Come quella che in molte fabbriche ex-fallite stanno usando gli operai per riprendersi il loro lavoro e la loro “vita normale”. Guardate alla ceramica “Zanon” o all'acciaieria “Forja” (presenti tra l'altro in un altro meraviglioso docu-film come The take di Naomi Klein – autrice di “No Logo” e “Shock Economy” - e Avi Lewis).
Come? Con la solidarietà tra i poveri. Come quella che un giorno ha fatto incontrare Martìn – colpito alla testa da una pallottola durante la repressione contro le Madres de Plaza de Mayo il 20 dicembre 2001 – ed il maestro Toba che gli salva la vita. A lui come alle centinaia di bambini a cui offre un pasto completo ogni sabato. O come quella di Antonia e Chipi, che cucinano per più di 200 persone (289 il “record”) con un po' di polenta e due cipolle o come Silvia e Carola, assistenti sociali che si battono ogni giorno per tenere in piedi l'ospedale pubblico.

Sono piccole storie. Piccole gocce d'acqua in un mare sempre più difficile da navigare. Perché un altro mondo è possibile, se si impara a navigare controcorrente.

Potete trovare i due film citati (La dignidad de los nadies e The Take) cliccando qui:
The take: http://video.google.com/videoplay?docid=8149373547373833649
La dignidad de los nadies: http://dailymotion.virgilio.it/video/x103ej_la-dignidad-de-los-nadies_politics