foto: globalproject.info |
Rio de Janeiro (Brasile), 21 giugno 2012 – Ambientale, sociale, di genere, democratica. Sono queste le quattro declinazioni uscite fuori dalla quinta giornata della Cupula dos povos, il contro-vertice dei movimenti sociali che si è tenuta nell'Alterro do Flamengo, in contemporanea con i lavori preparativi del vertice ufficiale di Rio+20, che qualcuno giudica fallimentare solo perché mancano i “grandi” leader come Obama o Angela Merkel, impegnati nel G20 che si sta tenendo in queste ore in Messico pur sapendo che la loro presenza non avrebbe spostato di un millimetro le decisioni del vertice. Tanto è vero che proprio il vertice allargato dei potenti che si sta tenendo a Los Cabos ha stanziato ben 100 miliardi di dollari per i combustibili fossili. Così, tanto per dare fin da subito l'idea di come si muoveranno le discussioni in questi giorni[1].
Per ognuna delle quattro formulazioni della crisi, naturalmente, esiste una questione di giustizia che dovrà ispirare il lavoro dei movimenti sociali di tutto il mondo. Partendo però da due assunti imprescindibili: quello della impossibilità di continuare a muoversi in «un sistema sostenibile con dei politici insostenibili» e quello – che del primo è conseguenza – che la gestione dei beni comuni possa essere fatta solo dalle comunità locali «scardinando il fallimentare meccanismo della rappresentanza impregnata di una corruzione endemica, dentro un sistema culturale fortemente antropocentrico, anche nelle pratiche spesso retoriche, che non tiene in considerazione i diritti naturali», come scrivono Clarissa Sant'ana e Franco Carrassi dell'Art Lab Occupato e Francesca Stanca dell'associazione Ya Basta! per Globlaproject[2].
Per questo i movimenti si sono dati come base da cui ripartire i quattro principi e le quattro virtù teorizzate da Leonardo Boff, cioè il rispetto nei confronti di tutti gli esseri, la cura – intesa come reciprocità in contrasto con il principio di dominazione – la responsabilità universale come processo di consapevolizzazione delle conseguenze degli atti individuali quotidiani nonché la cooperazione e la solidarietà come assunti quotidiani e non solo come comportamenti da tenersi durante periodi di emergenza.
Ospitalità, convivenza e convivialità, tolleranza e commensalismo (il quale intende, tra gli altri, anche il diritto all'accesso al cibo per tutte e tutti) sono le virtù nelle quali poi i principi trovano attuazione.
«Perché non siamo né ospiti, né amministratori del pianeta, noi siamo il pianeta».
Per ognuna delle quattro formulazioni della crisi, naturalmente, esiste una questione di giustizia che dovrà ispirare il lavoro dei movimenti sociali di tutto il mondo. Partendo però da due assunti imprescindibili: quello della impossibilità di continuare a muoversi in «un sistema sostenibile con dei politici insostenibili» e quello – che del primo è conseguenza – che la gestione dei beni comuni possa essere fatta solo dalle comunità locali «scardinando il fallimentare meccanismo della rappresentanza impregnata di una corruzione endemica, dentro un sistema culturale fortemente antropocentrico, anche nelle pratiche spesso retoriche, che non tiene in considerazione i diritti naturali», come scrivono Clarissa Sant'ana e Franco Carrassi dell'Art Lab Occupato e Francesca Stanca dell'associazione Ya Basta! per Globlaproject[2].
Per questo i movimenti si sono dati come base da cui ripartire i quattro principi e le quattro virtù teorizzate da Leonardo Boff, cioè il rispetto nei confronti di tutti gli esseri, la cura – intesa come reciprocità in contrasto con il principio di dominazione – la responsabilità universale come processo di consapevolizzazione delle conseguenze degli atti individuali quotidiani nonché la cooperazione e la solidarietà come assunti quotidiani e non solo come comportamenti da tenersi durante periodi di emergenza.
Ospitalità, convivenza e convivialità, tolleranza e commensalismo (il quale intende, tra gli altri, anche il diritto all'accesso al cibo per tutte e tutti) sono le virtù nelle quali poi i principi trovano attuazione.
«Perché non siamo né ospiti, né amministratori del pianeta, noi siamo il pianeta».
Note |
[2] Cupula dos Povos, quinta giornata: pensare differente per agire differente, di Clarissa Sant'Ana e Franco Carrassi (Art Lab Occupato - Globalproject Parma), Francesca Stanca (Ass. Ya Basta - Globalproject), globalproject.info, 19 giugno 2012