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New York, 7 aprile 2012 – Quando lo arrestarono, nel 2008, gli uomini della Drug Enforcement Administration si trovarono davanti un uomo che poco aveva a che fare con Nicolas Cage, l'attore a cui Andrew Niccol affidò nel 2005 il ruolo del trafficante d'armi protagonista in “Lord of war”, personaggio di fantasia fortemente ispirato al “Mercante di morte” russo Viktor Bout, fin dai primi anni Novanta considerato il più pericoloso trafficante d'armi al mondo insieme al siriano Monser al-Kassar, noto come “il principe di Marbella”.
Per l'ex ufficiale dell'aeronautica militare russa ed ex Kgb[1] ora, si apriranno le porte del carcere americano che lo ospiterà per i prossimi venticinque anni, tanti quanti ne ha comminati la Corte di New York a cui era affidato il processo conclusosi nei giorni scorsi.
Nel marzo 2008, dopo una lunga e laboriosa operazione portata avanti dagli uomini dell'antidroga americana, che si erano spacciati per appartenenti alle Farc colombiane, in collaborazione con la polizia thailandese, quella rumena, quella di Curacao (Antille olandesi), l'intelligence danese ed il dipartimento di giustizia americano, Bout venne arrestato in Thailandia mentre vendeva ai finti colombiani un vero e proprio arsenale di guerra, come ha constatato il Southern District of New York, che nei capi d'imputazione parla settecento-ottocento missili terra-aria, oltre ventimila fucili AK-47, elicotteri di fabbricazione russa, dieci milioni di pallottole, cinque tonnellate di esplosivo plastico C-4, aerei ultraleggeri dotati di lanciagranate e svariate tipologie di armi pesanti per un valore complessivo di numerosi milioni di euro.
A ciò, continua il Southern District, va aggiunta l'aggravante di voler realizzare – insieme ai finti Farc - azioni terroristiche contro militari e cittadini americani in Colombia.
Per i suoi traffici Bout si era dotato di un impero composto da holding finanziarie con sede in Europa, Africa, Stati Uniti e negli Emirati Arabi Uniti e aziende come la “Aerocom” o la “Airbus”, una consistente flotta di aerei cargo utilizzati ufficialmente per trasportare cibo e medicinali – ma che in realtà servivano per lo più al trasporto delle armi - lavorando anche per i governi occidentali, come durante la missione “Restore Hope” in Somalia tra il 1992 ed il 1993. Proprio alla “Airbus”, attraverso una controllata della “Halliburton” il governo statunitense avrebbe affidato il trasporto dei militari durante la “campagna” irachena.
Continuano, invece, le ricerche di Richard Ammar Chichakli, cittadino libanese con passaporto americano considerato il braccio destro di Bout ed inserito nella lista dei più pericolosi latitanti del mondo. Insieme a Bout è accusato di riciclaggio di denaro e della ripetuta vendita di armi all'ex presidente liberiano Charles Taylor nella prima metà degli anni novanta in cambio dei cosiddetti “diamanti insanguinati” illegalmente estratti dalle miniere della Liberia e della Sierra Leone[2].
Per l'ex ufficiale dell'aeronautica militare russa ed ex Kgb[1] ora, si apriranno le porte del carcere americano che lo ospiterà per i prossimi venticinque anni, tanti quanti ne ha comminati la Corte di New York a cui era affidato il processo conclusosi nei giorni scorsi.
Nel marzo 2008, dopo una lunga e laboriosa operazione portata avanti dagli uomini dell'antidroga americana, che si erano spacciati per appartenenti alle Farc colombiane, in collaborazione con la polizia thailandese, quella rumena, quella di Curacao (Antille olandesi), l'intelligence danese ed il dipartimento di giustizia americano, Bout venne arrestato in Thailandia mentre vendeva ai finti colombiani un vero e proprio arsenale di guerra, come ha constatato il Southern District of New York, che nei capi d'imputazione parla settecento-ottocento missili terra-aria, oltre ventimila fucili AK-47, elicotteri di fabbricazione russa, dieci milioni di pallottole, cinque tonnellate di esplosivo plastico C-4, aerei ultraleggeri dotati di lanciagranate e svariate tipologie di armi pesanti per un valore complessivo di numerosi milioni di euro.
A ciò, continua il Southern District, va aggiunta l'aggravante di voler realizzare – insieme ai finti Farc - azioni terroristiche contro militari e cittadini americani in Colombia.
Per i suoi traffici Bout si era dotato di un impero composto da holding finanziarie con sede in Europa, Africa, Stati Uniti e negli Emirati Arabi Uniti e aziende come la “Aerocom” o la “Airbus”, una consistente flotta di aerei cargo utilizzati ufficialmente per trasportare cibo e medicinali – ma che in realtà servivano per lo più al trasporto delle armi - lavorando anche per i governi occidentali, come durante la missione “Restore Hope” in Somalia tra il 1992 ed il 1993. Proprio alla “Airbus”, attraverso una controllata della “Halliburton” il governo statunitense avrebbe affidato il trasporto dei militari durante la “campagna” irachena.
Continuano, invece, le ricerche di Richard Ammar Chichakli, cittadino libanese con passaporto americano considerato il braccio destro di Bout ed inserito nella lista dei più pericolosi latitanti del mondo. Insieme a Bout è accusato di riciclaggio di denaro e della ripetuta vendita di armi all'ex presidente liberiano Charles Taylor nella prima metà degli anni novanta in cambio dei cosiddetti “diamanti insanguinati” illegalmente estratti dalle miniere della Liberia e della Sierra Leone[2].
Note |
[2] Liberia: dai diamanti insanguinati alla polvere bianca di Gaetano Liardo, liberainformazione.org, 22 febbraio 2010