foto: palermo.repubblica.it |
Palermo, 7 aprile 2012 – Lo scorso 14 marzo la Direzione investigativa antimafia e la prefettura di Palermo avevano chiesto di sospendere l'amministrazione di tre società operanti nel porto palermitano in quanto quaranta dei 157 soci avevano precedenti per mafia[1]. L'individuazione di questi “rappresentanti” aveva indotto gli inquirenti a lanciare l'allarme sulla potenziale spartizione del porto da parte delle famiglie di Cosa Nostra palermitana.
Nei giorni scorsi, però, l'Autorità portuale di Palermo ha revocato l'annullamento delle concessioni e delle autorizzazioni per la “Portitalia srl”, la “TCP-Terminal Containers Palermo srl” e la “CSP-Compagnia Servizi Portuali srl”, che dunque sono rientrate in possesso delle autorizzazioni necessarie per poter lavorare all'interno dei porti di Palermo e Termini Imerese.
La sospensione delle società – che all'interno del porto si occupano di attività logistica, trasporti e distribuzione merci – era stata decisa in applicazione del nuovo codice antimafia, che ha introdotto la possibilità di definire provvedimenti preventivi qualora gli inquirenti ravvisino potenziali infiltrazioni della criminalità organizzata.
«Si tratta di un importante passo avanti nel lavoro dell'Amministrazione giudiziaria che fin da subito ha lavorato per garantire la continuità aziendale» - ha commentato l'Amministratore giudiziario, avvocato Gaetano Cappellano Seminara - «L'ottenimento delle certificazioni e la restituzione delle autorizzazioni è la prova della fiducia delle istituzioni nei confronti dell'Amministrazione giudiziaria, grazie alla quale i lavoratori portuali potranno continuare a svolgere le loro attività nell'interesse delle aziende clienti e di tutto l'indotto».
Nei giorni scorsi, però, l'Autorità portuale di Palermo ha revocato l'annullamento delle concessioni e delle autorizzazioni per la “Portitalia srl”, la “TCP-Terminal Containers Palermo srl” e la “CSP-Compagnia Servizi Portuali srl”, che dunque sono rientrate in possesso delle autorizzazioni necessarie per poter lavorare all'interno dei porti di Palermo e Termini Imerese.
La sospensione delle società – che all'interno del porto si occupano di attività logistica, trasporti e distribuzione merci – era stata decisa in applicazione del nuovo codice antimafia, che ha introdotto la possibilità di definire provvedimenti preventivi qualora gli inquirenti ravvisino potenziali infiltrazioni della criminalità organizzata.
«Si tratta di un importante passo avanti nel lavoro dell'Amministrazione giudiziaria che fin da subito ha lavorato per garantire la continuità aziendale» - ha commentato l'Amministratore giudiziario, avvocato Gaetano Cappellano Seminara - «L'ottenimento delle certificazioni e la restituzione delle autorizzazioni è la prova della fiducia delle istituzioni nei confronti dell'Amministrazione giudiziaria, grazie alla quale i lavoratori portuali potranno continuare a svolgere le loro attività nell'interesse delle aziende clienti e di tutto l'indotto».
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