Quanto meno quella aperta con questo cartello.
Perché, come sappiamo, quando in un sistema di potere viene a mancare uno degli attori – come in questo caso – o il sistema crolla nella sua interezza oppure, semplicemente, quel posto lasciato vacante viene preso da qualcun altro. E questo “qualcun altro”, in Messico, sono i Cavalieri Templari.
Nati da una delle tante scissioni che contraddistinguono il mondo dei narcos, il loro “esordio” risale allo scorso 17 marzo (l'atto di nascita ufficiale risale invece al giorno 8), quando i cittadini di Morèlia – che dello stato di Michoacán è il capoluogo – si risvegliarono con questa immagine:
«Lo matamos por bandido y secuestrador. Atentamente Los Caballeors Templarios». «Lo abbiamo ucciso in quanto ladro e sequestratore. Distinti Saluti, I Cavalieri Templari» recita il narcomanta – cioè lo striscione, uno degli strumenti comunicativi “classici” dei narcos – appeso al collo della vittima, la prima di una serie che per adesso si attesta sulle 28 persone. Ma il dato, come è facilmente pronosticabile, è destinato a modificarsi a breve...
una guerra tra fratell(astr)i
L'intento dei Templari di Michoacan – o, per usare il loro gergo, la crociata – è quello di soppiantare completamente gli ex alleati de “La Familia”. O, quanto meno, quello che ne rimane dopo l'arresto di “El Chango”. Più che di alleanza, comunque, sarebbe forse meglio parlare di fratellanza, dato che gli appartenenti ai Templari – come evidenziato dal loro corrido, dal loro “promo” (visualizzabile qui: http://tu.tv/videos/el-corrido-de-los-caballeros-templarios) – sono tutti ex fedelissimi di Nazario Moreno González, conosciuto come “El más loco” (“Il più pazzo”) deceduto il 9 dicembre 2010 in uno scontro a fuoco, a partire da quel Servando Gómez Martínez - “La Tuta”- che della “Familia Michoacana” è stato uno dei fondatori e che fino al primo semestre del 2010 ha continuato ad esercitare la sua professione di professore in una scuola del municipio di Arteaga, circa 300 km più a sud rispetto a Morèlia. L'altro leader è Enrique Plancarte Solís, “El Kike”, che de “La Familia” era uno dei comandanti del "reparto sicari"[2].
Propaganda, redenzione e cocaina.
Uno scontro fratricida imbevuto di religione. Sia i Templari che gli attuali appartenenti alla Familia, infatti, muovono i propri passi da un'attenzione profonda verso le istanze religiose. Se, infatti, già ai tempi della reggenza di Moreno Gonzáles era nota la “Bibbia” contenente i valori morali ai quali il cartello doveva attenersi, i Templari non solo hanno ripreso tale pratica – a riprova della medesima genitura – accentuandola in osservanza del nome (e della “missione divina” cui dicono di obbedire) che si sono dati. D'altronde basta prendere un libro di storia per capire che ruolo abbia avuto la religione nell'opera di proselitismo, che va di pari passo con la creazione di una rete “di tutela popolare” che poi portano la gente a “fare il tifo” - in maniera più o meno volontaria , come dimostra il seguente video del quotidiano “Milenio” - per i narcos piuttosto che per il governo o le forze di polizia (sulle cui connivenze, comunque, si potrebbe aprire capitolo a sé)
Come poi si riesca a far coincidere la “protezione degli oppressi, delle vedove e degli orfani” (“comandamento” numero 3 dei Templari[3]) con il traffico di droga ed il racket delle anfetamine è una questione che, probabilmente, solo i narcos riuscirebbero a spiegare....
È interessante anche notare la cura che i Templari pongono – a differenza di quello che fanno gli altri cartelli ma comunque nel solco dell'operato della Familia “prima versione” - sull'aspetto mediatico e comunicativo in generale. Non solo, infatti, molta importanza è data ad aspetti “scenografici” come l'uso di elmi e delle classiche tuniche che tutti abbiamo visto almeno una volta sui libri di storia utilizzate in alcune cerimonie (“influenza” delle cosche calabresi?), ma anche – o forse soprattutto – alla diffusione delle loro azioni, spesso riprese e messe in rete per sfruttarne evidentemente l'aspetto “virale”. Chissà cosa avrebbero potuto fare i Templari “originali” se avessero avuto la rete a disposizione...
P.s...In conclusione mi corre l'obbligo di ringraziare Mariana Demichelis Burr, amica, collega di corso e fonte preziosissima per la cura della “pagina messicana” di Señor Babylon e della quale – mi auguro – sentiremo parlare (per chi fosse interessato: http://www.flickr.com/photos/demichelismariana/)
Note:
[1] http://senorbabylon.blogspot.com/2011/04/messico-italia-sulla-rotta-dei-narcos.html
[2] http://www.jornada.unam.mx/2009/07/15/index.php?section=politica&article=003n2pol