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Somalia: dall'altro lato della pirateria

Un appunto su un pezzo di carta, una nave mercantile ed un uomo, rinchiuso in uno stanzone anonimo arredato solo con una sedia, le corde che gli legano mani e piedi al pavimento e al soffitto e qualche telo appoggiato al muro.
La storia recente della Somalia, “Stato fallito” dal 2010, può essere raccontata partendo da uno qualsiasi di questi tre elementi. Il punto di arrivo sarà comunque uno di quei velocissimi skiff a motore che i pirati usano per attaccare le navi delle grandi compagnie mercantili che nel Golfo di Aden, Oceano Indiano, hanno trovato una rotta fondamentale per i propri affari. Mettendo in collegamento l’Europa all’Asia attraverso il corridoio che lo lega al Canale di Suez, il Golfo permette di non circumnavigare il continente africano abbattendo così i costi del commercio mondiale, che al 90% viaggia via mare. Nel 2009, per far fronte alla minaccia della pirateria somala, è stato creato nell’area l’International Recommended Transit Corridor, il corridoio di transito consigliato e controllato dalle forze militari della coalizione internazionale.

Qui le due parti, per The Blazoned Press
La minaccia dell'1%
Le opportunità nascoste dietro la pirateria somala