Il carcere minorile di Wilkes-Barre (versione PA Child Care) |
Per rispondere a questa domanda andiamo a Wilkes-Barre, Pennsylvania, nel cuore degli Stati Uniti d'America, il paese che esporta democrazia nel mondo pur non avendone per il fabbisogno interno.
Nel 2008 scoppia uno scandalo – riportato alla luce in “Capitalism: a love story”, l'ultimo lavoro di Michael Moore – che viene presentato dai media con il nome di “Kid for cash”. In pratica succede questo: il signor Michael Conahan, che di professione fa il giudice, decide che il carcere minorile della Contea di Luzerne non va più bene. D'altronde, lavorando nella città con il più alto tasso di minori in carcere c'è anche da capirlo, lui un posto adeguato dove raffreddare i bollenti spiriti di imberbi delinquentelli dovrà pur averlo, no? E quando il posto che hai non ti basta più – naturalmente – devi costruire un altro carcere! Ci sarebbe anche la possibilità di rivedere la casistica dei reati, abrogando magari quelli “stupidi”, ma questo sarebbe un processo per paesi civili e democratici (che l'intero globo terrestre ancora deve conoscere...).
Ecco, appunto: la Democrazia. Espressione poetica e suggestiva, avrebbe detto il buon Giorgio Gaber. Se gli Stati Uniti fossero una Democrazia – e non una “finanziocrazia” come del resto il 99 per cento dei paesi nel mondo – tutto quello che sto per scrivere non sarebbe accaduto...
Non sarebbe accaduto, ad esempio, che il signor Robert Powell – proprietario della Pennsylvania (PA) Child Care - ottenesse un appalto per costruire un nuovo carcere minorile. Prezzo dell'edificio 8 milioni di euro, costo dell'affitto che la PA fa pagare alla Contea di Luzerne: 58 milioni di euro (e noi che ci lamentavamo di quattro peracottari nostrani...). Già semplicemente questo basterebbe per far agitare più d'uno. Ma si sa che quando gli americani si mettono in testa di combinare un disastro, o lo combinano alla perfezione o non lo combinano proprio, ed ecco che entrano in scena gli ultimi due personaggi di questa storia: uno, lo abbiamo già visto, è il giudice Michael Conahan, nato ad Hazleton, Pennsylvania, dal 1994 al 2008 giudice presso la Corte delle udienze comuni e dal gennaio 2008 presidente della corte della Contea di Luzerne.
L' altro è il vero protagonista: Mark Ciavarella – chiare le origini italiane – nativo di Wilkes-Barre di cui è stato giudice dal 1996 al 2009.
Il giudice Mark Ciavarella |
Sospendiamo per un attimo il giudizio sui due e spostiamoci su un campo prettamente economico: abbiamo detto – ce lo ripeterà anche il già citato Moore durante il film – che l'appalto per la creazione del nuovo carcere non si limita esclusivamente alla realizzazione materiale dell'edificio, ma anche alla gestione dello stesso e degli “ospiti” che vi soggiorneranno. Ma siamo davanti all'infernale macchina del “privato”, quella per cui – nella stessa “patria” della democrazia – se non hai un lavoro non puoi permetterti un'assicurazione sanitaria e dunque non puoi permetterti una salute altalenante, siamo in quel campo che, citando dai manuali, ci ricorda che lo scopo principe di un imprenditore – perché Robert Powell è, comunque, un imprenditore – è la massimizzazione del profitto. E come si fa a massimizzare il profitto in un carcere? Lo si riempie anche del non-necessario, arrestando ed incarcerando persone – nel nostro caso minorenni – per reati che definire tali ci vuole fantasia: escludendo il reato di possesso ed uso di marijuana – che va sotto tale fattispecie per meri fini economici e per l'atavica poca informazione della gente – i ragazzi vengono incarcerati per cose come una lite a cena, un manesco diverbio con la propria migliore amica o l'apertura di una pagina su MySpace dalla quale parlare – dal proprio punto di vista – della direttrice scolastica. Da me, in Toscana, si direbbe che siamo di fronte a delle “bischerate”, delle cose da nulla. Come spiegare però a Hillary Transue, l'artefice della pagina su MySpace, che si è fatta 3 mesi di carcere per una “bischerata”? Se questa stessa cosa l'avesse fatta in Italia, ad esempio, come minimo avrebbero aperto un giornale prendendola come giornalista di punta. Come spiegarle che il suo gesto sarà un peso che dovrà portare addosso per tutta la vita non per la gravità del gesto in sé ma solo perché – se non fosse finita in carcere – i conti di quello stesso complesso penitenziario sarebbero andati in rosso? E come spiegarlo ai 6.500 minori che da quel carcere sono passati? E come spiegare loro che una sentenza non si emana in un tempo previsto dai due ai quattro minuti, cioè il tempo medio che il giudice Ciavarella usava per ascoltare le/gli imputate/i? E, soprattutto, come spiegare loro che la Giustizia – quella vera, quella con la maiuscola appunto – non ha niente a che fare con il capitalismo?
L'uomo è essere corrotto e corruttibile, e non c'è bisogno di richiamarci a libri sacri di qualche religione monoteista per saperlo. Basta leggere il libro mastro della Pa Child Care, in particolare alle voci corrispondenti ai due giudici: 1,3 miliardi di dollari. È questo il prezzo a cui si sono venduti Conahan e Ciavarella.
Parliamo spesso dei boia di paesi notoriamente poco democratici come l'Iran, l'Iraq e la Cina, indignandoci quando sui giornali leggiamo dell'ennesima impiccagione in questi paesi. Ma nell'euforia generale che ci attiva per salvare la vita in un paese, ci dimentichiamo di guardare anche da altre parti, dove magari le violazioni dei diritti umani – o per rimanere un po' più con i piedi per terra semplicemente la violazione dei diritti civili – vengono riportate di meno dai giornali, nazionali ed internazionali che siano. Come definire l'assassinio – non fisico, ma psicologico e soprattutto sociale – di un'intera generazione di una medio-piccola città che non va tutti i giorni in prima pagina se non in termini di un “genocidio a bassa intensità”, un “genocidio silenzioso”? Vale dunque circa 3 miliardi di dollari la Giustizia americana? E quanti altri Conahan e Ciavarella di cui mai sapremo ci sono nel mondo?