Le undici famiglie di Messina Montagne hanno risolto il loro problema abitativo. Palermo no



Palermo – Quello appena passato è stato il loro quarto Natale nei container, il Capodanno 2012, invece, le undici famiglie di via Messina Montagne lo passeranno lontano da quel groviglio di metallo che avevano occupato nel 2008 e che da quel momento è stata la loro casa. Il Comune ha convocato i capi famiglia per consegnargli le chiavi degli appartamenti a cui già oggi potranno accedere. Per i container, invece, è già pronta la ruspa che dovrà demolirli.

L'impegno ufficiale era stato preso dal sindaco Cammarata lunedì scorso, dopo una riunione necessaria per individuare gli appartamenti da assegnare alle famiglie, avvenuta con gli assessori Michele Pergolizzi (assessore alle Manutenzioni) ed Eugenio Randi (assessore alle Risorse Immobiliari ed ai Beni Confiscati). «Da settimane lavoro per fare alle famiglie questo regalo di Natale» - ha detto il sindaco - «Adesso abbiamo le case per trasferire tutti e smantellare definitivamente il campo, assegnando alle famiglie senza una casa il numero di immobili confiscati alla mafia». Oltre alle famiglie che da oggi, dunque, lasceranno i container – ha evidenziato comunque il sindaco – ci sono altre 900 famiglie iscritte nella graduatoria di emergenza.

Nel 2008 l'”emergenza” dei container era costata al Comune circa 520 mila euro, ma nei quattro anni fin qui trascorsi pochi erano stati gli interventi per la messa in sicurezza di quegli spazi, così che anche scarafaggi, topi e cani randagi avevano iniziato a frequentare il campo.

Al di là del caso specifico, comunque, la questione abitativa è tutt'altro che risolta. A Palermo come nel resto della Sicilia, così come in tutta Italia. Nel capoluogo siculo sono migliaia le famiglie che nel corso degli anni hanno occupato case, vecchi edifici, asili, appartamenti sfitti, così come la Cattedrale e l'assessorato. Eppure, a Palermo come nel resto del Belpaese, l'emergenza sarebbe decisamente più modesta se si ricominciasse con una seria politica in materia, in particolare alla voce “edilizia popolare” - dove a fronte di più di due milioni 500 mila richieste l'offerta non raggiunge il milione di alloggi – ridottasi negli ultimi trenta anni di circa il 90 per cento, con un mercato che veniva spostato esclusivamente verso l'edilizia “per proprietà” ed alla voce “speculazione”, con le centinaia di abitazioni lasciate vuote non certo perché nessuno le richiede.SB