foto: vita.it |
Roma - Sono ben 172 i milioni di euro che lo Stato ha sottratto in due anni al 5 per mille, di cui quasi 93 (92.838.000 di euro) per l'esercizio 2011.
È quanto emerge da un'interrogazione parlamentare di Luigi Bobba, deputato del Partito democratico ed ex presidente delle Acli e da un articolo del magazine "Vita.it" - con annessa petizione - che ha portato all'attenzione dei lettori il caso dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano (Tiget) e del suo direttore Luigi Naldini, che dopo tre anni di sperimentazione - possibile grazie ai finanziamenti di Telethon, è riuscito a scoprire come il virus dell'Aids riesca a sconfiggere due gravi malattie ereditarie: la leucodistrofia metacromatica (per intenderci: quella al centro del “caso-Stamina”) e la sindrome di Wiskott-Aldrich.
I risultati della sperimentazione dei suoi studi sono stati annunciati presentando fatti evidenti, come la guarigione di sei bambini.
La realtà dei dati evidenzia come sia stato versato il 4,1 per mille nel 2010 ed il 4 per mille nel 2011. Un 5 per mille che da due anni compare dunque solo su carta – nella fattispecie: quella della dichiarazione dei redditi di 16,7 milioni di contribuenti – e che non corrisponde a verità, costituendo una dichiarazione falsa in un atto pubblico e vincolante. Questo è possibile perché la legge impone un tetto massimo di 400 milioni, mentre la somma totale del 5 per mille era stata di 463 milioni nel 2010 (di cui 80 trattenuti) e 488 milioni nel 2011.
Cosa significa questo? Significa ad esempio che la ricerca sulla sclerosi multipla si è vista versare 2,5 milioni di euro in meno di quanto gli sarebbe spettato, così come la lotta al cancro dovrà fare a meno di 13 milioni di euro o che Telethon si è vista “scippare ” 904.532,09 euro.
Lo stesso Bobba, insieme a Milena Santerini di Scelta Civica e Raffaello Vignali del Pdl ha presentato un progetto di legge, simile a quella presentato dal M5S, per la stabilizzazione del 5 per mille – che rimane ancora una “misura sperimentale”, come l'ha definita il vice ministro dell'Economia e delle finanze Stefano Fassina - e per la cancellazione del tetto di spesa dei 400 milioni di euro. Una necessità per portare una risposta "dal basso" ad una politica sempre più spinta verso vere e proprie forme di "warfare state", come la questione degli F-35 necessari per la pace ampiamente dimostra.
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