Porrajmos: l'olocausto dimenticato degli zingari (di Pino Petruzzelli)
Scritto da
Andrea Intonti
Pubblicato
12/11/2010 10:27:00 PM
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Ci sono parole che vengono usate con leggerezza, anche se il loro utilizzo dà al testo una determinata connotazione (per lo più negativa): "clandestini", "nomadi", "zingari" sono alcune di queste.
Ce ne sono altre che invece sono dimenticate. Una di queste è "porrajmos", che in lingua romanes significa "devastazione" ed indica l'omicidio di circa 500.000 persone appartenenti alla popolazione romaní (rom e sinti in particolare) avvenuta durante il secondo conflitto mondiale. Se oggi conosciamo questo genocidio nascosto lo dobbiamo agli ebrei, che ne dettero testimonianza mentre ci insegnavano la Shoah.
Nonostante questo, però, le vessazioni contro rom e sinti continuano ancora oggi, sottoforma di "campi nomadi" in cui mancano le più elementari norme igieniche o sottoforma di un qualcosa che è forse ancor peggiore dello sterminio fisico: la discriminazione. Molti sinti (italiani) sono costretti a "dimenticare" la propria origine per meglio integrarsi nel nostro paese, così come in pochi sarebbero disposti a dare fiducia a chi viene definito "zingaro" (per poi lamentarsi che "loro" rubano e non vanno a lavorare).
La discriminazione - si sa - è generata dall'ignoranza, che ha un'altra figlia pericolosa: la paura. Una delle più gravi (nella quale però molto incide il lavoro xenofobo di media e politica) è proprio quella verso le popolazioni romaní, che si inscrive nella più atavica paura verso "l'altro".
Proprio per questo da qualche mese è partita la campagna "Dosta!" ("Basta!" in romaní) con la quale si cerca di cancellare tutti i pregiudizi razziali verso rom e sinti.
Non servono campi di marginalità. Serve integrazione. E per rendere possibile un'integrazione che non sia annessione il primo passo è la conoscenza.