foto: loschiaffo.org |
Catania, 16 giugno 2012 – Centonove indagati ed otto arresti in flagranza di reato. È questo il – parziale – risultato dell'operazione portata avanti dalla Procura distrettuale catanese in collaborazione con la locale Polizia Postale denominata “Strike”, avviata nel 2010 in ben quarantaquattro città italiane e che ha portato nei giorni scorsi a smantellare un'ampia rete pedopornografica tra Italia e Germania.
«È il risultato di una lunga e complessa operazione di indagine internazionale che, nell'ambito dei reati compiuti via internet, richiede la collaborazione della polizia giudiziaria anche straniera», ha evidenziato il sostituto procuratore catanese Marisa Scavo, specializzata nella lotta alla pedofilia. «Per questo dal 2009, quando la competenza ad investigare su reati di pedopornografia on-line è stata affidata a tutte le procure distrettuali, è stato necessario formare delle squadre investigative sovranazionali che, collaborando tra loro, arginassero questo fenomeno sempre più diffuso. E con dati allarmanti».
L'operazione è da ritenersi tutt'altro che conclusa. «La Procura della Repubblica di Catania» - ha spiegato il procuratore capo Giovanni Salvi - «ha segnalato alla Germania un sito in cui era possibile scambiare file di tipo pornografico che coinvolgevano diversi minori. Da qui si è proceduto, con la collaborazione della polizia tedesca, prima all'identificazione dei soggetti coinvolti e poi al sequestro del materiale e agli arresti».
Proprio questo sito, che in soli due mesi ha registrato oltre 44mila accessi alla sezione “Teen group”, sarebbe stato il punto di contatto della rete pedopornografica italo-tedesca, anche se non è difficile prevedere il coinvolgimento di cittadini di altri stati. Nello stesso periodo è stata monitorata l'attività del server Donkey2000, un altro dei canali preferiti dalla rete pedopornografa secondo gli inquirenti.
Ad alcuni degli arrestati – ai quali vengono contestati i reati di divulgazione e detenzione di immagini di pornografia minorile - sono state sequestrate quantità impressionanti di questo materiale, come i 436mila file pedo-pornografici autoprodotti da un informatico napoletano, «che riprendeva, a loro insaputa, degli adolescenti mentre si spogliavano nel bagno di casa sua prima delle attività fisiologiche». Molti, inoltre, i video sequestrati ritraenti bambini o minori in età preadolescenziale – per i quali sono ancora in corso gli accertamenti tecnico-investigativi volti a stabilirne la nazionalità - costretti ad atti sessuali.
Proprio per questo, dicono gli inquirenti, saranno aperti molti filoni di indagine.
In questi giorni, intanto, l'associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto – a rischio chiusura per i tagli previsti nell'ultima legge di stabilità redatta dalla Regione[1] - ha reso noto il report sull'attività nei primi cinque mesi del 2012 redatto insieme all'Osservatorio mondiale contrasto alla pedofilia (OSMOCOP) specializzato nell'elaborazione dei flussi di dati internet, che hanno visto un vero e proprio boom di siti pedopornografici nel mondo, che evidenzia l'esistenza di 4.148 siti segnalati (2612 domini generici, 1.043 domini specifici e 493 gruppi sui social networks) con al primo posto il continente asiatico – Cina, Taiwan e Sri Lanka i paesi segnalati - seguito poi dal nostro continente, dove le segnalazioni arrivano da Russia, Austria, Lituania, Polonia, Spagna, Italia, Grenada-Caraibi, Montenegro, Germania, Svezia, Francia e Belgio; dal continente americano, dove il maggior traffico pedopornografico è stato registrato negli Stati Uniti; dall' Oceania, con l'Isola di Tonga, ed infine dal continente africano, con Libia, Somalia e Nigeria come paesi maggiormente segnalati.
Ventisei, infine, i casi trattati dal Centro di ascolto e di accoglienza dell'associazione siracusana, tra i quali non solo quelli di sospetti abusi sessuali ma anche inerenti a difficoltà relazionali in famiglia o a figli contesi in separazioni.
«È il risultato di una lunga e complessa operazione di indagine internazionale che, nell'ambito dei reati compiuti via internet, richiede la collaborazione della polizia giudiziaria anche straniera», ha evidenziato il sostituto procuratore catanese Marisa Scavo, specializzata nella lotta alla pedofilia. «Per questo dal 2009, quando la competenza ad investigare su reati di pedopornografia on-line è stata affidata a tutte le procure distrettuali, è stato necessario formare delle squadre investigative sovranazionali che, collaborando tra loro, arginassero questo fenomeno sempre più diffuso. E con dati allarmanti».
L'operazione è da ritenersi tutt'altro che conclusa. «La Procura della Repubblica di Catania» - ha spiegato il procuratore capo Giovanni Salvi - «ha segnalato alla Germania un sito in cui era possibile scambiare file di tipo pornografico che coinvolgevano diversi minori. Da qui si è proceduto, con la collaborazione della polizia tedesca, prima all'identificazione dei soggetti coinvolti e poi al sequestro del materiale e agli arresti».
Proprio questo sito, che in soli due mesi ha registrato oltre 44mila accessi alla sezione “Teen group”, sarebbe stato il punto di contatto della rete pedopornografica italo-tedesca, anche se non è difficile prevedere il coinvolgimento di cittadini di altri stati. Nello stesso periodo è stata monitorata l'attività del server Donkey2000, un altro dei canali preferiti dalla rete pedopornografa secondo gli inquirenti.
Ad alcuni degli arrestati – ai quali vengono contestati i reati di divulgazione e detenzione di immagini di pornografia minorile - sono state sequestrate quantità impressionanti di questo materiale, come i 436mila file pedo-pornografici autoprodotti da un informatico napoletano, «che riprendeva, a loro insaputa, degli adolescenti mentre si spogliavano nel bagno di casa sua prima delle attività fisiologiche». Molti, inoltre, i video sequestrati ritraenti bambini o minori in età preadolescenziale – per i quali sono ancora in corso gli accertamenti tecnico-investigativi volti a stabilirne la nazionalità - costretti ad atti sessuali.
Proprio per questo, dicono gli inquirenti, saranno aperti molti filoni di indagine.
In questi giorni, intanto, l'associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto – a rischio chiusura per i tagli previsti nell'ultima legge di stabilità redatta dalla Regione
Ventisei, infine, i casi trattati dal Centro di ascolto e di accoglienza dell'associazione siracusana, tra i quali non solo quelli di sospetti abusi sessuali ma anche inerenti a difficoltà relazionali in famiglia o a figli contesi in separazioni.
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