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CATANIA, 17 GIUGNO 2012 – È ripartito due giorni fa il processo ordinario nato da una degli innumerevoli filoni (sette, in tutto) del processo denominato Iblis sui presunti intrecci tra mafia, imprenditoria e politica, un processo che sembra andare a rilento, nell'attesa che la Cassazione si pronunzi in merito al conflitto di competenze tra Tribunale e Corte di Assise.
Questa volta a parlare è stato Francesco Paolo Giuffrida, ex consulente della Procura di Palermo in merito alle indagini sul gruppo Fininvest adesso alla filiale romana della Banca d'Italia, per la quale in passato ha fatto parte anche dell'Unità di informazione finanziaria che si è occupata dei finanziamenti del settore eolico fin dal 2008, dopo alcune segnalazioni arrivate da fonti afferenti sia alla magistratura che agli organi di informazione. «Molti imprenditori hanno investito sull'eolico per ottenere i vantaggi derivanti dalle agevolazioni finanziarie statali e regionali nella fase della realizzazione degli impianti e in seguito anche nella produzione dell'energia» ha evidenziato il teste.
I magistrati si sono concentrati per lo più sulla Veronagest S.p.A., azienda veronese ma controllata al cento per cento da una holding lussemburghese, con interessi nel settore delle energie rinnovabili (non solo in Sicilia) alla quale sono da ricondurre il parco eolico Ennese a Ramacca, nel catanese, e quello di Tempio Pausania a Marineo, nel palermitano.
È a questo punto che Giuffrida fa il nome di Vito Nicastri, considerato il “signore dell'eolico” a Trapani, al quale il locale Tribunale due anni fa ha sequestrato beni per un miliardo e 500mila euro in quanto indicato come vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. L'uomo, stando alla ricostruzione, sarebbe stato lo “sviluppatore” dell'operazione Veronagest, cioè il referente della società in Sicilia, per la quale Nicastri doveva ricevere le autorizzazioni ed acquistare i terreni. Oltre a questo, Nicastri avrebbe partecipato attivamente alla realizzazione dei parchi eolici, attraverso la società Eurocostruzioni.
La questione, comunque, verrà maggiormente specificata il prossimo 28 giugno, data in cui è prevista la ripresa del processo.
A margine dell'udienza – come ricorda Salvo Catalano su CTZen.it[1] - è tornato a parlare anche il legale di Vincenzo Santapaola, Francesco Strano Tagliareni, che ha denunciato la situazione del suo assistito, in carcere a Rebibbia sotto regime di 41bis. «Parlando col mio assistito» - ha dichiarato, ricordando come già in passato abbia già chiesto spiegazioni al giudice per le misure cautelari - «emerge una situazione al di fuori della norma. Non riceve posta, non arriva la posta che invia, non può fare nessunissima attività, non ha contatti con i familiari. Va garantito il diritto di difesa, vorrei una risposta dal dipartimento di amministrazione penitenziaria». Dal canto suo, il giudice si è limitato a dire di non credere che ciò «sia argomento da dibattere in pubblica udienza» e che la richiesta dell'avvocato è stata inoltrata al Dap.
Questa volta a parlare è stato Francesco Paolo Giuffrida, ex consulente della Procura di Palermo in merito alle indagini sul gruppo Fininvest adesso alla filiale romana della Banca d'Italia, per la quale in passato ha fatto parte anche dell'Unità di informazione finanziaria che si è occupata dei finanziamenti del settore eolico fin dal 2008, dopo alcune segnalazioni arrivate da fonti afferenti sia alla magistratura che agli organi di informazione. «Molti imprenditori hanno investito sull'eolico per ottenere i vantaggi derivanti dalle agevolazioni finanziarie statali e regionali nella fase della realizzazione degli impianti e in seguito anche nella produzione dell'energia» ha evidenziato il teste.
I magistrati si sono concentrati per lo più sulla Veronagest S.p.A., azienda veronese ma controllata al cento per cento da una holding lussemburghese, con interessi nel settore delle energie rinnovabili (non solo in Sicilia) alla quale sono da ricondurre il parco eolico Ennese a Ramacca, nel catanese, e quello di Tempio Pausania a Marineo, nel palermitano.
È a questo punto che Giuffrida fa il nome di Vito Nicastri, considerato il “signore dell'eolico” a Trapani, al quale il locale Tribunale due anni fa ha sequestrato beni per un miliardo e 500mila euro in quanto indicato come vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro. L'uomo, stando alla ricostruzione, sarebbe stato lo “sviluppatore” dell'operazione Veronagest, cioè il referente della società in Sicilia, per la quale Nicastri doveva ricevere le autorizzazioni ed acquistare i terreni. Oltre a questo, Nicastri avrebbe partecipato attivamente alla realizzazione dei parchi eolici, attraverso la società Eurocostruzioni.
La questione, comunque, verrà maggiormente specificata il prossimo 28 giugno, data in cui è prevista la ripresa del processo.
A margine dell'udienza – come ricorda Salvo Catalano su CTZen.it[1] - è tornato a parlare anche il legale di Vincenzo Santapaola, Francesco Strano Tagliareni, che ha denunciato la situazione del suo assistito, in carcere a Rebibbia sotto regime di 41bis. «Parlando col mio assistito» - ha dichiarato, ricordando come già in passato abbia già chiesto spiegazioni al giudice per le misure cautelari - «emerge una situazione al di fuori della norma. Non riceve posta, non arriva la posta che invia, non può fare nessunissima attività, non ha contatti con i familiari. Va garantito il diritto di difesa, vorrei una risposta dal dipartimento di amministrazione penitenziaria». Dal canto suo, il giudice si è limitato a dire di non credere che ciò «sia argomento da dibattere in pubblica udienza» e che la richiesta dell'avvocato è stata inoltrata al Dap.
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