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Palermo, 12 settembre 2011 – Fine corsa per Antonino “'U scintilluni” Lauricella, 56 anni, boss del quartiere La Kalsa considerato uno dei nomi di spicco della nuova mafia palermitana. Ricercato dal 3 ottobre 2005 e condannato a 7 anni di carcere per estorsione, è stato arrestato alle 8:25 di questa mattina durante un blitz degli uomini della sezione Catturandi della Polizia di Stato al mercato storico di Ballarò.
Quando è stato arrestato, sorpreso su uno scooter e con un borsone contenente un asciugamano, un passamontagna, un coltellino e dei guanti di lattice, non ha opposto resistenza e si è addirittura complimentato con i ragazzi della squadra mobile e della questura, nei cui locali è stato portato subito dopo l'operazione.
«Avendo eliminato la prima e la seconda linea dei boss mafiosi» - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci - «è rimasta la terza linea e Lauricella ne faceva parte».
La polizia era andata vicino al suo arresto già lo scorso aprile, quando lo aveva cercato – infruttuosamente – a Villabate.
Gli inquirenti lo hanno interrogato una sola volta, durante il maxi processo-ter, quando l'unico appunto che ebbe premura di fare fu che in realtà nessuno lo aveva mai chiamato “Scintilluni” bensì “Nino il bello” (o “Beckenbauer”, come lo chiamavano gli abitanti de La Kalsa per canzonarlo). Da quel processo, però, Lauricella uscì per insufficienza di prove.
Cresciuto alla scuola di Masino Spadaro e Gerlando Alberti, di lui parlò già nel 1989 il boss – oggi pentito - Francesco Marino Mannoia detto “mozzarella”, quando dinanzi al giudice Giovanni Falcone lo definì come un ladruncolo la cui unica fortuna era quella di essere cognato del killer Pietro Senapa, condannato all'ergastolo nel primo maxiprocesso palermitano e graziato nel 1991.
Quando è stato arrestato, sorpreso su uno scooter e con un borsone contenente un asciugamano, un passamontagna, un coltellino e dei guanti di lattice, non ha opposto resistenza e si è addirittura complimentato con i ragazzi della squadra mobile e della questura, nei cui locali è stato portato subito dopo l'operazione.
«Avendo eliminato la prima e la seconda linea dei boss mafiosi» - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci - «è rimasta la terza linea e Lauricella ne faceva parte».
La polizia era andata vicino al suo arresto già lo scorso aprile, quando lo aveva cercato – infruttuosamente – a Villabate.
Gli inquirenti lo hanno interrogato una sola volta, durante il maxi processo-ter, quando l'unico appunto che ebbe premura di fare fu che in realtà nessuno lo aveva mai chiamato “Scintilluni” bensì “Nino il bello” (o “Beckenbauer”, come lo chiamavano gli abitanti de La Kalsa per canzonarlo). Da quel processo, però, Lauricella uscì per insufficienza di prove.
Cresciuto alla scuola di Masino Spadaro e Gerlando Alberti, di lui parlò già nel 1989 il boss – oggi pentito - Francesco Marino Mannoia detto “mozzarella”, quando dinanzi al giudice Giovanni Falcone lo definì come un ladruncolo la cui unica fortuna era quella di essere cognato del killer Pietro Senapa, condannato all'ergastolo nel primo maxiprocesso palermitano e graziato nel 1991.