[cliccare qui per utenti Facebook]
Ci sono dei sogni che insegui per tutta la vita. Io il mio - quello di diventare giornalista - lo inseguo dal giorno in cui ho messo piede alle superiori (la "famosa" 1°H, che se è vero che l'h non si legge -come insegnano- mi sono fatto tutto il triennio, per me 4 anni ma lasciam perdere, in una classe senza sezione :P). Cioè dal giorno in cui un grandissimo professore - di quelli che ce ne sono rimasti pochissimi in questo paese - mi fece innamorare delle parole e di quello strano gusto che ha la ricerca delle parole giuste al fine di creare la sequenza di lettere che poi andranno a macchiare il foglio bianco per il "tema" (che era probabilmente l'unica cosa che veramente amavo fare quando andavo a scuola...), quando ti metti lì, vocabolario alla mano, a vedere se quel termine è esattamente quello che devi usare per dire quel che devi... Per me il giornalismo non è tanto un mestiere, quanto una vera e propria "missione". Una missione che ti porta a conoscere e a far conoscere quelle storie di cui nessuno sa o di cui nessuno parla, come la storia di Malalay Joya della quale scrissi sul mio vecchio blog (cliccate sul nome per visualizzare il post). Forse è anche per questo che adoro il giornalismo di Milena Gabanelli, di Marco Travaglio e di quella che considero l'esempio massimo da seguire, cioè Ilaria Alpi e che un giorno spero di poter fare mio (ma vabbè, questa è un'altra storia...). Sicuramente è per i motivi sopra elencati che ieri sera quando ho visto su facebook il video che potete vedere sopra mi sono chiesto quanta disumanità ci voglia per fare una cosa del genere. Io mi chiedo come si possa dare i dati auditel di una tragedia. Vabbè che abbiamo sicuramente - fatte salve alcune eccezioni - il peggior giornalismo del mondo, ma una disumanità del genere credevo di non doverla vedere. Perché nonostante i Vespa, nonostante i Fede, a tutto c'è un limite. Anche all'indecenza della nostra non-informazione. Mi chiedo con quale dignità si possa andare di fronte alle telecamere di una rete nazionale (e del servizio pubblico, cosa che per me è anche più grave...) e dire "mah, sapete, mentre la gente stava sotto le macerie, mentre la gente moriva e si disperava, noi facevamo il 10% di share". Lucrare sui morti, ecco cos'è! Ma si sa che qui, nei telegiornali delle non-notizie, nei telegiornali nei quali fai un pezzo da 10 minuti per dire quanti peli c'ha nel culo Berlusconi e uno da 30 secondi su una qualunque cosa che nel resto del mondo si chiama "notizia", più si rincoglionisce la gente e più il Gran Padrone è contento, non sia mai che a qualcuno venisse in mente di pensare. Scusate la poca diplomazia, ma una cosa del genere mi fa incazzare. Punto.
Lo chiamavano "servizio pubblico"
Scritto da
Andrea Intonti
Pubblicato
4/08/2009 06:32:00 PM
In questo post:
disservizio,
Gabanelli,
giornalismo,
ilaria alpi,
informazione,
Malalai Joya,
servizio pubblico,
tg1,
Travaglio