foto: nentisapia.it |
Agrigento, 25 marzo 2012 – Se Palermo piange, Agrigento non ride, parafrasando il vecchio detto. Al centro, ancora una volta, le strane scelte del Partito Democratico nell'isola, che nel capoluogo si spacca pur di allearsi, trasversalmente, a Raffaele Lombardo e ad Agrigento, con un candidato interno di cui – al netto dei brogli elettorali – sarebbe già certa la vittoria a maggio, decide di puntare su un altro candidato.
Popolo della Libertà e Partito Democratico, infatti, si contendono Salvatore Pennica (nella foto), ex segretario di Calogero Mannino ed oggi vicino ad Angelino Alfano. È una ferrea legge della politica quella secondo la quale si è maggiormente candidabili quanto più si è conosciuti. Peccato che Pennica sia conosciuto per essere l'avvocato di importanti capimafia agrigentini, motivo che lo ha spinto a scrivere al Prefetto perché preoccupato che alcuni dei suoi clienti in libertà possano presenziare agli appuntamenti con i suoi elettori, facendogli fare non proprio una gran figura. «Continuerò a fare riunioni pubbliche nei quartieri di Agrigento» - ha detto Pennica a margine della conferenza stampa per presentare la lettera alle forze dell'ordine - «e siccome sono un conoscitore dei fenomeni processualmente della mafia, nei territori ove il fenomeno è stato indicato, prima di fare riunioni avvertirò le autorità di polizia, poiché esigo la massima vigilanza sul mio operato. Non sono nelle condizioni di promettere niente, quel poco che prometterò riguarda il programma». Più che sulla presenza alle riunioni pre-elettorali, dato il chiaro allarme, sarà probabilmente il caso di avere la stessa solerzia anche ad urne aperte, dove – come sappiamo – la presenza della criminalità organizzata si fa più interessata.
Dall'altro lato Giuseppe Arnone, anch'egli avvocato, consigliere comunale dei democratici e noto militante di Legambiente, da sempre impegnato in prima persona contro la criminalità organizzata. Un curriculum praticamente perfetto per un partito che per mesi ha parlato di “questione morale”. «Pennica ed io rappresentiamo due storie professionali dell'avvocatura siciliana molto significative ma molto diverse» - ha scritto in una nota Arnone nei giorni scorsi - «Totò Pennica è uno dei migliori avvocati in assoluto della realtà siciliana della nostra generazione ed essendo uno dei migliori a lui si rivolgono i “potenti” con problemi con la giustizia, cioè esponenti della politica e della mafia accusati di reati. Io, invece, per scelta professionale difendo le vittime dei reati e le vittime delle ingiustizie e non accetto difese di persone accusate di mafia né di potenti politici».
Eppure tutti appoggiano Pennica, che inizialmente era il candidato di una larghissima coalizione che andava dai democratici al Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo passando per Futuro e Libertà e Grande Sud. Tra i partiti maggiori, nell'isola, all'appello mancava in pratica solamente il Popolo della Libertà, che Pennica – sulla falsariga del “tradimento” di Massimo Costa a Palermo[1] - ha pensato bene di coinvolgere nella sua corsa elettorale, dando il via al valzer delle polemiche.
Arnone, per il quale peraltro ad Agrigento si è rinunciato anche alle primarie per evitare una sua facile vittoria (sarebbe infatti ben cinque punti sopra il sindaco uscente Marco Zambuto), quando l'accordo Pd-Pennica sembrava cosa fatta ha scritto direttamente a Pierluigi Bersani, grande assente nel caos vissuto dal partito in queste ultime settimane nell'isola.
Sarà interessante, a maggio, capire come il segretario nazionale giustificherà una eventuale sconfitta del suo partito in Sicilia. Ma forse, come per Palermo, lascerà parlare la dirigenza regionale.
Popolo della Libertà e Partito Democratico, infatti, si contendono Salvatore Pennica (nella foto), ex segretario di Calogero Mannino ed oggi vicino ad Angelino Alfano. È una ferrea legge della politica quella secondo la quale si è maggiormente candidabili quanto più si è conosciuti. Peccato che Pennica sia conosciuto per essere l'avvocato di importanti capimafia agrigentini, motivo che lo ha spinto a scrivere al Prefetto perché preoccupato che alcuni dei suoi clienti in libertà possano presenziare agli appuntamenti con i suoi elettori, facendogli fare non proprio una gran figura. «Continuerò a fare riunioni pubbliche nei quartieri di Agrigento» - ha detto Pennica a margine della conferenza stampa per presentare la lettera alle forze dell'ordine - «e siccome sono un conoscitore dei fenomeni processualmente della mafia, nei territori ove il fenomeno è stato indicato, prima di fare riunioni avvertirò le autorità di polizia, poiché esigo la massima vigilanza sul mio operato. Non sono nelle condizioni di promettere niente, quel poco che prometterò riguarda il programma». Più che sulla presenza alle riunioni pre-elettorali, dato il chiaro allarme, sarà probabilmente il caso di avere la stessa solerzia anche ad urne aperte, dove – come sappiamo – la presenza della criminalità organizzata si fa più interessata.
Dall'altro lato Giuseppe Arnone, anch'egli avvocato, consigliere comunale dei democratici e noto militante di Legambiente, da sempre impegnato in prima persona contro la criminalità organizzata. Un curriculum praticamente perfetto per un partito che per mesi ha parlato di “questione morale”. «Pennica ed io rappresentiamo due storie professionali dell'avvocatura siciliana molto significative ma molto diverse» - ha scritto in una nota Arnone nei giorni scorsi - «Totò Pennica è uno dei migliori avvocati in assoluto della realtà siciliana della nostra generazione ed essendo uno dei migliori a lui si rivolgono i “potenti” con problemi con la giustizia, cioè esponenti della politica e della mafia accusati di reati. Io, invece, per scelta professionale difendo le vittime dei reati e le vittime delle ingiustizie e non accetto difese di persone accusate di mafia né di potenti politici».
Eppure tutti appoggiano Pennica, che inizialmente era il candidato di una larghissima coalizione che andava dai democratici al Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo passando per Futuro e Libertà e Grande Sud. Tra i partiti maggiori, nell'isola, all'appello mancava in pratica solamente il Popolo della Libertà, che Pennica – sulla falsariga del “tradimento” di Massimo Costa a Palermo[1] - ha pensato bene di coinvolgere nella sua corsa elettorale, dando il via al valzer delle polemiche.
Arnone, per il quale peraltro ad Agrigento si è rinunciato anche alle primarie per evitare una sua facile vittoria (sarebbe infatti ben cinque punti sopra il sindaco uscente Marco Zambuto), quando l'accordo Pd-Pennica sembrava cosa fatta ha scritto direttamente a Pierluigi Bersani, grande assente nel caos vissuto dal partito in queste ultime settimane nell'isola.
Sarà interessante, a maggio, capire come il segretario nazionale giustificherà una eventuale sconfitta del suo partito in Sicilia. Ma forse, come per Palermo, lascerà parlare la dirigenza regionale.
Note |