foto: rifondazionecomunistasicilia.it |
Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), 18 marzo 2012 - Sono in tutto quindici gli indagati nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria aperta dalla Procura barcellonese in merito al Parco commerciale di contrada Siena, la cui proprietà e gestione – attraverso la Dibeca sas – sarebbe riconducibile a Rosario Pio Cattafi, avvocato definito nel 2005 dalla stessa Procura «capo di una consorteria criminale» in azione sul territorio barcellonese[1]. Il reato contestato loro dal sostituto procuratore Francesco Massara è quello di abuso d'ufficio in concorso determinato dall'altrui inganno.
Nel procedimento sono stati iscritti lo stesso avvocato Cattafi, la legale rappresentante pro-tempore della società, Ferdinanda Corica, moglie di Stefano Piccolo, dottore commercialista legato all'avvocato di cui parla una relazione del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Firenze in merito ai rapporti tra Cattafi e la famiglia mafiosa catanese dei Santapaola nonché Nicoletta Di Benedetto in Cattafi ed i figli Maria ed Alessandro, soci dell'immobiliare “Dibeca”.
Avviso di proroga di indagine anche per l'ingegnere Orazio Mazzeo, responsabile unico del procedimento con il quale è stato approvato il piano regolatore particolareggiato del Parco commerciale e presidente della Commissione edilizia urbanistica comunale ed i progettisti del Piano regolatore, gli architetti Mario e Santino Nastasi.
Tra gli indagati, infine, il presidente pro-tempore della Grande Distribuzione Meridionale Piergiorgio Sacco, la cui società è sottoposta a Milano a procedura di concordato preventivo, il tecnico di fiducia della società, geometra Filippo Leopatri ed i cinque componenti della Commissione edilizia urbanistica comunale insediatasi il 25 ottobre del 2007 e che, con la seduta del 3 giugno 2008, avrebbe portato al termine l'esame del Piano regolatore particolareggiato.
L'”affaire-Parco commerciale” - la cui area è stata posta sotto sequestro dalla Procura distrettuale antimafia messinese, lo scorso anno, in quanto bene riconducibile a Cattafi – era stato inserito nel dossier con cui il 24 novembre la ministra dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha firmato il decreto di accesso agli atti del Comune, necessario per «verificare la procedura adottata dall'amministrazione comunale per la localizzazione del parco commerciale e ciò per stabilire possibili condizionamenti della criminalità organizzata nell'attività amministrativa del Comune di Barcellona».
Proprio sul lavoro dell'amministrazione comunale è nato un piccolo “giallo”: l'abuso d'ufficio contestato agli indagati indica nel 16 novembre 2009 la data in cui il reato sarebbe stato commesso, giorno nel quale il Consiglio comunale approvò, con un solo voto contrario, la delibera numero 59 riguardante il Piano regolatore del Parco commerciale. Allo stato degli atti notificati agli indagati, però, non risultano componenti del consiglio comunale. Era stato lo stesso sindaco Candeloro Nania, nella memoria difensiva inviata alla Commissione interforze di accesso agli atti che, riferendosi proprio alla delibera numero 59, aveva evidenziato come «il Consiglio comunale, quando non è in discussione un tema che attiene all'indirizzo politico, non può che tener conto della regolarità o meno dell'atto posto alla sua attenzione, secondo i pareri e le proposte degli organi tecnici competenti valutando la conformità della proposta all'interesse pubblico».
Decade, con questi arresti, quella che qualcuno ha definito come "teoria del complotto", volta a screditare il lavoro del giornalista Antonio Mazzeo e dell'associazione antimafia "Rita Atria", primi a denunciare quello che stava avvenendo all'ombra del Parco commerciale.
Nel procedimento sono stati iscritti lo stesso avvocato Cattafi, la legale rappresentante pro-tempore della società, Ferdinanda Corica, moglie di Stefano Piccolo, dottore commercialista legato all'avvocato di cui parla una relazione del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Firenze in merito ai rapporti tra Cattafi e la famiglia mafiosa catanese dei Santapaola nonché Nicoletta Di Benedetto in Cattafi ed i figli Maria ed Alessandro, soci dell'immobiliare “Dibeca”.
Avviso di proroga di indagine anche per l'ingegnere Orazio Mazzeo, responsabile unico del procedimento con il quale è stato approvato il piano regolatore particolareggiato del Parco commerciale e presidente della Commissione edilizia urbanistica comunale ed i progettisti del Piano regolatore, gli architetti Mario e Santino Nastasi.
Tra gli indagati, infine, il presidente pro-tempore della Grande Distribuzione Meridionale Piergiorgio Sacco, la cui società è sottoposta a Milano a procedura di concordato preventivo, il tecnico di fiducia della società, geometra Filippo Leopatri ed i cinque componenti della Commissione edilizia urbanistica comunale insediatasi il 25 ottobre del 2007 e che, con la seduta del 3 giugno 2008, avrebbe portato al termine l'esame del Piano regolatore particolareggiato.
L'”affaire-Parco commerciale” - la cui area è stata posta sotto sequestro dalla Procura distrettuale antimafia messinese, lo scorso anno, in quanto bene riconducibile a Cattafi – era stato inserito nel dossier con cui il 24 novembre la ministra dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha firmato il decreto di accesso agli atti del Comune, necessario per «verificare la procedura adottata dall'amministrazione comunale per la localizzazione del parco commerciale e ciò per stabilire possibili condizionamenti della criminalità organizzata nell'attività amministrativa del Comune di Barcellona».
Proprio sul lavoro dell'amministrazione comunale è nato un piccolo “giallo”: l'abuso d'ufficio contestato agli indagati indica nel 16 novembre 2009 la data in cui il reato sarebbe stato commesso, giorno nel quale il Consiglio comunale approvò, con un solo voto contrario, la delibera numero 59 riguardante il Piano regolatore del Parco commerciale. Allo stato degli atti notificati agli indagati, però, non risultano componenti del consiglio comunale. Era stato lo stesso sindaco Candeloro Nania, nella memoria difensiva inviata alla Commissione interforze di accesso agli atti che, riferendosi proprio alla delibera numero 59, aveva evidenziato come «il Consiglio comunale, quando non è in discussione un tema che attiene all'indirizzo politico, non può che tener conto della regolarità o meno dell'atto posto alla sua attenzione, secondo i pareri e le proposte degli organi tecnici competenti valutando la conformità della proposta all'interesse pubblico».
Decade, con questi arresti, quella che qualcuno ha definito come "teoria del complotto", volta a screditare il lavoro del giornalista Antonio Mazzeo e dell'associazione antimafia "Rita Atria", primi a denunciare quello che stava avvenendo all'ombra del Parco commerciale.
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