foto: geapress.org |
Messina, 5 maggio 2012 – Quarantotto rinvii a giudizio. È quanto hanno chiesto i sostituti Angelo Cavallo della Direzione distrettuale antimafia e Fabrizio Monaco della Procura messinese nell'ambito dell'operazione denominata “Gramigna”, scattata all'alba del 22 luglio scorso e che ha portato all'arresto di boss emergenti, che hanno preso il posto dei capi storici, in carcere sotto il regime del 41bis e fiancheggiatori delle famiglie messinesi di Cosa Nostra, accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico ed alla detenzione illecita di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata ai reati contro il patrimonio, estorsione, usura, associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di animali ed all'illecita organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali, violazione alla normativa sulle armi e sulle munizioni.
Tra gli indagati spiccano i nomi di Domenico Arena, che ha preso il posto di Puccio Gatto per il controllo del quartiere Giostra e quelli di Lorenzo Micalizzi - che ha ereditato il gruppo di Santa Lucia sopra Contesse da Giacomo Spartà del clan omonimo e che gestiva l'organizzazione delle corse clandestine di cavalli[1] - e Francesco Pergolizzi, capo della famiglia di Camaro in sostituzione di Carmelo Ventura, capo del clan Ferrante-Lo Duca-Ventura.
Tra gli altri indagati, Antonino Di Blasi, veterinario coinvolto nel sempre più fruttuoso business delle corse clandestine di cavalli e in tale ambito già interessato dall'inchiesta “Piste di sabbia”[2] e Nunzio Venuti, a capo del “settore usura” della mafia messinese. Le indagini hanno portato anche all'emersione di una delle rotte della droga siciliane, che aveva in Messina una tappa intermedia tra Napoli, dove veniva acquistata, e Salerno dove poi veniva spacciata. A gestire il tutto sarebbero stati Davide Puleo per i messinesi ed Angela di Marzio per le piazze salernitane.
Tra gli indagati spiccano i nomi di Domenico Arena, che ha preso il posto di Puccio Gatto per il controllo del quartiere Giostra e quelli di Lorenzo Micalizzi - che ha ereditato il gruppo di Santa Lucia sopra Contesse da Giacomo Spartà del clan omonimo e che gestiva l'organizzazione delle corse clandestine di cavalli[1] - e Francesco Pergolizzi, capo della famiglia di Camaro in sostituzione di Carmelo Ventura, capo del clan Ferrante-Lo Duca-Ventura.
Tra gli altri indagati, Antonino Di Blasi, veterinario coinvolto nel sempre più fruttuoso business delle corse clandestine di cavalli e in tale ambito già interessato dall'inchiesta “Piste di sabbia”[2] e Nunzio Venuti, a capo del “settore usura” della mafia messinese. Le indagini hanno portato anche all'emersione di una delle rotte della droga siciliane, che aveva in Messina una tappa intermedia tra Napoli, dove veniva acquistata, e Salerno dove poi veniva spacciata. A gestire il tutto sarebbero stati Davide Puleo per i messinesi ed Angela di Marzio per le piazze salernitane.
Note |
[2] Messina, tutti i retroscena dell'operazione "Pista di sabbia": Corse di cavalli, venti arresti. Coinvolti pure tre veterinari. I carabinieri applicano una legge speciale del 2004: sequestrate 10 stalle, 70 indagati di Enrico Di Giacomo, enricodigiacomo.org, 30 aprile 2011