Buenos Aires (Argentina)– Poco meno di 13 mila euro. È questo il “prezzo” della vita di un neonato argentino secondo il giudice Marcelo Aguinsky, che nei giorni scorsi ha obbligato a pagare una multa di 180 mila euro la GlaxoSmithKline – una delle più importanti aziende nel campo farmaceutico – alle famiglie di 14 bambini poveri deceduti tra il 2007 ed il 2008.
All'azienda – dopo un'inchiesta dell'Administración Nacional de Medicamentos, Alimentos y Tecnología Médica (Anmat) – sono stati comminati 71 mila euro, i restanti 54 mila sono invece a carico di due medici, Héctor Abate e Miguel Tregnaghi, per aver testato dei vaccini per prevenire la polmonite acquisita e l'otite acuta attraverso esperimenti nei quali l'Anmat ha riscontrato numerose irregolarità.
La motivazione del giudice è stata che i permessi con i quali venne concessa all'azienda di poter effettuare i test non siano stati ottenuti in maniera completamente legale, in quanto firmati da padri minorenni, nonni che non autorizzati, madri sotto trattamento psichiatrico o – come spesso accade – da parenti analfabeti o che non conoscono la lingua in cui i documenti vengono presentati (come spesso succede, ad esempio, con la sperimentazione sulle popolazioni povere in Africa o in India, come testimoniato con una serie di reportage dal quotidiano britannico The Independent qualche settimana fa).
«In Usa o in Europa certe cose non si possono fare, così vengono a farle nel terzo mondo», dice Ana Marchese, la pediatra che ha segnalato il caso, che ha poi raccontato al Buenos Aires Herald il procedimento: «Oltre 15 mila bambini anche minori di un anno di età, dalle città di Mendoza, San Juan e Santiago del Estero sono stati inclusi nel protocollo. Sette di essi sono morti a Santiago del Estero, cinque a Menzoa e due a San Juan. Le aziende si approfittano hanno fatto pressione sui parenti perché firmassero moduli di consenso lunghi anche 28 pagine». Una volta firmati i documenti, i bambini venivano prelevati dalle famiglie ed utilizzati come cavie, una pratica non legale in Argentina. «È noto» - continua la pediatra - «che in alcuni particolari casi i medici che hanno condotto i processi di sperimentazione non rispondevano alle telefonate effettuate dai parenti preoccupati dopo aver osservato le reazioni dei bambini ai vaccini».
Dalla multinazionale fanno invece sapere di aver seguito «i più alti standard etici e scientifici internazionali», sottolineando come «in nessun momento il ministero della Salute ha messo in discussione la sicurezza del vaccino e dello studio», e comunque – sostiene l'azienda – di esperimenti simili ne sono già stati fatti 14 mila tra Argentina, Panama e Colombia, tanto che nel 2011 è stato possibile concludere la fase degli esperimenti ed oggi quei vaccini sono distribuiti in 80 Paesi.SB
All'azienda – dopo un'inchiesta dell'Administración Nacional de Medicamentos, Alimentos y Tecnología Médica (Anmat) – sono stati comminati 71 mila euro, i restanti 54 mila sono invece a carico di due medici, Héctor Abate e Miguel Tregnaghi, per aver testato dei vaccini per prevenire la polmonite acquisita e l'otite acuta attraverso esperimenti nei quali l'Anmat ha riscontrato numerose irregolarità.
La motivazione del giudice è stata che i permessi con i quali venne concessa all'azienda di poter effettuare i test non siano stati ottenuti in maniera completamente legale, in quanto firmati da padri minorenni, nonni che non autorizzati, madri sotto trattamento psichiatrico o – come spesso accade – da parenti analfabeti o che non conoscono la lingua in cui i documenti vengono presentati (come spesso succede, ad esempio, con la sperimentazione sulle popolazioni povere in Africa o in India, come testimoniato con una serie di reportage dal quotidiano britannico The Independent qualche settimana fa).
«In Usa o in Europa certe cose non si possono fare, così vengono a farle nel terzo mondo», dice Ana Marchese, la pediatra che ha segnalato il caso, che ha poi raccontato al Buenos Aires Herald il procedimento: «Oltre 15 mila bambini anche minori di un anno di età, dalle città di Mendoza, San Juan e Santiago del Estero sono stati inclusi nel protocollo. Sette di essi sono morti a Santiago del Estero, cinque a Menzoa e due a San Juan. Le aziende si approfittano hanno fatto pressione sui parenti perché firmassero moduli di consenso lunghi anche 28 pagine». Una volta firmati i documenti, i bambini venivano prelevati dalle famiglie ed utilizzati come cavie, una pratica non legale in Argentina. «È noto» - continua la pediatra - «che in alcuni particolari casi i medici che hanno condotto i processi di sperimentazione non rispondevano alle telefonate effettuate dai parenti preoccupati dopo aver osservato le reazioni dei bambini ai vaccini».
Dalla multinazionale fanno invece sapere di aver seguito «i più alti standard etici e scientifici internazionali», sottolineando come «in nessun momento il ministero della Salute ha messo in discussione la sicurezza del vaccino e dello studio», e comunque – sostiene l'azienda – di esperimenti simili ne sono già stati fatti 14 mila tra Argentina, Panama e Colombia, tanto che nel 2011 è stato possibile concludere la fase degli esperimenti ed oggi quei vaccini sono distribuiti in 80 Paesi.SB