Vediamo nel dettaglio cosa dice il c.d. “decreto Alfano”:
- permesso di soggiorno a chi HA GIA' un lavoro in Italia. E già qui c'è la prima cretinata: se io vengo in Italia per cercare lavoro mi sa che in Italia un lavoro non ce l'ho, altrimenti che ci vengo a fare in Italia a cercare lavoro se ho già un lavoro in Italia? (p.s..le ripetizioni sono volute...)
- Nel caso di perdita del lavoro l'immigrato – con documenti in regola presumo – può essere iscritto nelle liste di collocamento per un periodo di 6 mesi, dopodiché di considera clandestino. Io lavoratore immigrato devo presentare la domanda per il rinnovo al massimo entro 60 giorni (a norma di legge sarebbero 90) prima della scadenza del vecchio pds. Mettiamo che io non conosca bene la lingua italiana. Figuriamoci del conoscere la burocrazia che quella non la conosciamo nemmeno noi che ci siamo nati in questo paese. Io so di persone che in 6 mesi non sono riusciti a rinnovarlo quel documento, non per volere loro ma per la bradipica lentezza della nostra burocrazia. In questo caso a chi si attribuisce l'etichetta di “clandestino”?
- Ciascuna famiglia potrà regolarizzare una sola colf; numero illimitato per le badanti. Perché appena l'ho letto mi è venuto in mente che la Carfagna disse di avere una badante per la madre (e non so con quale inquadramento contrattuale...)?
Ma da cosa?
In molti casi, penso per esempio ai migranti dai paesi africani, scappano dalla povertà. Scappano da condizioni di vita che noi neanche riusciamo ad immaginare. Scappano dalla guerra.
E qui avviene il “black out mentale”: chi c'è dietro quelle guerre?
Incuriosito, accendo il mio bel portatile e vado su google. Mi imbatto ad un certo punto in questo piccolo documento, che riporto fedelmente:
“Fonte: Corriere della Sera – 28 maggio 2006. NAIROBI-Le accuse dell'Onu sono durissime:«L'Italia lo scorso autunno ha fornito materiale militare al Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), violando l'embargo imposto dal Consiglio di Sicurezza». Assieme all'Italia...” etc etc...
Cosa? Non ci potevo credere! Come può il mio paese, quello stesso paese che ha all'art.11 della sua carta costituzionale la dicitura: “L'Italia rifiuta la guerra come strumento d'offesa” e che si vanta di essere tra i maggiori esperti dell'esportazione della pace nel mondo, finanziare la guerra somala? A quel punto mi sembra normale saperne di più.“...al terzo posto c'è l'Italia” - trovo scritto su PeaceReporter - “con 34,1 milioni di dollari. Il nostro paese, secondo quanto Microfinanza ha trovato nei dati Onu, ha rifornito la Siria per oltre 20 milioni di dollari e il Libano per 13,8 milioni. Una piccola fornitura da 42 mila dollari di 7 tonnellate di «armi non militari» è arrivata anche in Iran nel 2004. Con quest'ultimo paese abbiamo anche scambi – per un valore di 303 mila dollari – di forniture nucleari, insieme ai “cari amici” libici, con i quali abbiamo addirittura una joint venture tra Finmeccanica e Libyan Company for Aviation Industy (la Libyan Italian Advanced Tecnology Compani, Liatec).”
Abbiamo consegnato armi all'Eritrea, a India e Pakistan che si facevano vicendevolmente la guerra (quando si parla di soldi e pallottole non si guarda in faccia nessuno, no?), ad Algeria, Turchia e Colombia – con quest'ultima non oso immaginare quale sia la moneta di scambio – i cui eserciti non brillano certo per il rispetto dei diritti umani.
Non parliamo poi dell'”affaire” F35, gli aerei invisibili che ci costeranno la “modica” cifra di 14 miliardi di euro. Soldi che potevano benissimo essere utilizzati per una seria ricostruzione de L'Aquila. Ma questa sarebbe stata un'operazione “per il popolo”, e si sa che il governo va sempre in controtendenza a chi dovrebbe governare.
«I cacciabombardieri Joint Strike Fighter” - spiega, sempre a PeaceReporter, Walter Bovolenta dell'Assemblea Permanente NOF35- “rappresentano il primo sistema d'arma concepito per rispondere alle esigenze della nuova “gendarmeria mondiale” rappresentata dalla Nato. L'Italia produrrà e si doterà di un aereo militare ideato non per difendere il nostro spazio aereo nazionale, ma per partecipare a future missioni di guerra all'estero, per andare a bombardare in giro per il mondo, seminando morte, distruzione e sofferenza». E tanto per continuare a pulirsi il culo con la Costituzione.
Leggo addirittura – datato 22/07/2009, cioè ieri – dell'approvazione di alcuni emendamenti alla legge n°185/90 sulla trasparenza ed il controllo del commercio di armi per favorire i “venditori di morte”. Ciò vuol dire che da oggi se vendo 1 al mercato regolare delle armi, venderò 100-200 al mercato nero. E nel mercato nero lo sappiamo tutti chi c'è.
Banco Ambrosiano Veneto; Cassa di Risparmio di Firenze; Cassa di Risparmio di Imola, Bnl, Credito Italiano-Unicredito; Comit-Banca Intesa e San Paolo-Imi. Queste, insieme ad istituti bancari esteri come Banco Santander, Barclays, BBVA, BNP Paribas, Deutsche Banck, ING sono tra i finanziatori dei venditori di morte. I 13 istituti bancari principali hanno investito 39,6 miliardi di euro in pratiche e compagnie a dir poco discutibili. Come la Textron, che produce letali munizioni a grappolo, o come la Petrochina e la Vedanta Resources, che detengono dei record nella distruzione dell'ambiente. Le scuse addotte dalle banche (o Banche Armate, come la campagna di sensibilizzazione è stata chiamata) sono veramente ridicole: si passa dal “siamo solo finanziatori passivi” (per la serie “entrasse anche Bin Laden o Bush i soldi glieli diamo lo stesso”) come il Banco Ambrosiano Veneto al “sono armi non offensive” della Cassa di Risparmio di Imola. Scusa degna delle peggiori barzellette del premier.
Visti e considerati gli interessi in gioco – ed i giocatori – io credo sia doveroso che la società civile si svegli, informandosi e facendo pressione su governi ed istituzioni (bancarie e non) affinché i soldi dei nostri conti corrente non vadano a finanziare questo o quel signore della guerra afghano o somalo o di dove volete voi.
Ma come si dice: “Finché c'è guerra, c'è speranza”.
Ecco da cosa scappano quegli uomini e quelle donne che sbarcano sulle nostre coste, che tentano di attraversare i confini. Scappano da quel mondo che noi "popoli ricchi ed esportatori di pace" siamo correi a formare.
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