Confessioni di un sicario messicano, stanza 164

«Un sicario non ha bisogno di far soffrire la gente, perché la gente soffre dal momento in cui sa che la stai cercando...».
A parlare così è un personaggio - che a volte si fa davvero fatica a non inserire nella casistica degli attori professionisti - che il mestiere del sicario lo conosce bene, essendo stato per oltre vent'anni al soldo dei cartelli messicani. Gianfranco Rosi, regista di "El Sicario - Room 164" ci presenta uno spaccato di un paese (il Messico) e di un problema (quello dei cartelli della droga) che a noi appaiono lontani e di cui i nostri media - tranne quelli specializzati - sembra non vogliano occuparsi, presi come sono nel dedicarsi a varie forme di "gossip".

Charles Bowden, giornalista e co-autore del documentario, ha inseguito il sicario per oltre due decadi, arrivando poi a pubblicare per Harper's Magazine l'articolo da cui il documentario prende le mosse (e che è reperibile, in inglese, a questo indirizzo: http://variousenthusiasms.wordpress.com/2009/04/28/the-sicario-a-juarez-hit-man-speaks-by-charles-bowden-harpers/).
Al di là delle inevitabili prese di posizione sull'uomo che si cela dietro a quel velo nero ed ai suoi atti (la stanza in cui è ambientato il documentario è quella da lui usata per nascondere ed uccidere alcune delle sue vittime...) è, io credo, in qualche modo una testimonianza "storica", come quelle di tutti i c.d. "insider", tutti quelli cioè, che per anni ha lavorato all'interno di un sistema di Potere e poi, per un imprecisato motivo, decide di denunciare. No, niente a che vedere con il famoso "insider" che sta spopolando in questi giorni su Facebook. Ma questa è un'altra storia...