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Palermo – Sarebbero circa venti le società, insieme ad un ancora imprecisato numero di prestanome, ad essere state utilizzate da Marcello Dell'Utri al fine di smistare i 40 milioni di euro versatigli negli ultimi dieci anni da Silvio Berlusconi per quella che – stando alla ricostruzione degli inquirenti – sarebbe stata la mediazione tra l'ex presidente del Consiglio dei Ministri e cosa nostra da parte del senatore.
All'accusa di estorsione[1], però, potrebbe presto aggiungersi anche quella per riciclaggio. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia ed il sostituto Nino Di Matteo – i due magistrati della Procura di Palermo che stanno indagando sul caso – stanno tentando di ricostruire la rete dei versamenti di denaro partendo da quanto già appurato durante l'inchiesta sulla società segreta denominata P3, della quale proprio Dell'Utri sarebbe una «figura centrale, anche se non era il vertice», come definito nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria conclusasi nell'agosto dello scorso anno.
Oltre agli 11 milioni girati sul conto cifrato a Santo Domingo, sono già stati individuati altri due spostamenti di denaro verso la Svizzera e Cipro, trasferiti a quanto pare facendo attenzione ad evitare qualsiasi possibilità di tracciabilità.
L'Unità di analisi finanziaria della Banca d'Italia, che collabora da due anni con la Procura palermitana, avrebbe già individuato parte di questa rete, formata da circa settanta depositi aperti in diversi istituti bancari anche grazie all'appoggio di manager italiani e stranieri come lo spagnolo Giuseppe Donaldo Nicosia, titolare della “Tome Advertising” «che nel 2009 ha disposto svariati bonifici in favore di Dell'Utri per circa 400.000 euro», collegata a Publiespaña – la versione spagnola di Publitalia – attraverso Giovanni Rier, ex direttore generale del gruppo ed amico intimo di Nicosia stando a quanto scrive Periodista Digital[2]. Oltre a questa, nel mirino degli inquirenti ci sarebbe anche una triangolazione finanziaria, già segnalata dalla Deutsche Bank, presso una banca di Nicosia, giustificata ufficialmente nell'ambito di affari legati al mondo dell'arte, inerentemente un «libro rarissimo che riporta la lettera del 1492 scritta da Colombo a Isabella d'Aragona» pagato a Dell'Utri 1.178.204,00 euro da Marino Massimo De Caro, ex collaboratore dell'ex ministro dei beni culturali Giancarlo Galan, in una operazione che celerebbe il pagamento dell'interessamento dello stesso senatore per la costruzione dell'impianto solare di Gela
da parte dell'oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, l'undicesimo uomo più ricco della Russia ed amico di De Caro[3], che dal 2007 al 2010 è stato vicepresidente della Avelar Energia, società di Vekselberg e Igor Akhmerov operante in Italia nel settore delle risorse energetiche.
«La posizione in esame presso la Monte dei Paschi è classificata a “incaglio” a causa di due finanziamenti erogati a favore del senatore dell'Utri, che non presentano un andamento regolare», scriveva l'Unità di analisi finanziaria nel protocollo numero 10529517 inviato il 2 dicembre 2010 al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, Gruppo Investivativo Antiriciclaggio della Guardia di Finanza. I due finanziamenti in questione riguardano «un mutuo di due milioni di euro non in regolare ammortamento in quanto risultano dieci rate in mora, per un totale di 150.331.000 euro e poi uno “scoperto a revoca” di 2.850.000 euro». Quel conto, dicono dalla Banca d'Italia, è spesso in rosso, anche se ogni tanto qualche “prestito infruttifero” arrivato dalle casse di Berlusconi rende il rosso un po' meno acceso, come capita il 22 maggio 2008, quando il senatore riceve 1,5 milioni di euro dall'ex premier attraverso l'intermediazione del Monte dei Paschi di Siena su uno dei due conti intestati a Dell'Utri presso il Credito Cooperativo Fiorentino[4], la banca in quel momento guidata da Denis Verdini, coordinatore nazionale del Popolo della Libertà indagato per false fatture nell'inchiesta “Grandi Eventi” ed appartenente al gruppo della P3.
Nel 2011, come segnala Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera[5], avvengono altri due passaggi di denaro. Il primo il 25 febbraio, con un bonifico di un milione di euro sul conto che il senatore ha presso la Banca Popolare di Milano, l'altro il giorno 11 del mese successivo, quando dai conti di Berlusconi a quello di Dell'Utri alla Bpm di milioni ne vengono spostati sette. In entrambi i casi gli uomini della Banca d'Italia segnalano come “sospette” le operazioni, così come allo stesso modo segnalano quella dei mesi scorsi, con i 15 milioni pagati per la soprastimata villa di Como finiti a Santo Domingo.
Tutti quei soldi vengono parcellizzati e trasferiti presso altri conti – i cui beneficiari, al di là dei conti riferibili ai familiari di Dell'Utri, devono ancora essere individuati - con una elevatissima serie di movimenti, come i 474 (valore: 1.829.000 euro) del 2010 o i 190 dello scorso anno (per un valore di 10.718.000 euro)
Tutti i movimenti fin qui individuati, dicono gli investigatori, sembrano volutamente essere stati tenuti sotto la soglia di tracciabilità, motivo per il quale è stata fatta l'ipotesi di associare al reato estorsivo anche quello di riciclaggio.
Ci sarebbe, eventualmente, anche un'altra domanda alla quale potrebbe essere interessante trovare risposta: cosa succede, in concreto, prima dei vari versamenti?
In attesa di rispondere alle innumerevoli domande fin qui sorte comunque, gli avvocati di Dell'Utri hanno già depositato istanza per conflitto di competenza sull'indagine, sostenendo che siano le procure di Firenze o Milano – titolari dell'inchiesta sulla P3 dalla quale i pm palermitani prendono le mosse – a dover indagare anche sulla presunta estorsione. Mossa che, peraltro, allontana ancor di più le strade di Silvio e Marina Berlusconi da quelle della Procura.
All'accusa di estorsione[1], però, potrebbe presto aggiungersi anche quella per riciclaggio. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia ed il sostituto Nino Di Matteo – i due magistrati della Procura di Palermo che stanno indagando sul caso – stanno tentando di ricostruire la rete dei versamenti di denaro partendo da quanto già appurato durante l'inchiesta sulla società segreta denominata P3, della quale proprio Dell'Utri sarebbe una «figura centrale, anche se non era il vertice», come definito nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria conclusasi nell'agosto dello scorso anno.
Oltre agli 11 milioni girati sul conto cifrato a Santo Domingo, sono già stati individuati altri due spostamenti di denaro verso la Svizzera e Cipro, trasferiti a quanto pare facendo attenzione ad evitare qualsiasi possibilità di tracciabilità.
L'Unità di analisi finanziaria della Banca d'Italia, che collabora da due anni con la Procura palermitana, avrebbe già individuato parte di questa rete, formata da circa settanta depositi aperti in diversi istituti bancari anche grazie all'appoggio di manager italiani e stranieri come lo spagnolo Giuseppe Donaldo Nicosia, titolare della “Tome Advertising” «che nel 2009 ha disposto svariati bonifici in favore di Dell'Utri per circa 400.000 euro», collegata a Publiespaña – la versione spagnola di Publitalia – attraverso Giovanni Rier, ex direttore generale del gruppo ed amico intimo di Nicosia stando a quanto scrive Periodista Digital[2]. Oltre a questa, nel mirino degli inquirenti ci sarebbe anche una triangolazione finanziaria, già segnalata dalla Deutsche Bank, presso una banca di Nicosia, giustificata ufficialmente nell'ambito di affari legati al mondo dell'arte, inerentemente un «libro rarissimo che riporta la lettera del 1492 scritta da Colombo a Isabella d'Aragona» pagato a Dell'Utri 1.178.204,00 euro da Marino Massimo De Caro, ex collaboratore dell'ex ministro dei beni culturali Giancarlo Galan, in una operazione che celerebbe il pagamento dell'interessamento dello stesso senatore per la costruzione dell'impianto solare di Gela
da parte dell'oligarca russo Viktor Feliksovich Vekselberg, l'undicesimo uomo più ricco della Russia ed amico di De Caro[3], che dal 2007 al 2010 è stato vicepresidente della Avelar Energia, società di Vekselberg e Igor Akhmerov operante in Italia nel settore delle risorse energetiche.
«La posizione in esame presso la Monte dei Paschi è classificata a “incaglio” a causa di due finanziamenti erogati a favore del senatore dell'Utri, che non presentano un andamento regolare», scriveva l'Unità di analisi finanziaria nel protocollo numero 10529517 inviato il 2 dicembre 2010 al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, Gruppo Investivativo Antiriciclaggio della Guardia di Finanza. I due finanziamenti in questione riguardano «un mutuo di due milioni di euro non in regolare ammortamento in quanto risultano dieci rate in mora, per un totale di 150.331.000 euro e poi uno “scoperto a revoca” di 2.850.000 euro». Quel conto, dicono dalla Banca d'Italia, è spesso in rosso, anche se ogni tanto qualche “prestito infruttifero” arrivato dalle casse di Berlusconi rende il rosso un po' meno acceso, come capita il 22 maggio 2008, quando il senatore riceve 1,5 milioni di euro dall'ex premier attraverso l'intermediazione del Monte dei Paschi di Siena su uno dei due conti intestati a Dell'Utri presso il Credito Cooperativo Fiorentino[4], la banca in quel momento guidata da Denis Verdini, coordinatore nazionale del Popolo della Libertà indagato per false fatture nell'inchiesta “Grandi Eventi” ed appartenente al gruppo della P3.
Nel 2011, come segnala Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera[5], avvengono altri due passaggi di denaro. Il primo il 25 febbraio, con un bonifico di un milione di euro sul conto che il senatore ha presso la Banca Popolare di Milano, l'altro il giorno 11 del mese successivo, quando dai conti di Berlusconi a quello di Dell'Utri alla Bpm di milioni ne vengono spostati sette. In entrambi i casi gli uomini della Banca d'Italia segnalano come “sospette” le operazioni, così come allo stesso modo segnalano quella dei mesi scorsi, con i 15 milioni pagati per la soprastimata villa di Como finiti a Santo Domingo.
Tutti quei soldi vengono parcellizzati e trasferiti presso altri conti – i cui beneficiari, al di là dei conti riferibili ai familiari di Dell'Utri, devono ancora essere individuati - con una elevatissima serie di movimenti, come i 474 (valore: 1.829.000 euro) del 2010 o i 190 dello scorso anno (per un valore di 10.718.000 euro)
Tutti i movimenti fin qui individuati, dicono gli investigatori, sembrano volutamente essere stati tenuti sotto la soglia di tracciabilità, motivo per il quale è stata fatta l'ipotesi di associare al reato estorsivo anche quello di riciclaggio.
Ci sarebbe, eventualmente, anche un'altra domanda alla quale potrebbe essere interessante trovare risposta: cosa succede, in concreto, prima dei vari versamenti?
In attesa di rispondere alle innumerevoli domande fin qui sorte comunque, gli avvocati di Dell'Utri hanno già depositato istanza per conflitto di competenza sull'indagine, sostenendo che siano le procure di Firenze o Milano – titolari dell'inchiesta sulla P3 dalla quale i pm palermitani prendono le mosse – a dover indagare anche sulla presunta estorsione. Mossa che, peraltro, allontana ancor di più le strade di Silvio e Marina Berlusconi da quelle della Procura.
Note |
[2] El director comercial de Público favoreció a una agencia 'amiga' durante su etapa en RTVE di Luis Balcarce e Teresa Palacios, periodistadigital.com, 22 giugno 2010;
[3] Tangenti dietro a libri antichi. Indagato Marcello Dell’Utri di Marco Lillo e Ferruccio Sansa, Il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2012;
[4] http://speciali.espresso.repubblica.it/pdf/DellUtri.pdf;
[5] Dell'Utri e i 70 conti per distribuire i soldi arrivati dal Cavaliere di Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera, 21 luglio 2012;