Sottotitolo: Elogio del treno lento ed affollato.
«Dall'unità Firenze-Prato tutti hanno da guadagnarne. È ormai una realtà a cui si oppone solo un treno lento e affollato invece che una navetta veloce e pulita» dice Edoardo Nesi, scrittore, regista, imprenditore caduto sotto i colpi della globalizzazione ed anche assessore alla Cultura e allo Sviluppo economico della Provincia di Prato, intervistato dal quotidiano Repubblica (cronaca di Firenze) dello scorso 11 giugno.
Ma teniamo fermo il treno “lento ed affollato” (ci torneremo) e mettiamo da parte la nave “veloce e pulita” perché questo articolo non parla né di treni né di navi ma di aerei. Anzi, più che di aerei parla di aeroporti e, per essere precisi, parla dell'aeroporto di Firenze-Peretola.
Questa storia, però, inizia da tutt'altra parte. Dall'aeroporto di Ciampino, Roma.
«Ogni giorno sulla pista di Ciampino, a 150 metri dai palazzi della città, vengono bruciate almeno 60 tonnellate di cherosene e l'inquinamento prodotto viene scaricato senza alcun filtro direttamente nell'aria della città, mentre l'enorme rumore che gli aerei producono (superiore ai limiti di legge, come dimostrato dalle misure fatte da Legambiente e dalle centraline successivamente installate dal Comune di Ciampino) ci impedisce di vivere una vita normale» ebbe a dire Roberto Barcaroli, esperto di problemi della mobilità e dell'ambiente, impegnato nel Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto romano al Congresso di Legambiente a Roma il 18 novembre del 2007.
E poi c'è Milano (Malpensa). Quella stessa Malpensa definita “disastro ecologico” dal Ministero dell'Ambiente come riportava “Il Fatto Quotidiano” qualche giorno fa (Qui l'articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/16/business-decessi-schianto-malpensa/118423/) nel quale si evidenziava come intorno allo scalo l'incremento delle malattie respiratorie fosse aumentato del 400% ; letta in altri termini «250.000 cittadini sacrificati sull'altare della ragion politica». Come riporta l'articolo dal 1997 al 2009 l'aumento della mortalità legata a malattie respiratorie è aumentato del 54,1% ed i ricoveri ospedalieri sono balzati dal 14% e il 7,8% ad oltre il 23%. Dati inquietanti, senza ombra di dubbio. Ancor più inquietante quando sai che tutto questo potrebbe capitare tra non molto tempo nella città di Prato. Cioè casa mia, il mio “cortile” nel quale certe cose non ce le voglio.
L'idea di fondo è quella di aumentare l'importanza strategica dell'impianto fiorentino, facendone pagare i costi a Prato, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino allungando l'attuale pista o creandone una nuova parallelamente al percorso autostradale. Il caro vecchio “mors tua vita mea” che diventa pratica politica.
La Piana fiorentina – la zona interessata – vive già una situazione difficoltosa, essendo la zona a più alta densità abitativa e con il più alto tasso di inquinamento dell'intera regione per la quale, anche alla luce di questi primati, era stata prevista la creazione di un parco agricolo che dovrebbe costituire il “polmone verde” della Piana. «Con la pista parallela il campo diventerebbe sì agricolo, ma a cherosene!» mi dice, a margine del sit-in che si è tenuto questa mattina proprio davanti all'aeroporto, Paolo Paoli, Presidente del “Comitato per la tutela e la salvaguardia della Piana metropolitana”, promotore dell'iniziativa insieme alle principali sigle dell'opposizione partitica cittadina, a Legambiente ed all'Associazione culturale 25 Aprile-Prato Sud. All'appello mancava – quanto meno in via ufficiale – il Partito Democratico, che ha però lasciato ai suoi militanti la possibilità di partecipare in maniera autonoma e con tanto di bandiere. Come direbbe il buon Crozza-Veltroni: “Il PD c'era, ma anche era assente”. E chissà quanto abbia pesato, in questa decisione, il conflitto di interessi di Riccardo Conti – corrente dalemiana – entrato nel consiglio di amministrazione di un fondo (il “Fondo Italiano per le Infrastrutture” o “F2i”) pronto ad investire sull'aeroporto pochi giorni dopo aver lasciato il suo posto di assessore alle Infrastrutture della Regione.
La Piana, peraltro, deve aver fatto torto a qualcuno, dato che non sarebbe solo la pista parallela a stravolgerne l'assetto geografico e, soprattutto, geologico. Vanno aggiunte la terza corsia dell'autostrada A11 (la Firenze-Mare) la terza corsia della Milano-Napoli A1, il termovalorizzatore a Case Passerini (Sesto Fiorentino), la bretella Prato-Signa e la realizzazione del tratto stradale Mezzana-Perfetti-Ricasoli nonché la sopraelevazione del Fosso Reale, 6 km di acqua tra Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino creato artificialmente addirittura nel 1570 per razionalizzare lo scorrimento nella pianura dell'Osmannoro. Ma le criticità non finiscono qui, perché ce n'è una ancor più importante di quelle appena citate: manca spazio. Fisicamente proprio. E dunque i sogni della “grande” Firenze con il suo “grande” aeroporto devono tornare là dove sono stati partoriti causa forza maggiore. I costi dovrebbero essere tra i 200 ed i 300 milioni solo per quanto riguarda la pista parallela (circa 60 quelli per il “semplice” allungamento di quella già esistente che comporterebbe più o meno gli stessi danni collaterali). Considerando tutti i lavori “aggiuntivi” a quanto dovrebbe ammontare l'importo che i cittadini si ritroveranno a pagare realmente? A ciò va poi naturalmente aggiunto che in un appalto del genere forte sarà l'interesse della criminalità organizzata. Ma questa è un'altra storia...
Al di là delle speculazioni economiche e politiche (non è detto che l'ordine sia questo comunque) la domanda che sorge spontanea è cosa se ne faccia Firenze di un “grande” aeroporto quando c'è quello di Pisa che ha tutte le caratteristiche necessarie a rispondere alle richieste fiorentine. Firenze post-potenziamento, Bologna e la stessa Pisa si troverebbero poi in una situazione concorrenziale della quale, alla luce del rapporto costi/benefici, non se ne vede l'utilità. Circa un migliaio di posti di lavoro sarebbero immolati sull'altare della concorrenza proprio dal “Galileo Galilei” di Pisa, città che fonda parte dei propri guadagni proprio sull'indotto dell'aeroporto e che dunque ha tutto l'interesse affinché la situazione rimanga allo stato attuale, come peraltro testimoniato dalla presenza di una piccola delegazione al sit-in di questa mattina. Peraltro proprio tra il centro di Firenze e l'aeroporto pisano c'era un comodo trenino di collegamento. Che sia quello “lento ed affollato” di cui parla l'assessore Nesi?
Benetton (tramite la Aeroporti Holding); la Banca Monte dei Paschi di Siena (cioè: JP Morgan Chase – tra le principali aziende leader nel settore dei servizi finanziari – e Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini tra i più importanti costruttori italiani) e Fondiaria SAI (controllata al 47% circa dalla Premafin Finanziaria della famiglia Ligresti) di cui Salvatore Ligresti è presidente onorario detengono quote in ADF ("Aeroporti di Firenze S.p.A.") alla quale, ovviamente, spetterà il controllo del potenziamento. Salvatore Ligresti, peraltro, è anche il proprietario dei terreni adiacenti all'aeroporto. Terreni che risultano a tutt'oggi edificabili, e con un potenziale di milioni di nuovi turisti la speculazione (edilizia) sarebbe servita.
Il condizionale è d'obbligo perché bisogna fare i conti con le popolazioni interessate, che forse è ancora un azzardo paragonare ai comitati No Tav della Val di Susa o ai comitati che si battono contro la discarica a Chiaiano ma che non hanno certo né la voglia né l'intenzione di farsi mettere i piedi (e gli aerei) in testa da nessuno...
Anche Prato ha la sua Val di Susa?
Scritto da
Andrea Intonti
Pubblicato
6/18/2011 10:14:00 PM
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