Palermo, 14 marzo 2012 – I collaboratori che lo accusano hanno nomi pesanti, anzi pesantissimi: Nino Giuffré, detto “Manuzza”, ex capo mandamento di Caccamo e tra i più fidati uomini di Bernardo Provenzano, Angelo Siino, autore del “tavolino” con cui Cosa Nostra si spartiva gli appalti negli anni Ottanta e conosciuto per questo come il ministro dei Lavori Pubblici dell'organizzazione siciliana e Giovanni Ingrasciotta, profondo conoscitore dei segreti della famiglia Messina Denaro.
L'accusato è il 78enne cavaliere castelvetranese Carmelo Patti, dal 1998 patron di Valtur, la più famosa azienda italiana del turismo, commissariata da alcuni mesi a seguito del pesante indebitamento di oltre 300 milioni di euro l'anno[1].
Gli accusatori sono gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, che negli ultimi mesi hanno setacciato il patrimonio del cavaliere riscontrando «una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti», per la quale era stato richiesto il sequestro immediato dei suoi beni, tra cui una ventina di villaggi turistici, abitazioni e terreni tra le provincie di Trapani e Pavia per un valore totale di cinque miliardi di euro. Il Tribunale delle misure di prevenzione trapanese, però, ha ritenuto necessario fissare un procedimento in camera di consiglio, prevista per il prossimo 20 aprile.
Passato dall'indotto Fiat alla gestione del colosso del turismo, secondo il rapporto della Dia la sua carriera sarebbe iniziata proprio grazie ai Messina Denaro, da qui l'accusa di esserne un prestanome.
Il nome di Patti – come confermerebbe la ricostruzione di Siino, che ha sostenuto di aver preso parte ad un incontro tra lo stesso Patti e Francesco Messina Denaro, padre di Matteo ed ex capomandamento di Castelvetrano – due anni fa è entrato anche nell'operazione contro la famiglia belicina denominato “Golem 2”[2], allorquando i magistrati vollero capire perché tra i più stretti collaboratori di patti ci fosse Michele Alagna, fratello della compagna dell'”inafferrabile” Matteo Messina Denaro.
L'accusato è il 78enne cavaliere castelvetranese Carmelo Patti, dal 1998 patron di Valtur, la più famosa azienda italiana del turismo, commissariata da alcuni mesi a seguito del pesante indebitamento di oltre 300 milioni di euro l'anno[1].
Gli accusatori sono gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, che negli ultimi mesi hanno setacciato il patrimonio del cavaliere riscontrando «una inquietante sperequazione fra redditi e investimenti», per la quale era stato richiesto il sequestro immediato dei suoi beni, tra cui una ventina di villaggi turistici, abitazioni e terreni tra le provincie di Trapani e Pavia per un valore totale di cinque miliardi di euro. Il Tribunale delle misure di prevenzione trapanese, però, ha ritenuto necessario fissare un procedimento in camera di consiglio, prevista per il prossimo 20 aprile.
Passato dall'indotto Fiat alla gestione del colosso del turismo, secondo il rapporto della Dia la sua carriera sarebbe iniziata proprio grazie ai Messina Denaro, da qui l'accusa di esserne un prestanome.
Il nome di Patti – come confermerebbe la ricostruzione di Siino, che ha sostenuto di aver preso parte ad un incontro tra lo stesso Patti e Francesco Messina Denaro, padre di Matteo ed ex capomandamento di Castelvetrano – due anni fa è entrato anche nell'operazione contro la famiglia belicina denominato “Golem 2”[2], allorquando i magistrati vollero capire perché tra i più stretti collaboratori di patti ci fosse Michele Alagna, fratello della compagna dell'”inafferrabile” Matteo Messina Denaro.
Note |
[2] Operazione Golem 2. Giuseppe Linares svela i retroscena, Malitalia.it, 16 marzo 2010