Catania, 28 aprile 2012 – Nuovo capitolo della saga del “cementificio” Catania. Dopo Piazza dei Martiri e i parcheggi[1], infatti, una nuova colata di cemento è previsto per la riserva naturale di Oasi del Simeto, il cui polmone verde è già da tempo compromesso – come denuncia Legambiente – da micro-discariche[2] e amianto[3].
Il nome tecnico è “Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio” (da ora P.r.u.s.s.t.). Tradotto significa 588,30 ettari di verde (in aggiunta ai villaggi abusivi, che già interessano circa 346 ettari) dell'area di protezione della riserva naturale sostituiti dal grigio cemento di negozi, ristoranti, complessi residenziali, centri estetici, un campo da golfo, uno specchio d'acqua artificiale e – naturalmente – alberghi fino a quaranta piani. Il tutto nella zona B della riserva, creata proprio per a protezione di quest'ultima.
Progetto datato 1999 e che scadrà il 31 dicembre 2013. Tempo, insomma, ce n'è poco. E l'occasione della tornata elettorale, prevista tra circa un anno, è perfetta per chiudere la pratica.
Quattro le aree di intervento, dette “aree risorsa”, previste:
1) “Porto canale”, un porto turistico da 1200 posti con annesso specchio d'acqua artificiale, un cantiere navale, un albergo da quindici o venti piani, strutture sportive, aree commerciali, yacht club, centro benessere, un centro fieristico navale ed un complesso residenziale - “Borgo marinaro” - con “verde privato” e zone destinate a viabilità e parcheggi;
2) Il Golf Resort che, come dice il nome stesso, sarà un immenso – e dispendioso per le risorse idriche – campo da golf, che sorgerà su un terreno agricolo, sul quale è prevista anche “Le colture del Mediterraneo”, un progetto ispirato alle coltivazioni tipiche della Sicilia che prevede colture artificiali e abitazioni richiamanti l'edilizia araba e delle antiche masserie siciliane. Anche in questo caso previsti ristoranti, negozi e nuovi edifici da costruire;
3) Il Parco del Mediterraneo: sei aree tematiche di cui una, come scritto nel progetto, prevede la costruzione di «una grande area alberghiera immersa nel verde, 30/40 piani, situata nell'area più grande, insediata nella posizione maggiormente vantaggiosa e paesaggisticamente e panoramicamente suggestiva dell'intera zona, ovvero quella che si affaccia sulla parte centrale dell'Oasi con tanto di area benessere nella zona sud»;
4) La zona turistico-ricreativa, che sarà destinata a beauty farm, solarium, residenze, un ippodromo ed attrezzature balneari, essendo questa zona – situata lungo la fascia adiacente ai cento metri della riserva – l'unica in cui è consentita la balneazione.
«Il Piano» - denuncia il comitato catanese “Salviamo il paesaggio” - «nasconde interessi privatistici e sanatorie agli abusivi che avranno l'effetto di devastare il polmone verde del territorio catanese, tutelato da leggi europee, nazionali e locali ignorate».
Il fulcro del nuovo piano di cementificazione ruota intorno ad un progetto – naturalmente in project financing, diventato ormai marchio di fabbrica della giunta Stancanelli – chiamato “Vivere la natura nell'Osi del Simeto”, che costituisce una variante al Piano regolatore generale è finalizzato alla «riqualificazione ecologica ed ambientale dell'Ecosistema» della riserva, istituita con Decreto del 14 marzo 1984, per un valore complessivo di 1,8 miliardi di euro, che andranno nelle casse della Portnall Italiana S.p.a., della Oasi del Simeto s.r.l. e della Studio Petrina s.r.l..
La Portnall, peraltro, dovrà farsi carico – per rispettare i dettami della legge sul project financing – di apportare vantaggi al settore pubblico. Vantaggi che sono stati individuati nella realizzazione di strutture pubbliche servizi di prima e seconda necessità per i trentamila abitanti delle zone residenziali definite come “abusive”, al costo di 150 milioni di euro che, come scriveva Sud due giorni fa[4], «sembrano essere insufficienti a realizzare le opere di recupero, così come la loro realizzazione necessiterebbe l'allargamento delle strade e dunque l'esproprio di alcune abitazioni; eventualità che ci risulta difficile potrà avverarsi». «Infine» - conclude l'articolo - «altro cemento renderà ancora più rischiosa la vita degli stessi destinatari, visto che le zone interessate ricadono nelle aree di pericolosità elevata di alluvione», che è poi un altro dei marchi di fabbrica dell'attuale amministrazione catanese, più volte rea di aver progettato colate di cemento in zone necessarie ad evitare le “emergenze” a cui ciclicamente questo paese – dal terremoto aquilano alle alluvioni dei mesi scorsi – è sottoposto.
Nel progetto “Vivere la natura nell'Oasi del Simeto” - nome quantomai beffardo, verrebbe da commentare – approvato all'unanimità dal Consiglio comunale nel settembre 2010, c'è l'acquario che, secondo i proponenti, dovrà porsi in competizione con i migliori acquari europei e che sorgerà a pochi chilometri dal previsto centro turistico del complesso “La Plaja”, quote di maggioranza in mano a Mario Ciancio Sanfilippo.
La domanda, a questo punto, è logica: lo “sviluppo sostenibile” del P.r.u.s.s.t., sostiene chi?
Gli interessi, d'altronde, sono tanti e variegati. Dalle imprese che hanno vinto l'appalto e che dovranno materialmente realizzare la colata di cemento fino alla indefinibile quantità di voti che questo progetto – dando temporaneo lavoro a chi, magari, attualmente non ne ha – porterà con sé.
Il nome tecnico è “Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio” (da ora P.r.u.s.s.t.). Tradotto significa 588,30 ettari di verde (in aggiunta ai villaggi abusivi, che già interessano circa 346 ettari) dell'area di protezione della riserva naturale sostituiti dal grigio cemento di negozi, ristoranti, complessi residenziali, centri estetici, un campo da golfo, uno specchio d'acqua artificiale e – naturalmente – alberghi fino a quaranta piani. Il tutto nella zona B della riserva, creata proprio per a protezione di quest'ultima.
Progetto datato 1999 e che scadrà il 31 dicembre 2013. Tempo, insomma, ce n'è poco. E l'occasione della tornata elettorale, prevista tra circa un anno, è perfetta per chiudere la pratica.
Quattro le aree di intervento, dette “aree risorsa”, previste:
1) “Porto canale”, un porto turistico da 1200 posti con annesso specchio d'acqua artificiale, un cantiere navale, un albergo da quindici o venti piani, strutture sportive, aree commerciali, yacht club, centro benessere, un centro fieristico navale ed un complesso residenziale - “Borgo marinaro” - con “verde privato” e zone destinate a viabilità e parcheggi;
2) Il Golf Resort che, come dice il nome stesso, sarà un immenso – e dispendioso per le risorse idriche – campo da golf, che sorgerà su un terreno agricolo, sul quale è prevista anche “Le colture del Mediterraneo”, un progetto ispirato alle coltivazioni tipiche della Sicilia che prevede colture artificiali e abitazioni richiamanti l'edilizia araba e delle antiche masserie siciliane. Anche in questo caso previsti ristoranti, negozi e nuovi edifici da costruire;
3) Il Parco del Mediterraneo: sei aree tematiche di cui una, come scritto nel progetto, prevede la costruzione di «una grande area alberghiera immersa nel verde, 30/40 piani, situata nell'area più grande, insediata nella posizione maggiormente vantaggiosa e paesaggisticamente e panoramicamente suggestiva dell'intera zona, ovvero quella che si affaccia sulla parte centrale dell'Oasi con tanto di area benessere nella zona sud»;
4) La zona turistico-ricreativa, che sarà destinata a beauty farm, solarium, residenze, un ippodromo ed attrezzature balneari, essendo questa zona – situata lungo la fascia adiacente ai cento metri della riserva – l'unica in cui è consentita la balneazione.
«Il Piano» - denuncia il comitato catanese “Salviamo il paesaggio” - «nasconde interessi privatistici e sanatorie agli abusivi che avranno l'effetto di devastare il polmone verde del territorio catanese, tutelato da leggi europee, nazionali e locali ignorate».
Il fulcro del nuovo piano di cementificazione ruota intorno ad un progetto – naturalmente in project financing, diventato ormai marchio di fabbrica della giunta Stancanelli – chiamato “Vivere la natura nell'Osi del Simeto”, che costituisce una variante al Piano regolatore generale è finalizzato alla «riqualificazione ecologica ed ambientale dell'Ecosistema» della riserva, istituita con Decreto del 14 marzo 1984, per un valore complessivo di 1,8 miliardi di euro, che andranno nelle casse della Portnall Italiana S.p.a., della Oasi del Simeto s.r.l. e della Studio Petrina s.r.l..
La Portnall, peraltro, dovrà farsi carico – per rispettare i dettami della legge sul project financing – di apportare vantaggi al settore pubblico. Vantaggi che sono stati individuati nella realizzazione di strutture pubbliche servizi di prima e seconda necessità per i trentamila abitanti delle zone residenziali definite come “abusive”, al costo di 150 milioni di euro che, come scriveva Sud due giorni fa[4], «sembrano essere insufficienti a realizzare le opere di recupero, così come la loro realizzazione necessiterebbe l'allargamento delle strade e dunque l'esproprio di alcune abitazioni; eventualità che ci risulta difficile potrà avverarsi». «Infine» - conclude l'articolo - «altro cemento renderà ancora più rischiosa la vita degli stessi destinatari, visto che le zone interessate ricadono nelle aree di pericolosità elevata di alluvione», che è poi un altro dei marchi di fabbrica dell'attuale amministrazione catanese, più volte rea di aver progettato colate di cemento in zone necessarie ad evitare le “emergenze” a cui ciclicamente questo paese – dal terremoto aquilano alle alluvioni dei mesi scorsi – è sottoposto.
Nel progetto “Vivere la natura nell'Oasi del Simeto” - nome quantomai beffardo, verrebbe da commentare – approvato all'unanimità dal Consiglio comunale nel settembre 2010, c'è l'acquario che, secondo i proponenti, dovrà porsi in competizione con i migliori acquari europei e che sorgerà a pochi chilometri dal previsto centro turistico del complesso “La Plaja”, quote di maggioranza in mano a Mario Ciancio Sanfilippo.
La domanda, a questo punto, è logica: lo “sviluppo sostenibile” del P.r.u.s.s.t., sostiene chi?
Gli interessi, d'altronde, sono tanti e variegati. Dalle imprese che hanno vinto l'appalto e che dovranno materialmente realizzare la colata di cemento fino alla indefinibile quantità di voti che questo progetto – dando temporaneo lavoro a chi, magari, attualmente non ne ha – porterà con sé.
Note |
[2] Legambiente, 50 micro discariche nell’Oasi del Simeto, argocatania.org, 14 ottobre 2011;
[3] Oasi del Simeto fra amianto, pesca di frodo e case abusive di Andrea Di Grazia, Corriere del Mezzogiorno, 17 febbraio 2012;
[4] Comune svende riserva naturale "Oasi del Simeto" e sana gli abusivi, sudpress.it, 26 aprile 2012