Reato elettorale, il giudice è incompetente. Da rifare il processo Lombardo

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Catania – È ufficiale: i due processi che vedono coinvolti il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Movimento per le Autonomie – cioè quello per voto di scambio e per concorso esterno in associazione mafiosa – verranno a breve accorpati in un unico processo, nel quale ai due verrà contestato ancora il reato di voto di scambio al quale viene aggiunta l'aggravante mafiosa.

L'idea di accorpare i processi era, peraltro, caldeggiata sia dai magistrati che dalla difesa, che ha però definito «assurdo ricominciare da capo quando il processo era ormai quasi finito» anche perché, come ha spiegato Guido Ziccone – che insieme ad Alessandro Benedetti difende il governatore – la procura non sarebbe più in tempo per chiedere al giudice di rivedere la propria competenza.
«Il giudice si dichiara carente nel poter sindacare la contestazione circa l'articolo 7 [articolo 7 della legge 203/91, cioè l'aggravante mafiosa, ndr[1]] poiché il reato rientra nella competenza del tribunale collegiale. Dispone quindi la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Catania, ritenendo che non sia stata svolta nessuna attività istruttoria dal momento della contestazione fino alla nuova udienza di oggi». Con queste parole il presidente del tribunale monocratico e giudice nel procedimento, Michele Fichera, si è detto incompetente di fronte a questa nuova ipotesi accusatoria, restituendo gli atti alla Procura catanese, che a sua volta dovrà interpellare il giudice per le indagini preliminari al quale spetterà il compito di decidere se convalidare tale ipotesi, dando il via al processo per voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia relativamente alle elezioni politiche del 2008 (stessa accusa mossa ai due per le elezioni regionali di quell'anno) o se archiviare tutto.

Lunedì prossimo, 23 luglio, davanti al giudice per le udienze preliminari, Marina Rizza, si terrà la nuova udienza – ultima prima dell'interruzione estiva – relativamente alle elezioni regionali di quattro anni fa, allorché gli avvocati difensori di Lombardo potranno controinterrogare il maggiore Lucio Arcidiacono.

Il Lombardo furioso. Durante le pause, Raffaele Lombardo ci ha tenuto a dire la sua sugli ultimi accadimenti, regionali e non. «La Sicilia in default? Noi stiamo come Umbria e Veneto, ci sono difficoltà ma la realtà è che lo Stato italiano ci deve 1 miliardo di euro, e poi come le agenzie di rating dimostrano stiamo meglio di Regioni come il Piemonte»[2]. In merito alle pressioni della politica nazionale, alla quale si è aggiunto anche il presidente del consiglio Mario Monti, Lombardo ha sottolineato come «qualcuno pretende che io non mi dimetta perché il sistema dei partiti nazionali che hanno usato la Sicilia come merce di scambio e bottino da incassare, e mi riferisco in particolare all'Udc, impazziscono se pensano ad elezioni anticipate». «Con le elezioni anticipate in Sicilia» - ha concluso il governatore - «il loro progetto di beccarsi la presidenza della Regione in cambio di qualcosa che otterranno a Roma va a gambe all'aria».

Note
[1] Legge 12 luglio 1991, n.203
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, recante provvedimenti urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata e di trasparenza e buon andamento dell'attività amministrativa
, http://www.comune.jesi.an.it/;
[2] Sicilia bocciata dopo aver superato 3 esami. Il default dei cannibali, siciliainformazioni.it, 19 luglio 2012