foto: : http://fightslaverynow.org/ |
Roma – Ha fatto arrestare 22 persone permettendo alla giustizia italiana di smantellare una rete nigeriana di trafficanti di esseri umani che si muoveva lungo tutta la penisola. Eppure lo Stato italiano, grazie ai tagli al welfare, rischia di diventare il primo alleato di questi ultimi.
Torino, Milano, Verona, Reggio Emilia, La Spezia, Crotone, Salerno. Sono alcune delle città toccate dall'Operazione "Caronte" della Guardia di Finanza, che lo scorso novembre ha permesso di smantellare uno dei nodi del traffico di esseri umani che dalla Nigeria, principalmente dallo stato di Edo e dalla sua capitale Benin City, dal quale arrivano ogni anno 6.000 vittime (giro d'affari annuo di oltre 228 milioni di dollari) secondo l'UNODC, l'agenzia ONU per la lotta alla criminalità organizzata porta le ragazze in Europa, con la promessa di un lavoro sicuro e la costrizione a prostituirsi per ripagare il debt bondage, il debito che queste ragazze devono pagare per essere arrivate nella “ricca” Europa.
Per H., ancora minorenne oggi protetta in una comunità di accoglienza, questo debito era di trentacinquemila euro, al quale si aggiunge anche il “juju”, un rito vodoo tipico del racket nigeriano che rappresenta una sorta di assicurazione per i trafficanti. Quando è stata fermata dalla Guardia di Finanza aveva solo due possibilità: essere espulsa dall'Italia o denunciare i suoi trafficanti. L'Operazione “Caronte” è stata possibile anche grazie alla sua preziosa testimonianza, che ha permesso alla Direzione Distrettuale Antimafia di conoscere nomi e volti di questa rete.
Una madam riceveva le foto delle ragazze via mail e, come stesse sfogliando un catalogo, sceglieva quali far arrivare in Europa e quali no. Alcune ricevevano un biglietto aereo dai trolleys, i reclutatori che, spesso, conoscono direttamente le famiglie delle vittime. Le altre dovevano invece passare attraverso il lungo viaggio fino alle coste libiche e poi Lampedusa, sperando di non essere rinchiuse in un Centro di Identificazione ed Espulsione.
È proprio grazie al coraggio di queste ragazze – in un sistema che vede però l'obbligo di denuncia come condizione imprescindibile per avviare il procedimento di protezione – che molte operazioni contro questo traffico internazionale sono state concluse. Ma il sistema di protezione costa, attualmente, 8 milioni. Troppi per lo Stato italiano che, dal 2014, ha deciso di destinarvi solo 5 milioni.
Un taglio di 3 milioni che dimostra, ancora una volta, come lo Stato italiano non abbia alcuna intenzione di combattere il sistema mafioso, nazionale o internazionale che sia.
Approfondimenti:
La mafia nigeriana fra voodoo e computer
Gnosis-Rivista Italiana di Intelligence, n.2/2005 http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista3.nsf/servnavig/15
The curse of “juju” that drives sex slaves to Europe
Jenny Kleeman, The Independent, 7 aprile 2011 http://www.independent.co.uk/news/world/europe/the-curse-of-juju-that-drives-sex-slaves-to-europe-2264337.html
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