L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
[Dal giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Seduta comune di Camera e Senato del 9 luglio 1978]
Roma - Nell'ultima puntata di PresaDiretta, Riccardo Iacona è andato ad intervistare Pierre Sprey, progettista dell'F-16, il quale ha dettagliato quanto l'antimilitarismo ed il pacifismo italiano denunciano da tempo: i “famigerati” F-35 di cui in campagna elettorale tutti dicono di volersi disfare (ma che solo Radicali e Italia dei Valori hanno tentato di contrastare in Parlamento) hanno una stabilità ed una sicurezza minori anche a confronto di un aeroplanino di carta.
La legge è passata con il voto di tutti i partiti tranne l'Italia dei Valori e i Radicali mentre la Lega si è astenuta. #presadiretta
— Presa Diretta (@Presa_Diretta) 03 febbraio 2013
Dietro gli aerei, però, si muove tutto il sistema della spesa militare, “l'invariata spesa asociale” che illustra il Libro bianco sulle spese militari 2012 realizzato dalla campagna Sbilanciamoci!
La scelta di aver partecipato al programma per questi velivoli – il cui costo è passato dai 62 milioni di dollari delle previsioni ai 170 del gennaio 2011 – come semplice sub-fornitore della statunitense Lockheed Martin, ha messo l'Italia (e Finmeccanica, braccio del nostro reale ministero degli Esteri, composto dalle poche grandi imprese ad avere mercato internazionale) ai margini della realizzazione dell'Airbus, considerato il principale programma industriale e tecnologico sviluppato dall'aeronautica civile in Europa, dando però una chiave di lettura ben definita sul ruolo che il nostro sistema politico vuol dare al Paese.
In merito agli F-35, inoltre, è interessante notare come John McCain – non certo una colomba – abbia rivisto la propria posizione definendo il progetto uno «scandalo» e una «tragedia». Delle due l'una: o i falchi statunitensi sono più intelligenti delle colombe italiane – o magari meno legati al potere della lobby militare – oppure l'essere stato in guerra, al contrario dei nostri politici, rende più realisti.
Il problema non è tanto l'acquisto di questi velivoli quanto il paradigma che ormai questi rappresentano, dietro al quale si nasconde la visione della politica militare (e, per riflesso, di pace) italiana e del ruolo del nostro paese sullo scenario internazionale.
L'errore lessicale. Sanità, istruzione, pensioni. Sono solo tre delle voci che hanno subito tagli per effetto della crisi economico-finanziaria dal 2008, da quando la spesa sociale è scesa di otto volte in cinque anni, passando da 1.600 milioni di euro della fase iniziale della crisi in Italia a meno di 200 milioni quest'anno. Un chiaro segnale del disinteresse verso lo stato sociale degli ultimi governi in favore del comparto militare, nel quale non si è registrato alcun effetto di crisi.